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sabato 24 ottobre 2015

I commenti alla verifica idraulica del DHI al P.R.P. di Pescara: 2) l'arch. Alberto Polacco, esperto di pianificazione portuale.


Commenti scambiati con me dall’arch. Alberto Polacco sulla relazione idraulica DHI per il PRP di Pescara.


Antonio Spina: 24 settembre
Cari miei,
vi allego il commento che mi è stato richiesto dai ragazzi del M5s sulla verifica idraulica del DHI.
Vi allego quello che ho mandato loro: sono gli unici che si interessano ancora del problema e non me la sono sentita di dirgli di no.                               
Naturalmente, inviatemi pure le vostre riflessioni o i vostri appunti. Glie li girerò.
Un caro saluto,

Alberto Polacco: 24 settembre
Purtroppo caro Antonio,
al punto in cui si è arrivati diventa tutto molto, molto,  difficile. Che opposizione puoi fare ad un PRP ormai prossimo al successo? E diciamola tutta: un successo non solo per le conosciute (da lungo tempo) complicità dei partiti, ma anche dell'imprenditoria e della cittadinanza, sempre, dico sempre, silenti e conniventi.
Nessun personaggio "stimabile" si è mai opposto. Almeno all'epoca qualcuno era con noi !
Ma oggi ?
Le battaglie sono sempre disponibile a farle, ma qui si combatte contro i mulini a vento !
Da sempre dico e lo confermo, che quel progetto sarà un disastro per l'ambiente e l'economia, non solo di Pescara, ma per le popolazioni di un gran tratto del litorale abruzzese.

La tua figura n. 12 coglie appieno le dinamiche del futuro disastro, al di là delle verifiche tecniche e delle analisi effettuate dai soliti "soloni", molto probabilmente ancora una volta “addomesticati”  ! Un grande abbraccio Alberto








Figura 12: flusso degli interrimenti nel bacino commerciale (disegno di A. Spina)



Antonio Spina: 30 settembre
Caro Alberto,
ti ringrazio per avermi risposto.
Ti avevo mandato il documento per cortesia pur avendomi tu detto che non vuoi piu' interessarti alla questione del porto. Ma speravo che lo avresti letto e che mi avresti risposto.…
Non ho parlato ancora con gli altri e non so dirti che cosa vogliono fare, ma mi hanno detto che non vogliono demordere, anche se tu dai il Prp come gia' approvato.
Io invece penso che Del Rio non lo approvera' (ho una certa simpatia e fiducia in quell'uomo, nonostante faccia parte… del pessimo governo Renzi).
Se non altro non credo che si voglia dare la zappa sui piedi da solo.
Un grande abbraccio anche a te,

Alberto Polacco: 4 ottobre
Credimi sono molto felice che tu non demorda, che tu ci metta ancora tutto il tuo impegno scientifico e ti fa ancora più onore il fatto che tu agisca per la sola passione, senza alcun interesse. Purtroppo da parte mia conosco da troppo tempo ed in profondo i meccanismi burocratici italiani per non intravvedere il triste epilogo.
Sono anche convinto che poi non se ne farà nulla, perchè questo governo, che è migliore di tanti altri, non ha certo i quattrini da spendere su Pescara.
Credo anch'io, che a fonte di risorse limitate, si darà preferenza ai porti di valenza internazionale, pena il declassamento dei porti italiani.
Ma purtroppo il "tumore" rimarrà là decenni, sarà impossibile sradicarlo, comporre ipotesi alternative, e le spinte dei favoritismi regionali cercheranno in ogni modo di impiegare qualche somma sul nuovo porto approvato.
Le connivenze tra politica locale, regionale e progettisti, tra questi e i funzionari e i burocrati regionali, tra professoruncoli universitari e benpensanti di supporto, è questa italietta che mi fa paura, che ha sempre rubato e sprecato con qualsiasi governo, distruggendo i territori.
Finchè non si abbatte questa infamia ho poche speranze.
Comunque se con il tempo i "mulini a vento" diverranno un vero avversario sarò ancora al tuo fianco. Un abbraccio Alberto

Antonio Spina: 15 ottobre
Caro Alberto,
Li ho rimessi in ordine sia letterario sia logico in modo che sia più chiaro, prima di pubblicarlo sul blog portodipescara.
Se hai voglia di fare qualche nota in proposito, soprattutto ad evitare grossi strafalcioni, te ne sarò grato…
…Ti allego anche una pagina che ho creato e in cui ho messo i commenti integrali che ci siamo scambiati per  email.                                                                                                                      Se sei d'accordo avrei pensato di pubblicarla, magari corretta da te stesso dopo aver eliminato le parti che non ritieni opportuno pubblicare.                                                                   Oppure fammi sapere se ritieni più opportuno di non pubblicarla proprio.                                Un caro saluto,

Alberto Polacco: 20 ottobre
Carissimo Antonio,
ho letto con piacere i tuoi appunti. Ciò che noto è che, man mano approfondisci il tema, appaiono sempre più salienti gli errori del PRP. 
Il tuo commento per me è dunque oltremodo chiaro. Se ti aggrada pubblica pure il nostro dialogo...apparirà il mio triste pessimismo!...





I commenti alla verifica idraulica di DHI sul Piano Regolatore Portuale di Pescara: 1) di Antonio Spina


Il porto-canale comincia dal Circolo Canottieri (dove il fiume fa una curva naturale, all'inizio del vecchio forte. Nell'immagine sottostante, dove cominciano le due strisce rosse parallele) e dove le sponde laterali furono protette con sponde in mattoni di circa 8 metri di altezza, allo scopo di impedire ad eventuali  piene del fiume di esondare nel tratto cittadino.

Le golene  in quel tratto iniziale sono e dovrebbero rimanere destinate unicamente a “golene portuali” e non a parcheggio (v. note a fondo pagina*).
                                                                        

Infatti la golena nord potrebbe servire come vasca di colmata per il dragaggio annuale del primo tratto del porto-canale e per quello di ripristino generale di quello stesso tratto. 

Non è forse la mancanza di una vasca di colmata il problema del porto di Ortona, che adesso è alle prese con un dragaggio dalle sorti incerte e che anche nel futuro avrà lo stesso problema ?
Il tratto dal Circolo Canottieri al vecchio Club Nautico (che passa sotto il Ponte Risorgimento, il ponte Littorio) non è stato mai dragato dalla sua inaugurazione. 
Di conseguenza la profondità del fondale del fiume in quel tratto dovrebbe essere adesso presumibilmente di circa 1 metro o 1 metro e mezzo (?). Come si vede in figura 6.4 della  verifica idraulica del DHI è la zona dove è più probabile l’esondazione di una eventuale piena (nell'immagine sottostante è il tratto con due strisce rosse parallele):

F. 1: figura 6.4 della verifica idraulica DHI


Infatti, la piena del dicembre 2013 è fuoriuscita proprio in quel tratto che non è stato mai dragato e invece non è fuoriuscita dal canale (dove ormeggiano i pescherecci) né dalla canaletta, l’ultimo tratto del porto-canale, che d’altronde ha le sponde più alte rispetto alle altre del porto-canale.
Il motivo è che , tra la fine del 2012 e il 2013, il porto-canale era stato dragato dal Provveditore di allora, l’ing. Carlea, e il suo staff. Con quel dragaggio di circa 250.000 mc il fondale del porto-canale, nel canale e nella canaletta, fu riportato quasi ovunque a - 4 metri.                                                                                                                                                                          E fu proprio grazie a quel dragaggio straordinario, i cui materiali furono depositati sulla banchina di levante della darsena, che l’enorme volume d’acqua della piena del dicembre 2013 non esondò sia nel canale sia nella canaletta, scorrendo velocemente verso la foce (caddero 100 mm d’acqua in 24 ore, come nel 1992. Come è spiegato ne http://portodipescara.blogspot.it/2011/05/il-fiume-pescara-relazione-istituto.html , quando quella grande quantità di pioggia cade sulle appendici della Maiella, va a finire direttamente nel fiume Pescara e subito alla foce, senza infiltrazioni nel terreno che ne mitighino la quantità).                                                                                                                                                        
 I pescatori ormeggiati allora nel canale raccontano di una velocità della corrente anche di 15/20 nodi, misura empiricamente calcolata da essi. Ma ciononostante non ci furono danni ai pescherecci, i cui comandanti dovettero solo rinforzare gli ormeggi.

Nel canale la corrente del fiume rallenta (nel tratto di colore verde nella immagine sottostante) e proprio prima di imboccare la canaletta si crea un vortice che deposita soprattutto in quel punto molto del fango trasportato dal fiume.

Figura 2: immagine presa dalla verifica del DHI e modificata da A. Spina


D’altronde questo fenomeno è visibile anche da questa foto d’epoca degli anni ’60 del secolo scorso, dove si vede che la banchina della Madonnina è completamente soffocata dal fango. Negli anni quello è sempre stato il punto del porto-canale più bisognoso di dragaggio. Infatti quella era l’area di evoluzione delle navi mercantili che allora entravano in porto e ormeggiavano alla banchina sud, di fronte:


Figura 2 bis: il porto-canale negli anni ’60. Era a fine luglio, durante la festa del Santo patrono, S. Andrea. Io avevo 12/13 anni e vivevo praticamente in questa zona, dove andavo a giocare con i miei cugini, dove erano ormeggiati i pescherecci di famiglia e dove spesso andavo ad aiutare mio padre Silvino, a vendere il pesce. Aveva il banco sulla strada davanti al vecchio magazzino del vecchio mercato Ittico (in primo piano).


In pratica avviene quello che avviene in natura, e secondo gli studi di fluidodinamica, quando una corrente  si trova davanti un restringimento dell’alveo, a parità di fondale e a parità di flusso della stessa: la velocità della corrente aumenta in proporzione.

Infatti, con una portata media annuale del fiume intorno ai 40 mc/s come quella attuale, nella canaletta i nostri pescatori misurano continuamente una velocità della corrente nella canaletta di circa 3 nodi (MN/h):


Figura 3: figura presa dal libro di navigazione d'altura "Al largo" di A. Gliksmann



Nella verifica idraulica del DHI, analizzando le due diverse situazioni, fra quella del Progetto 1 (con l’assetto attuale immutato di porto-canale) e quella del PRP (con la deviazione del fiume), con tempi di ritorno a 50 anni (TR50) invece che in valori attuali,  si hanno infatti le seguenti due situazioni di velocità di deflusso della corrente, calcolata in m/s che dà un valore numerico quasi doppio che in nodi (1 m/s = circa 2 nodi):



Figura 3 bis: immagine 6.12 della verifica idraulica dell'HDI_valori massimi in Progetto 1 con TR 50


Dove, nella canaletta come sopra in Progetto 1, si ha una velocità già >3 m/s (superiore a 3 metri al secondo, di colore rosso) cioè di circa 6 nodi. Che è un valore doppio, con TR50, rispetto a quelli attuali. Invece, nella ipotesi di PRP, nel fiume deviato si ha:


Figura 3 tris   
 Figura 6.13 PRP 2008 — Valori massimi di velocità per evento TR50 (tratto di foce)

Cioè nel fiume deviato del PRP, con TR50, la velocità diminuisce notevolmente, con valori medi quasi dimezzati lungo tutto il tratto di foce a forma di esse: 3 nodi, il colore giallo-rosa, contro i 6 nodi del Progetto 1.
Infatti si crea una situazione inversa rispetto all’immagine di figura 4: si passa da un canale di deflusso stretto ad uno largo. Il tratto di foce ad esse del PRP ha una larghezza di 70 metri  ed una profondità di 5 metri, per cui le misure di sezione dell’alveo sono quasi doppie rispetto alle misure di sezione della canaletta in Progetto 1 che sono di 40 metri di larghezza e 4 metri di profondità.

Quindi la velocità di deflusso diminuisce di quasi la metà nel tratto di foce ad esse del PRP. Se adesso la velocità della corrente nella canaletta è mediamente di 3 nodi (1,5 m/s), nel tratto di foce ad esse sarà di circa 1,5 nodi (0,75 m/s): la metà.



Questo significa che anche il deposito di fango che il fiume farà nel tratto ad esse sarà superiore, in tempi “normali” di portata intorno ai 40 mc/s, che è la situazione media più frequente. Infatti se la velocità della corrente diminuisce, il fango si depositerà più facilmente.
Si presume perciò che il fango, che adesso si deposita nel canale e soprattutto prima della canaletta dove si forma il vortice, si spalmerà lentamente nel tratto di foce ad esse del PRP, soprattutto vicino all’imboccatura (di colore turchese), quando la sua velocità sarà al minimo.

Quindi, se l’intenzione dei progettisti del PRP era quella di eliminare quel dragaggio annuale di circa 50.000 mc necessario da sempre nel canale, si presume che invece il dragaggio nel tratto di foce ad esse sarà ugualmente necessario: perlomeno, se non subito nei primi anni dalla sua realizzazione, sicuramente lo sarà dopo qualche anno, quando l’invaso del fiume avrà cominciato a riempirsi.
Naturalmente, se lo scopo dei progettisti era quello di eliminare il dragaggio, e non solo avere un deflusso di piena più “sicuro”, si può dire che il primo obbiettivo (eliminare il dragaggio annuale) non è raggiunto (ma dipende dalle imbarcazioni che vi dovranno navigare: il fondale sarebbe sufficiente per dei motoscafi, ma non per i pescherecci o per gli yacths del vecchio Club Nautico, nel caso che i progettisti dovessero eliminare la darsena pescherecci del PRP come pare sia circolata come ipotesi di soluzione).

Ma ritengo che anche il secondo obbiettivo (quello di facilitare il deflusso di una piena del fiume) si può raggiungere senza deviarlo: è sufficiente mantenere il fondale del canale e della canaletta pulito, intorno ai –4 metri, che, come si è spiegato prima, è stato sufficiente  a far defluire la piena del dicembre 2013 (100 mm di pioggia in 24 ore, come nel 1992).


Continuando ad analizzare la verifica del DHI, si legge inoltre che con tempi di ritorno a 200 anni (TR200) si dovrebbe vedere visivamente una differenza, almeno nel colore, tra la corrente della Proposta 1 e il tratto di foce del PRP di quasi la metà. Invece non si nota. E questo è importante, secondo me, per capire meglio anche la nostra Proposta altenativa.



Lungi da me contestare una simulazione di un Istituto accreditato come l'HDI.                             
 Però quello che non mi è chiaro nella simulazione fra le due ipotesi, con tempi di ritorno a 200 anni, è come sia possibile che la velocità della corrente nel tratto ad esse della foce del PRP sia uguale nel suo valore massimo (>3 m/s, colore rosso = 6 nodi circa), invece che di valore dimezzato (1,5 m/s, colore verde = circa 3 nodi) rispetto a quella della Proposta 1: dove, appunto, la velocità della corrente nella canaletta del porto-canale dovrebbe essere doppia rispetto al tratto di foce del PRP.

Figura 5              
 Figura 6.19 PRP 2008 — Valori massimi di velocità per evento TR200 (tratto di foce).

Dicevo prima, che nel tratto di foce del PRP ci sarà un rallentamento della corrente e un maggior deposito di fango trasportato dal fiume. Infatti con tempi di ritorno di 50 anni, TR50, anche visivamente, una differenza anche di colore nell'immagine dell' HDI rende esatta la differenza che c'è anche nei valori della velocità fra i due esempi della comparazione.                                                                                                                                                      
Ora questa differenza, secondo me, dovrebbe essere maggiore se non uguale con tempi di ritorno a 100 o 200 anni.                                                                                                                                
Invece non è evidente: insomma il rapporto fra la velocità di scorrimento nella canaletta e nel nuovo tratto di foce non può essere di 1 a 1, con TR100-200 . 

Infatti nella tabella 6.4 della verifica del DHI vengono indicati valori di portata quasi doppi tra i TR50 e i TR100-200 anni.


Figura 5 bis: tabella 6.4 presa dalla verifica DHI



Se i valori delle portate aumentano considerevolmente anche i valori della velocità di deflusso dovrebbero aumentare.
Per essere più chiaro, facendo il confronto al contrario, se nel tratto di foce del PRP con TR200 viene messa in risalto una velocità  massima della corrente >3 m/s (circa 6 nodi), nella canaletta del Progetto 1 con TR200 dovrebbe essere evidenziata  con altro colore (nel caso io ho usato il colore arancio) il fatto che la velocità sarebbe vicina a valori quasi doppi (>12 nodi, come si desume anche dai dati della portata di cui sopra).                                                                                                          
E questo aspetto è importante per valutare meglio la nostra Proposta alternativa, dove la velocità della corrente nella canaletta, con tempi di ritorno TR200, sarebbe forse >12 nodi, come d’altronde è stato verificato, anche se empiricamente, dai comandanti dei pescherecci durante la pena del 2013.

Questa dimostrazione convince ancora di più del fatto che, se il fondale del porto-canale attuale come nella Proposta alternativa fosse mantenuto a -4 metri, qualsiasi piena del fiume uscirebbe dalla foce senza arrecare danni. 
I pescatori durante la piena del dicembre 2013 (100 mm di pioggia in 20 ore come nel 1992) hanno soltanto rafforzato gli ormeggi per la corrente che raggiungeva una velocità notevole (hanno raccontato di 15/20 nodi nel canale dove erano ormeggiati nel dicembre del 2013).


Volendo fare una riflessione sulla situazione che si creerebbe nella Proposta alternativa si desume anche che, se si “raddrizza” la banchina della Madonnina, il vortice di accumuli sotto quella banchina prima della canaletta sarà quasi eliminato.



Figura 5 tris: la banchina avanzata e "raddrizzata" della Madonnina, come nella Proposta alternativa, con un nuovo spazio per il cantiere e una nuova banchina per il carico e lo scarico del pescato e la manutenzione straordinaria dei pescherecci.




E la corrente nella canaletta sarà anche superiore ai 3 nodi attuali in tempi "di portata normale" e soprattutto ci sarà minor deposito di fango sia nel canale interno largo sia nella canaletta stessa. 
In pratica, nella Proposta altenativa, anche il flusso di una piena in ipotesi TR200, in presenza di un fondale tenuto pulito a -4 metri, sarebbe “sparato” a maggior velocità e con minore possibilità di sedimentare, non presentando il tratto di foce della Proposta alternativa alcuna curva che ne ostacoli la velocità anche nel tratto finale con il nuovo canale di uscita allargato ad una misura più che doppia rispetto a quella attuale della canaletta (130 metri circa contro i 40 della canaletta. La differenza di profondità, in quel punto del fondale dove siamo già in mare ad una batimetria naturale >7 metri, non è molto importante in quanto il peso specifico dell’acqua dolce del fiume è inferiore a quello dell’acqua salata e quindi l’acqua del fiume galleggerebbe su di essa: il cuneo salino insomma è molto forte). 


Se nei calcoli dell’ing. Orazi, nella nostra Proposta alternativa, la velocità nel nuovo canale di uscita in tempi “normali” si dimezzerebbe da 3 nodi a 1,5 nodi, in caso di piena con TR100 o 200, essa sarebbe superiore, >1,5 nodi, e si presume che potrebbe essere anche doppia: con poca possibilità di sedimentare essendo il nuovo canale di uscita verticale alla canaletta, senza altri ostacoli per il flusso della corrente.
In tempi normali, d’altronde, pur essendo la velocità dimezzata, il deposito influenzerebbe poco il fondale che in quel punto va dai -6,5/7 metri naturali della darsena ai -13 naturali alla fine del nuovo canale di uscita. E quindi anche un dragaggio saltuario in aggiunta a quello storico di 30.000/50.000 mc sarebbe sopportabile per l’Amministrazione.

Figura 6: 
figura 6.4 DHI_MODIFICATA_dove la velocità nella canaletta dovrebbe essere >6 m/s = circa >12 nodi con TR200 (colore arancio). Essa poi ritornerebbe a circa >3 m/s = >6 nodi, non appena fuori dalla canaletta.



Figura 7:   
la Proposta con il flusso presumibile della corrente con TR200


Il fiume è inquinato e i dragaggi costosi ? 
Allora bisogna bonificarlo, cosa che d'altronde ci è imposta dall'Europa che ci sta già multando ogni anno per centinaia di milioni di euro. Se i fanghi sono puliti, il dragaggio costerà poco e la manutenzione ordinaria sarà non solo doverosa ma possibile.

Il problema principale è che i fanghi depositati lungo l’asta del fiume sono inquinati da mercurio e altre sostanze nocive provenienti dalle fabbriche di Bussi nei decenni passati. Fenomeno che adesso si è estinto e quindi il mercurio presente in quel tratto è solo la coda di quelle precedenti lavorazioni.

Se l’Europa ci impone di bonificare il fiume Pescara, si ritiene che ci imponga anche di liberarlo dai fanghi inquinati da mercurio, perlomeno nel tratto dall’Ippodromo-aeroporto al porto-canale, a valle dell’ultima centrale idroelettrica sul fiume di Villanova, che è l’ultimo argine a trattenere i fanghi inquinati.                                                                                          La parte a monte della diga della centrale di Alanno/Scafa infatti sappiamo che è piena di fanghi inquinati dal mercurio negli anni passati (fonte Augusto De Sanctis). E questo per ora non è un problema (e forse non lo sarà mai).
La Thatcher per bonificare il Tamigi, in cui si sono riversati negli anni precedenti gli scarichi di una popolazione, civile e di  imprese, di 12 milioni di individui ci ha impiegato il tempo del suo mandato, più o meno. 
La Thatcher lo ha bonificato in modo tale e in tale poco tempo da farvi ritornare i salmoni.                                 
C’era anche mercurio nel Tamigi ?                                                                                                         Non lo sappiamo ma si presume che dentro il suo alveo non vi fosse solo inquinamento batteriologico ma anche chimico.
Potrebbe il fiume Pescara bonificato accogliere di nuovo le trote nel suo alveo ? Forse...

Come vuole bonificarlo il Governatore D’alfonso visto che ha stanziato per i fiumi abruzzesi 150 milioni di euro ? Si ritiene una bonifica del genere possibile o è solo una visione ?
Non è forse l’Abruzzo la Regione verde d’Europa ?
In quale modo vuole essere la Regione verde d’Europa ?
Sarebbe lecito sapere quale è l’obbiettivo da raggiungere, quale il disegno complessivo dell’area interessata dal tratto finale del fiume Pescara.
Qualsiasi cittadino che volesse costruire una casa in campagna pone alla base del suo desiderio un progetto compatibile anche con le risorse economiche che ha in un primo momento.
La Regione dovrebbe conoscere l’uno e le altre.

Se la manutenzione di dragaggio del primo tratto del porto-canale, quello dal Circolo Canottieri al vecchio Club Nautico, fosse fatta non regolarmente ma almeno eccezionalmente una volta dopo un secolo per riportare il fondale a -4 metri, non ci sarebbero preoccupazioni di esondazione del fiume nemmeno in quel tratto, anche in casi eccezionali come nel 1992 o nel 2013, in cui cadessero 100 mm di pioggia in 24 ore,  a ridosso delle montagne della Maiella a W  di Pescara nella zona di Caramanico (come sappiamo dalla relazione dell’Istituto Idrografico che in questo caso la pioggia va direttamente nell’alveo del fiume e rapidamente alla foce  http://portodipescara.blogspot.it/2011/05/il-fiume-pescara-relazione-istituto.html ). 


Potrebbe caderne di più ? Siamo nelle mani del clima, di cui siamo responsabili direttamente (http://dorsogna.blogspot.it/2015/10/cambiamenti-climatici-la-exxon-gia.html ), e del Buon Dio di cui non conosciamo i disegni.


I fiumi straripano ? I motivi possono essere solo due. O l’uno o l’altro.
Uno è che non viene fatta la normale pulizia dell’alveo, in cui la corrente ogni anno deposita i materiali trasportati; l’altro è che sono stati privati delle loro naturali anse di espansione, dove si è permesso agli uomini di costruire di tutto e di più (è inutile poi lamentarsi se le alluvioni procurano danni).
Se i fiumi non sono dragati e vengono privati anche delle anse naturali di espansione è comprensibile che esondino ogni tanto, quando i fenomeni di pioggia sono anormali.               Con i cambiamenti climatici in atto, questi fenomeni sono più frequenti.
Nel caso del porto-canale di Pescara, tutti hanno dimenticato che esso serviva ad impedire al fiume di esondare nel tratto cittadino oltre che a servire come porto (ed esso incomincia dal Circolo Canottieri, all’altezza del ponte della ferrovia).

E tutti hanno dimenticato che ogni anno doveva essere fatta la normale pulizia dell’alveo (per questo nel 1992 esondò e invece nel 2013 no, perché era stato da poco dragato).

E comunque i progettisti dovrebbero sapere che la natura si può correggere con le opere dell’uomo ma non stravolgere.

Deviare il fiume come nel PRP non assicura che poi in futuro non dovrà essere più dragato. Perché il fango del fiume anziché fermarsi soprattutto nel canale interno largo, si spalmerebbe in tutto il nuovo tratto ad esse fino alla foce.  

Invece nella nostra Proposta alternativa, “raddrizzando” la banchina della Madonnina, si impedirebbe al fiume di depositarvi anche una parte del suo fango e, poichè sicuramente la corrente aumenterebbe, depositerebbe di meno anche nella canaletta. 


E i 50.000 mc di dragaggio annuo necessario potrebbero essere minori, anche 30.000/35.000. Oltretutto dragare il fango in un bacino dove si raccoglie (il canale) dovrebbe essere più facile e meno costoso che dragare in un tratto molto esteso (il tratto di foce a d esse del PRP).

Riprendendo inoltre dalla verifica idraulica del DHI l'immagine del tratto finale di foce e della sua sezione…



Figura 8
Figura 4.8 DHI: Tratto terminale del fiume Pescara, configurazione PRP.

Figura 9:
f
igura 4.9 DHI: Geometria delle sezioni nel tratto terminale del fiume Pescara, configurazione PRP.


…mi viene da riflettere sul fatto che la nuova imboccatura è, come da progetto,                                          rivolta verso levante (83°): 

Figura 9 bis



Non sanno i progettisti, e l'HDI che ha trascurato questo aspetto importante della verifica idraulica da loro fatta, che il mare da levante e levante-scirocco (quello che viene statisticamente più frequente e con onda lunga molto forte, da 60° a 105°) trovando nel tratto ad esse della nuova foce le pareti assolutamente lisce, senza palafitte o camere di dissipazione, entrerà con estrema facilità dentro l'invaso del fiume ?                                                                                                            
Alla fine degli anni  ‘80 fu proprio questa la prima causa del disastro, poi continuato con la diga e il braccio di levante, del porto di Pescara: quando, lisciate le palafitte, il mare da levante entrava con facilità dentro il porto-canale e faceva letteralmente"ballare" le barche e anche le navi lì ormeggiate.                                
L'onda lunga da levante, trovando nel PRP queste pareti lisce, arriverà sicuramente fino al ponte Risorgimento, sotto il Comune, creando non pochi problemi anche alle barche ormeggiate nei pressi del vecchio Club Nautico. 
Ma soprattutto creerà anche problemi di deflusso in caso di una piena contemporanea ad una mareggiata da levante (che è lo scopo del PRP)  .

Ma non mi sembra che questo aspetto sia stato risolto nella verifica idraulica dell’HDI.

Il punto importante inoltre è che, se i progettisti vogliono con la deviazione del fiume come nel PRP, evitare alla Amministrazione  di sostenere i costi del solito dragaggio annuale, invece secondo me glie ne accollerà il triplo: nel fiume, nella darsena pescherecci, e nel bacino commerciale.

Infatti i due bacini saranno soggetti agli enormi interrimenti che la vecchia e la nuova diga creeranno, come l’esperienza in loco ci insegna.

Per non parlare del fatto che la nuova diga determinerà l’interrimento totale del Marina di Pescara che già adesso ha un’imboccatura, e non solo, soggetta a notevoli interrimenti.
Il Marina, proprio nei giorni scorsi, è stato classificato fra i primi 6 porti turistici italiani per le sue caratteristiche: pulizia, ambiente, ormeggi, etc…
Se i suoi amministratori, vecchi e nuovi, si fossero preoccupati di trovare una soluzione anche all’imboccatura e ai pescaggi notevolmente compromessi, che non permettono ai grandi yacths di passaggio di fermarsi nel Marina o a quelli che vi fanno base di manovrare con facilità, sarebbe sicuramente il primo fra i porti turistici italiani: vedi

Se l’esperienza fatta con l’attuale diga non è servita, che ripetiamo è la causa principale dei problemi del porto di Pescara (non il fiume, che invece può essere una risorsa portando esso acqua navigabile all’altezza della battigia per mezzo della canaletta), allora vuol dire che il buon senso dei progettisti è andato a farsi benedire.

Soprattutto il bacino commerciale si troverà in un punto in cui le batimetrie naturali sono sempre state lungo quel tratto di costa di 6,5-7 metri. 
Volerle  portare fin con il dragaggio iniziale a quota  -8 metri significa partire già con un handicap iniziale di 1,5 metri. 

Anche i bambini sanno che una fossa scavata nella sabbia sarà riempita e livellata dal mare poco dopo.

E' questo il modo di progettare ?


                                                         

Figura 10:  il porto nel dopoguerra. Le batimetrie naturali a 500 metri dalla battigia (la lunghezza dei due moli guardiani costruiti ai primi del ‘900) nei nostri paraggi marittimi e davanti al porto-canale sono sempre stati di  -6,5, -7 metri. 
                                                        

Figura 11: immagine 4.11 della relazione DHI.Il bacino commerciale e l’avamporto (sic !) dragati ad una quota iniziale di -8 metri (come da progetto).



I progettisti inoltre, e l’HDI, dicono che nel bacino commerciale dovrebbero ormeggiare una nave da crociera di grandi dimensione o due più piccole.                                                            
Non lo sanno i progettisti e/o l'HDI che una grande nave da crociera, e una più piccola poco di meno, ha bisogno almeno di 15 metri d'acqua per manovrare ? 
A meno di non  voler ripetere l'errore fatto nel nuovo scalo passeggeri di Cagliari che non ne può ricevere alcuna appunto perchè ha SOLTANTO -8 metri d'acqua (di profondità. Vedasi cronaca de Il Fatto Quotidiano di qualche mese fa). 
Le profondità naturali  all'interno del bacino commerciale, come ho spiegato sopra, sono sempre state di 6,5-7 metri prima della costruzione della diga foranea che ne ha causato l'interrimento.                                                                                                                                         
Questo significa che i vasti dragaggi saranno insostenibili (al contrario di quelli annuali di 50.000 mc  dell'attuale assetto portuale, che si vogliono evitare con il PRP): sia per portare quei fondali inizialmente a quota -8 metri, come da progetto, sia per gli ulteriori accumuli che la diga vecchia e nuova faranno.                                                                     

Per non parlare degli accumuli ulteriori che la nuova diga manderà verso l'imboccatura del Marina, che già adesso se la passa molto male, e che nel giro di 6 mesi dalla realizzazione della nuova diga sarà completamente ostruito.
Infatti la diga allungata a sud-est per 300 metri ulteriori creerà ulteriori interrimenti, come l’esperienza ci insegna, e quel bacino diventerà una trappola sia per i sedimenti trasportati dal fiume sia per la sabbia che vi porteranno le correnti da sud, come è ben spiegato in questo studio.

E, soprattutto, per essere chiaro in modo assoluto (mi dice l’arch. Alberto Polacco, l’esperto di pianificazione portuale che mi accompagna da molti anni), come si vede in questa immagine:




  Figura 12: 





 flusso degli interrimenti nel bacino commerciale (disegno di A. Spina)



E i dragaggi saranno sempre anche problematici perché saranno sempre materiali portuali (e quindi inquinati); e  perché non ci sarà vasca di colmata sufficiente a portare a termine operazioni di quella portata (si veda quello che succede nel porto di Ortona).
Lo stesso problema riguarda la darsena pescherecci a nord del fiume deviato che insiste già adesso nel luogo dove la diga ha creato i più grossi interrimenti, visibili sotto i vecchi trabocchi ad occhio nudo dal Ponte del Mare e dalla piazza della Madonnina (in quel punto il fiume non vi arriva e quindi non vi porta i suoi depositi di fango. Infatti è tutta sabbia pulita, di soli interrimenti creati dalla diga foranea, che viene adoperata senza problemi ambientali per i ripascimenti,  ma con notevoli ed esosi costi annuali di escavo, trasporto e ricollocazione sulle spiagge vicine. Costi che si potrebbero evitare se l’Amministrazione desse ascolto a quello studio sopracitato).




Figura 13: il flusso del fiume (immagine Istituto Idrografico di Pescara)

Figura 14: 


la spiaggia della Madonnina, a nord del porto-canale (canaletta). La foto è del 2013. Nel 2015 gli interrimenti arrivano a vista d’occhio fino all’ultimo trabocco. E appena sotto il pelo dell’acqua fino alla diga foranea.
Quindi i dragaggi saranno notevoli ...e triplicati. I progettisti non ne vogliono far fare uno all’Amministrazione e invece glie ne accollano tre. In bocca al lupo…

Nella Proposta alternativa i dragaggi diminuiscono. Nel PRP invece aumentano.

Se poi il porto di Pescara proprio non lo vogliono sistemare, è un altro paio di maniche.                                  
Per realizzare la Proposta alternativa sarebbero sufficienti i 20 milioni stanziati dal governatore Chiodi e due anni di tempo per realizzarla.                                                                              Per realizzare il PRP non basterebbero 200 milioni e tanti anni di lavori. Soprattutto con i meccanismi d’appalto italiani (fatto salvo quello che farà il nuovo ministro Del Rio).  Così va il Belpaese.

Per cui farei una proposta-choc al Ministro Del Rio: nomini come Commissario per il porto l’ex-Provveditore, ing. Donato Carlea: siamo sicuri che porterebbe  avanti il programma suddetto senza problemi di costi aggiuntivi e nei termini sopra indicati.

Ma sembra, da voci ricorrenti, che si vuole realizzare il PRP senza la darsena pescherecci.   
E spostare la flotta peschereccia più grande d’Abruzzo, quella di Pescara di una quarantina di barche, nel porto di Ortona.                                                                                                                                 
E così si distruggerebbe l’economia cittadina forzando la mano in qualche modo ai pescatori che di questi tempi non se la passano bene, sia per motivi legati all’andamento dell’economia nazionale sia per motivi legati alle loro colpe per la salvaguardia degli stock ittici (vedi: http://portodipescara.blogspot.it/2011/09/della-pesca-e-la-proposta-di-nuove.html ) .

Bisogna ricordare infatti che quando nel 2012 i pescatori pescaresi furono costretti a trasferirsi in Ortona, perché il porto di Pescara era chiuso dalle secche, non videro l’ora di tornarvi non appena l’ing. Carlea fece il dragaggio straordinario di 250.000 mc (di fanghi inquinati da mercurio depositati nella vasca di colmata della banchina di levante. E non ancora venduti all’asta nonostante siano appetiti da vari compratori).
Infatti quel porto è scoperto a scirocco e l’ormeggio non è tranquillo come quello del porto-canale, che è riparato da tutti i venti, oltre che essere lontano come base operativa dalle loro abitazioni.

E’ un bene che lungo l’asta del fiume, come abbiamo appreso dal TGR nelle settimane scorse, vengano create dal commissario Goio delle vasche di espansione che mitighino le piene invernali e ne rallentino il deflusso verso la foce. 
Questa si ritiene che sia l’operazione migliore da fare anche a contrappeso delle “rapine” urbanistiche commesse lungo l’asta del Fiume (il centro Megalò, etc…).  
Rimane il fatto che il fiume deve essere bonificato e però non sappiamo quando i 150 milioni stanziati dal governatore D’alfonso possano essere spesi. E come.    
Intanto stiamo pagando centinaia di milioni di multa all’Europa per la mancata bonifica del Pescara e degli altri fiume abruzzesi.  Se in Euro-pa vogliamo restare…
Queste sono le due operazioni da fare sul fiume.

Nel sistema fiume-porto della Proposta alternativa significa bonificare e rendere navigabile il tratto dall’ultimo sbarramento sul fiume, la centrale idroelettrica di Villanova, fino al porto-canale (questa è un’idea dell’arch. Polacco): che  dovrebbe diventare navigabile perché sia un’attrazione turistica e anche perché sia un’alternativa al trasporto urbano nell’area Pescara-Chieti, con un collegamento tramite motoscafi, dall’Ippodromo-aeroporto fino al porto-Comune-Madonnina,  progettati appositamente e che potrebbero essere simili a questi da me visti in Inghilterra sul fiume Avon, nel 1999:


  Figura 15: un tipo di battello sul fiume (nella foto i battelli sul fiume Avon in Inghilterra)
                                                                                                        

Figura 15 bis: Filippo, mentre da qualche mollica di pane ai cigni che vivono su quel fiume: 1999.


Il tutto sarebbe nel rispetto dell’ambiente e della bellezza paesaggistica:

Per questo ritengo, e con me anche l’ex-Provveditore Ing. Carlea, che la soluzione migliore per il porto, per il Marina e per la città di Pescara sia quella di un insieme fiume-porto  come nella Proposta alternativa:



Figura 16: il tratto di fiume navigabile con i battelli dal porto all'aeroporto - ippodromo


Figura 17:
la Proposta per il porto di Pescara, con le modifiche necessarie anche per l'imboccatura del porto turistico Marina di Pescara e la vasca di colmata per il dragaggio annuale nell’angolo dove si incontrano la diga e il nuovo molo nord.

Quanto all’area dell’ex-COFA, a sud del porto-canale, che pare sarà soggetta ad un concorso di idee per la sua destinazione finale, ne abbiamo già presentata una nella Proposta alternativa .




Figura 17 bis: l’area dell’ex.COFA destinata tutta a verde autoctono (come nell’antico acquitrino di Palata), con un parcheggio sotterraneo e un grattacielo con bosco verticale, come quello progettato dall’arch. Boeri a Milano. E in cima al grattacielo il faro d’Abruzzo e Molise con portata 30 miglia, punto di riferimento della Direzione Marittima.


L’ing. Mario Russo (l’ex direttore dell’Istituto Idrografico, che ha collaborato con me fin dall’inizio), mi ha detto che dovranno essere i nostri figli a risolvere il problema perché noi non ne saremo capaci.

Vogliamo lasciare ai posteri l’ardua… soluzione ?


15 ottobre 2015
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PS del 20 ottobre:
ieri, prima di pubblicare il seguente commento, navigando all’interno di un sito di navigazione nautica per vedere dove si trovano le navi e i pescherecci segnalati dal sistema AIS, mi sono imbattuto in questa notizia che viene dai paesi scandinavi:

sono già attivi quattro nuovi traghetti ibridi sulla rotta Puttgarden-Rodby e dove sono in procinto di esserne attivati altri sei a zero emissioni entro il 2018 (Milton Stuards della Scandlines, 21 ottobre 2015).
I traghetti attuali funzioneranno a batterie solo durante i primi e gli ultimi 20 minuti delle tratte da essi percorse. Sul resto del tragitto funzioneranno con motori  diesel.                   
La Scandlines ha investito oltre 25 milioni di euro sulle tecnologie verdi.
Allego  la foto dei nuovi traghetti e una foto del vecchio traghetto Tiziano, costruito appositamente per il porto di Pescara negli anni’70, tanto per un paragone:


Figura 18: il nuovo tipo di traghetto ibrido scandinavo della Scandlines.


Figura 19: il vecchio traghetto Tiziano degli anni ’70.



I nostri spedizionieri marittimi locali  e i loro politici di riferimento (a cui con un sorriso le giriamo) potrebbero preoccuparsi di trovarne due di misure adatte al nostro porto e ai nostri fondali, uno per la tratta giornaliera Pescara-Spalato e uno per le tratte bi-settimanali con Trieste e la Grecia (e l’Albania), invece di rincorrere ed adagiarsi su un PRP che fa schifo, soprattutto per il prosieguo della loro attività.
I due traghetti dovrebbero essere non più lunghi di 200 metri.
Se non li facessero di tali misure e ibridi i cantieri scandinavi, potrebbero cercare di mettere in piedi una partnership fra quei cantieri e i cantieri italiani (collaborazioni da essi richieste). O no ?

Perché non si fanno i porti a misura delle navi in circolazione, siamo del parere io e l’arch. Polacco, ma si cercano le navi giuste per i porti, che è quello che ha fatto in fondo la ditta Di Properzio, sostituendo la vecchia petroliera con la petroliera Galatea. 
(A proposito, caro Sabbatino, ti do del tu visto che siamo “amici” da anni: l’ing. Donato Carlea, l’ex Provveditore e il suo staff che hanno fatto il dragaggio straordinario di 250.000 mc di fanghi inquinati da mercurio nel 2012/2013, riaprendo di fatto il porto che era rimasto completamente chiuso per tutto il 2012, stanno ancora aspettando un grazie da parte tua. Non io, l’arch. Polacco e Augusto De Sanctis lo stiamo aspettando, o i comuni amici comandanti  Guerino D’antonio e Lucio Di Giovanni, che tutti abbiamo solo collaborato con loro in quella difficilissima impresa che i giornali locali continuano ancora oggi a definire “costosissima” ed inutile (ad esempio S. Occhiuto, Il Messaggero, 23 ottobre -la diga foranea-, che non ha ancora capito di quanti ne saranno necessari per il PRP). Già, rifletto sempre, “i nostri” però - forse imbeccati a dovere in proposito ?-  non ci dicono mai come li avrebbero dragati e con quali inferiori risorse quei fanghi; che fu un'operazione costata 10 milioni e 300.000 mila euro ed esente da qualsivoglia inchiesta della Magistratura o Amministrativa. Forse si sono dimenticati dei quasi 5 milioni di euro inutilmente spesi senza scavare un mc di quel fango dal Commissario di allora, Testa, nel cui ufficio facevate le riunioni, e dai suoi consiglieri tuttora sotto inchiesta della Magistratura, di cui non parlano mai, mi pare -. Diglielo tu, per favore, spiegando loro quali enormi, e legittimi, vantaggi (come i pescatori, gli addetti alle pompe, etc, etc...) hai avuto da quel dragaggio riprendendo a trasportare i carburanti con la Galatea invece che con i camions da Falconara. Sù, Sabbatì, fai uno sforzo: detta qualche parola all’orecchio a Bruno Santori, a Ranalli, a Becci, ai giornalisti e spiega loro qualcosa in modo che possano capire).



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Note:


(*) - non sanno in nostri amministratori che solo i silos-auto risolvono il problema del parcheggio delle auto nelle città ? Perché non vengono riutilizzate le aree cittadine a questo scopo, anche per migliorare l’accessibilità del pubblico ai negozi e alle attività cittadine, invece di fare multe ai loro clienti, eliminando la sosta abusiva delle auto lungo le strade dove essi insistono. Quella delle auto lasciate perennemente in sosta lungo le strade cittadine è una occupazione abusiva di suolo pubblico: che non viene pagata come dice qualche difensore di questa tesi con il bollo di circolazione. Quello è un bollo per circolare e non per sostare abusivamente… -