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Infrastrutture italiano.
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associazione, il suo recepimento totale o anche solo parziale. Non è vietata la
diffusione a mezzo stampa o altri canali di informazione, purchè ne sia citata la fonte.
per le strutture del
PORTO DI PESCARA
Luglio 2012
La presente sostituisce la precedente della Primavera 2011
(presentata 28
gennaio 2012 alla C.P. )
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Presentazione del progetto
La proposta di soluzione nasce da tre
esigenze:
1) L’impossibilità di realizzare il progetto di piano
regolatore portuale, approvato dal Consiglio Comunale, per le evidenti
impostazioni erronee del progetto stesso, come rilevato nella sua relazione
dall’Associazione Armatori, e per la
difficoltà di avere disponibili le risorse necessarie a realizzarlo;
2) La
necessità che le strutture siano un ritorno al passato, con ingresso a
nord-est (greco) pur con le dovute modifiche, che per un secolo ha
assicurato sicurezza alla vita portuale e ricchezza alla città;
3) La necessità di limitare al massimo la mole
ed il costo delle opere da realizzare al fine di rendere effettivamente
possibile l’esecuzione dei lavori anche in tempi di ristrettezze economiche.
Cenni storici
Pescara, per quello che si dirà, ha
la sua origine dal fiume e da esso i suoi caratteri, e l’attività dei
cittadini. Attività di cui si hanno notizie già dal 79 d.C., ma che
evidentemente erano anteriori, e che proseguirono invariabilmente nei secoli,
pur tra alti e bassi, anche negli anni bui del Medioevo, fino ad arrivare alla
seconda metà dell’800 quando le prime paranze si stabilirono sulla sponda nord
del fiume in corrispondenza dell’attuale abitato di Borgo Marina.
Possiamo dire che allora iniziò
l’era moderna della vita marinara e cittadina.
Se il traffico mercantile e della
pesca si mantenne così vitale nei secoli, lo si deve alla portata delle
acque del fiume, ottima e quasi costante per tutto l’arco dell’anno.
I pescatori, che pur avevano avuto
un enorme vantaggio dal fatto di poter approdare sulle sponde del fiume, invece
di alare due volte al giorno le paranze sulla spiaggia, dovevano però
ingaggiare una lotta furibonda con i marosi che si formavano alla foce ad
estuario, dove il mare si scontrava con il fiume, quando fuggivano dalle
burrasche con vento forte e mare grosso.
Rientro delle paranze
alla foce del Pescara. I piroscafi alla fonda pronti per l'allìbo.
|
I mercantili d’altra parte erano
costretti a fare l’allìbo (trasbordo delle merci con le chiatte) sulla spiaggia di Borgo Marina non potendo entrare
nel fiume a causa delle basse profondità alla foce. Ciononostante sia il
traffico della pesca sia il traffico mercantile crescevano costantemente.
Ma diversi furono, nella seconda
metà dell’800, gli incidenti mortali alla foce, man mano che il fiume si
popolava di barche da pesca (paranze, barchitti, lancette) e si popolava il
Borgo dei pescatori.
Fino a quando il popoloso
quartiere reclamò a gran voce la costruzione di un porto-canale, di modo che
l’imboccatura del fiume fosse ad una profondità maggiore, dove le onde non
rompessero o rompessero di meno.
La distanza fra la vecchia foce ed
il nuovo ingresso del porto-canale fu colmata da due moli guardiani lunghi 500
metri : così che la profondità all’ingresso dei due moli fu di circa 6/7 metri
e quella dentro il canale prevista di -4 m. E non fu più necessario ai
mercantili fare l’allìbo perché poterono finalmente entrare nel porto-canale,
persino fino all’altezza del vecchio Club Nautico, come si può vedere in una
rara foto d'epoca:
I due moli furono orientati verso
Nord-Est (Greco) per poter facilitare l’ingresso in porto con i venti di
greco-tramontana o levante- scirocco, prevalenti nei paraggi, conservando il
mare al “giardinetto”, con entrambe le traversie.
L'andatura al giardinetto è l'unico
modo di navigare con mare mosso o in condizioni di burrasca, soprattutto se
bisogna fuggire verso il porto. E allora i naviganti hanno bisogno di una
imboccatura che permetta loro di mantenere la stessa andatura. Purtroppo secondo
il nostro modesto parere in molti porti italiani, mercantili o turistici, non
sono state rispettate queste caratteristiche essenziali.
sul lato sinistro, nel disegno di Alain Gliksmann, navigatore solitario francese, nel suo manuale di navigazione "Al largo"
|
I due moli guardiani furono inoltre concepiti dall’ing. Mati, data inizio lavori 1907, in modo tale da aumentare l’impeto della corrente nella canaletta e all’imboccatura. Ma questo comportava un rallentamento della stessa nel bacino d’ormeggio, che divenne una specie di vasca di decantazione del fango, e quindi già nei decenni successivi ci fu la necessità di un dragaggio costante nel bacino.
In questo modo il porto è andato
avanti per circa un secolo e non sono più accaduti in questo periodo incidenti alla imboccatura
dei due nuovi moli, nemmeno con mare in burrasca, a memoria dei vecchi parò.
Arriviamo così alla fine del secolo
XIX, quando sia perché furono lisciate le palafitte dei due moli guardiani (1°
errore, irreparabile), che avevano invece bisogno di manutenzione e di essere
lasciate intatte in quanto poste a protezione dalla risacca nel bacino, o sulla
spinta delle forze economiche, fu costruita la diga foranea (2° errore,
correggibile), che era il preludio della costruzione della nuova darsena
commerciale o bacino di levante (3° errore, salvabile).
A distanza di pochi anni (2000) già
erano evidenti i primi segnali negativi dell’attuale assetto portuale
(completato nel 2005) e nel 2008-2011 ne è stato decretato il fallimento.
Già negli anni successivi al 2005 le
difficoltà di ingresso nella nuova bocca a scirocco (sud-est) ha determinato notevoli
difficoltà che non sono sfociate in incidenti solo grazie alla perizia dei
comandanti pescaresi. E il rischio è ancora attuale. Mentre i mercantili, già
con mare forza 4, avevano ed hanno il divieto della C.P. di entrare in porto.
E quindi viene da chiedersi: se un porto non è un rifugio sicuro quando il mare è burrascoso, a cosa serve ?
E quindi viene da chiedersi: se un porto non è un rifugio sicuro quando il mare è burrascoso, a cosa serve ?
Inoltre l’assetto sbagliato del porto ha finito per interrare tutta la parte interna della diga foranea,
l’avamporto, l’imboccatura dei due moli guardiani e il bacino di levante:
dove c’erano 6/7 metri di profondità adesso ce ne sono 3; dove ce ne erano 3
adesso ce ne sono 1,5; dove ce ne era 1,5 adesso ce ne è zero:
Batimetrie in 3D del porto-canale e dell'avamporto, al 21/02/2013: fonte Provveditorato OO.PP. |
E’ evidente l’interrimento provocato
dalla diga foranea alla sola vista dei vecchi trabocchi in secca:
La profondità di -8/-10 metri si
trova solo all’esterno della diga foranea, cioè 4/500 metri a NE dai due vecchi
moli guardiani.
In mancanza della consueta
manutenzione di dragaggio, negli anni, anche il vecchio bacino è andato in
secca e persino i pescherecci più piccoli oggi faticano ad ormeggiarsi.
Intanto il fiume è diventato sempre
più inquinato (anche se piuttosto batteriologicamente che chimicamente,
invadendo per l'effetto deviante della diga foranea anche le acque di
balneazione).
Se il fiume non è pulito, il
dragaggio diventa complicato. Se il dragaggio non si può fare, il porto muore.
Il primo problema da affrontare e
risolvere è quindi quello del fiume inquinato.
Se il fiume è pulito non ci sono
problemi di dragaggio con scarico a mare, che è la maniera più economica di
farlo, nè di balneazione sulle spiagge.
Anche nel progetto di P.R.P. approvato dal
Consiglio Comunale, la deviazione del fiume non risolve il problema perchè
comunque non può essere abbandonato a se stesso, soprattutto nella sua parte
terminale, dentro la città.
Perché, senza dragaggio costante, si tapperebbe già nel
bacino vecchio, dove il fango ristagna di più, oltre che nelle due anse previste dal PRP lunghe quasi un miglio, impedendone il deflusso, con il rischio reale di esondazione dalle sue sponde verso Borgo Marina e la Marina
sud, in caso di piogge di intensità anormali.
Quindi il problema non è solo il
porto. Sul porto si può discutere come farlo, ma sul disinquinamento del fiume
c'è poco da discutere. Va fatto comunque perché è evidente che se il fiume non
è sostanzialmente pulito il porto non può sopravvivere.
Quando è nato il porto, l'acqua del
fiume si poteva bere. E intorno al porto è nato Borgo Marina, si è sviluppata
Castellammare e poi è nata Pescara. Il porto ha creato ricchezza per tutta la
città.
Un secolo di storia cittadina e di
sviluppo delle attività portuali (e quindi di uno dei tre poli più importanti
della città: porto, stazione e aeroporto) non possono essere cancellati dalla
mancata depurazione delle acque che vengono scaricate nel fiume dalla città di
Pescara, di Chieti e dai paesi della vallata.
In attesa che i pubblici
amministratori si dedichino a questo compito velocemente e bene, noi abbiamo
pensato a come si potrebbe risolvere con pochi soldi il problema dell'assetto
portuale.
Sarebbe sempre un porto da dragare ogni anno di circa 30/50.000 mc., come avviene da un secolo. Ma con fanghi puliti, al costo di 9 euro al mc., sarebbe una spesa annuale per la Pubblica Amministrazione di 270/450.000 euro (o il doppio se i fanghi fossero inquinati. Nota successiva), che non è certo una spesa di manutenzione insostenibile per il porto peschereccio più importante della regione; e non solo peschereccio ma anche passeggeri e mercantile, pur se limitato ai prodotti petroliferi.
D'altronde il progetto approvato dal
Consiglio Comunale, in quanto a futuri dragaggi, lascia presagire secondo noi
costi molto più rilevanti, oltre ai costi di costruzione altrettanto rilevanti
(120/140 milioni, dichiarati; ma il doppio secondo i nostri esperti).
Per non parlare adesso degli altri difetti che esso ha, già descritti nel post "L'altra storia" di questo stesso blog, e nelle Opposizioni al Piano Regolatore Portuale dell’AssociazioneArmatori e dei comandanti.
E le spese di dragaggio sarebbero triple: per i due bacini previsti da quel progetto e per il fiume.
Per non parlare adesso degli altri difetti che esso ha, già descritti nel post "L'altra storia" di questo stesso blog, e nelle Opposizioni al Piano Regolatore Portuale dell’AssociazioneArmatori e dei comandanti.
E le spese di dragaggio sarebbero triple: per i due bacini previsti da quel progetto e per il fiume.
Noi pensiamo invece che la normale e
minima manutenzione di dragaggio del porto-canale risolve da sola il problema
del fiume e del porto.
DESCRIZIONE
DELLA PROPOSTA PROGETTUALE
Ecco perciò come si potrebbe
risolvere l'assetto portuale, secondo noi:
Porto: disegno complessivo della Proposta
|
Essendo quello di Pescara soprattutto un porto peschereccio, è molto importante che l'ingresso sia il più sicuro possibile con condizioni meteo-marine avverse, quando essi fuggono verso il porto dal maltempo (ma lo è anche per le navi mercantili o passeggeri, poiché già adesso che il porto ha un ingresso rivolto a sud-est/scirocco, con mare ad appena forza 4, hanno il divieto dalla Capitaneria di ingresso, perchè pericoloso).
Un traghetto passeggeri giornaliero, che dovesse incappare in una burrasca, come farebbe a rientrare in porto se l'ingresso dovesse essere mantenuto ancora a scirocco come adesso e con i divieti per la sicurezza della C.P. ? Dove trasborderebbe autoveicoli e passeggeri ? Di nuovo in un altro porto, con tutte le conseguenze per i disguidi causati ai trasportati ?
I venti prevalenti e il moto ondoso dei paraggi del porto pescarese sono quelli rilevati dalla boa ondametrica di Ortona negli ultimi venti anni (vedi grafica in alto a sinistra nel disegno sopra e, in grande, sottostante): cioè prevalentemente tramontana dal quadrante nord e levante-scirocco dal quadrante est (il colore rosso indica la maggior forza del moto ondoso). |
Le regole elementari della navigazione con mare mosso in poppa, cioè il caso dei pescherecci e delle navi che rientrano nel porto di Pescara, con tramontana sul fianco destro e levante-scirocco sul fianco sinistro, abbiamo detto è quello di navigare con mare al "giardinetto" e rientrare in porto non in poppa piena o al traverso, come avviene adesso e avverrebbe ancora se fosse realizzato il progetto approvato dal Consiglio Comunale.
Perciò l'ingresso in porto deve essere rivolto a nord-est, come d'altronde lo aveva progettato l'ing. Mati nei primi del ‘900, per le paranze a vela.
Infatti è la navigazione a vela che fa scuola.
Dalla grafica si vede che il mare mosso da 45° a 60° è irrilevante (e quindi non sono problematici il rientro in poppa piena o la risacca da quella direzione).
Particolare del canale di accesso e del bacino di levante con il taglio di 100 metri della diga (la croce fatta su di essa)
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Volendo realizzare l'ingresso a nord-est, il canale d'accesso verrebbe invaso dalla diga foranea. Per mantenere questo assetto fondamentale, la diga dovrebbe essere tagliata per circa 100 metri:
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Elaborazione su immagine satellitare più recente, 2011: attraccata alla banchina di levante, prima che tutto il bacino si insabbiasse, la petroliera Niker da 134 metri. Naturalmente la banchina arretrata è come dovrebbe essere secondo noi. A nord del nuovo e del vecchio molo nord è delineata la nuova spiaggia futura come prevedibilmente sarebbe creata dall'interrimento già enorme dalla parte di diga foranea che resterebbe (600 metri) e che non si può assolutamente eliminare. Si può solo tagliarne i 100 metri che invadono il nuovo canale di accesso.
Il punto critico è che la velocità del flusso del fiume, una volta che esso ha raggiunto il canale di uscita, si dimezza, cioè da 3 nodi passa a 1,15 circa: ...(*)
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calcoli dell'ingegnere aerospaziale Matteo Orazi |
Appunti preliminari sul flusso del fiume dell'ing. aerospaziale Matteo Orazi- 1 |
Appunti preliminari sul flusso del fiume dell'ing. aerospaziale Matteo Orazi - 2 agosto 2011 |
Calcoli preliminari sul flusso del fiume (gennaio 2012) |
Cioè, in maniera più visibile:
Calcoli preliminari del flusso del fiume tra la canaletta e il canale di uscita della Proposta di soluzione per le strutture del Porto di Pescara:
Elaborati dall’ingegnere aerospaziale Matteo Orazi, del Politecnico di Torino
Verifica espansione del getto nella darsena
Larghezza canaletta: d=44m
Larghezza canale di uscita: D=115m
Velocità corrente nella canaletta: U1=3Kn=1,54m/s
Velocità corrente nel canale di uscita: U2
Larghezza darsena: L≈250m
Profondità del fiume (supposta costante): h
Sezione di passaggio nella canaletta: A1 = d∙h
Sezione di passaggio nel canale di uscita: A2 = D∙h
Portata del fiume: ṁ≈40m3/s
Viscosità cinematica dell’acqua: νacqua = 1.5∙10-6 m2/s
Numero di Reynolds: Re= dU1/νacqua ≈ 4.5∙107
Per il numero di Reynolds in esame vale l'angolo di espansione universale dei getti ideali α=11.8°
con il quale è possibile calcolare la larghezza teorica del getto in corrispondenza della fine della darsena:
R(x=L) = d + L∙tg(α) ≈ 96m
Per cui, essendo R(L) < D il getto sarà mediamente “accolto” correttamente dal canale di uscita.
Tuttavia l'interazione tra il flusso del getto e quello nella darsena, a velocità praticamente nulla, genererà uno “shear layer” con oscillazioni (instabilità di Kelvin–Helmholtz) che, visto il piccolo margine (115m contro 96m), potrebbero portare periodicamente una moderata quantità di flusso esterno, e quindi sedimenti, nella darsena. Una prova sperimentale su modello o una simulazione CFD (Computational Fluid Dynamics) dovrebbe essere presa in considerazione al fine di valutare l'entità di tali oscillazioni e del sedimento che potrebbero trasportare all'interno della darsena.
pag. 2 -
Lo “shear layer” alimenterà inoltre un “vortice di cavità” all'interno della darsena, la cui scarsa intensità non dovrebbe tuttavia arrecare disturbo alle normali attività portuali.
Riduzione della velocità della corrente nel canale di uscita:
Assumendo in prima battuta che la profondità del fiume sia costante e pari ad “h”, per la conservazione della portata si ha:
ṁ = U1A1 = U1 d∙h = U2A2 = U2 D∙h = costante
da cui si ricava la velocità della corrente nel canale di uscita:
U2 = U1A1/A2 = U1d/D ≈ 1.15Kn (0.59m/s)
Stima della distanza di sfogo:
Dalla teoria dei getti si ha che la velocità sull'asse del getto è la massima del campo di moto. Essa è pari a:
umax = (5d/x)∙U
Trascurando l'influenza di: correnti marine, vento, variazioni di salinità, variazione del fondale,…
e supponendo che l'espansione del getto sia terminata quando la velocità massima è pari al 10% della velocità allo sbocco del canale di uscita (umax=0.1U), si ottiene una distanza di sfogo pari a:
X2 = (5D/umax2)∙U2 = (5D/0.1U2)∙U2 = 50D ≈ 5.75km ≈ 3.1NM
Correggendo tale risultato tenendo in conto della “sorgente virtuale” del getto posta, secondo teoria, a x=-5D/2 dallo sbocco del canale di uscita, si ottiene:
X2corr = X2 - 5D/2 ≈ 5.46km ≈ 2.95NM
Al fine di verificare la validità d'uso della teoria ideale dei getti nel caso in esame, si procede con il calcolo della distanza di sfogo del fiume Pescara nella vecchia configurazione portuale, paragonando il risultato così ottenuto con la distanza reale, pari a circa 3.5NM, rilevata tramite immagini termografiche aeree:
X1 = (5d/umax1)∙U1 = (5d/0.1U2)∙U1 = 50d∙U1/U2 ≈ 5.74km ≈ 3.1NM
Applicando la stessa correzione si ottiene:
X1corr = X1 - 5d/2 ≈ 5.63km ≈ 3.04NM
Che è paragonabile alla distanza reale (raggiunta dal flusso della corrente prima della costruzione della diga foranea).
foto all’infrarosso del fungo del fiume in mare, prima della costruzione della diga: l'espansione dello stesso arrivava a circa 3 Miglia Nautiche . Visibili a vista nella foto e confermato dai pescatori. |
"La foto conferma la ragionevolezza delle ipotesi semplificative assunte dall'ingegnere per lo sviluppo dei calcoli preliminari".
In conclusione l’ingegnere ci ha dato questa risposta:
-
il getto sarà mediamente accolto
correttamente dal canale di uscita
-
ci potrebbero essere delle oscillazioni
che potrebbero portare modesti sedimenti nella darsena
-
il vortice di cavità non dovrebbe portare
disturbo alle normali attività portuali
-
che la velocità della corrente nel canale
diminuisce a 1,15 nodi e quindi nel canale ci potrebbero essere sedimenti
-
che il flusso totale del fiume arriverebbe
comunque a 2,95 miglia, invece che alle
3,04 miglia
-
potrebbe essere rassicurante ai fini del
vortice la costruzione di un “alettone” dal molo sud di inclinazione e misura
tali da non essere d’ostacolo alle
manovre delle navi (vedi figura sottostante).
--------------
...(*)
potrebbe essere possibile perciò una sedimentazione del fango nel canale di uscita. Ma lì ci sono, naturalmente, dai 7 ai 10 metri di profondità e quindi anche una eventuale sedimentazione sarebbe sopportabile.
E' visibile nella foto dell'APAT (Agenzia Per l'Ambiente) del 2005 il flusso del fiume che sfiora il bacino di levante ma non vi entra e sfoga verso l'ingresso di scirocco, a destra, sfiorando la punta del braccio di levante , appena costruito. A sinistra sfoga verso l'ingresso di maestrale.In assenza dei cento metri della punta sud della diga, molto probabilmente il flusso complessivo troverebbe nel nuovo canale di uscita uno sbocco più "facile" |
Comunque abbiamo detto all'inizio
che la manutenzione di dragaggio dovrebbe essere fatta annualmente (30/50.000
mc. all'anno per tutto il porto, come storicamente è avvenuto) e quindi, pur in
presenza di queste criticità, sarebbe sempre di una quantità molto minore di
quella che prevediamo per il progetto approvato dal Consiglio Comunale nei due
bacini, peschereccio e commerciale e nel fiume deviato.
Insomma poco male.
Insomma poco male.
Immagine satellitare Minambiente 2011, elaborata: in grigio chiaro i due moli nord e e sud, che creano un canale di accesso largo circa 115 metri (più largo e più "facile" rispetto al vecchio di 44 metri). A nord del vecchio e nuovo molo nord è delineata come si configurerebbe la spiaggia futura del porto, i cui fondali si intravedono d'altronde già dalla foto dal satellite. Nella foto sotto è visibile quello spazio riempito di sabbia, come avverrà, più o meno, nel giro di qualche anno per l'effetto d'interrimento della diga foranea. |
Immagine satellitare elaborata: il tratto di diga da tagliare nel nuovo canale di accesso, le sottili strisce celesti sono gli angoli del moto ondoso, il nuovo molo nord bloccherebbe l'avanzata della sabbia creata dalla diga foranea, che a sua volta creerebbe la nuova spiaggia del porto. L'arretramento della banchina di levante favorirebbe l'evoluzione nel bacino,e l'accosto di navi più lunghe; la piazzola della banchina, sistemata, diventerebbe di servizio al traffico passeggeri. |
C'è da dire che nell'area dove fu
costruito successivamente il bacino di levante le profondità naturali, prima della
costruzione della diga, erano di 6/7 metri. E tali resterebbero facilmente, una
volta ripristinate, dopo che fosse impedito, con la costruzione del nuovo molo
nord, l'interrimento causato dalla diga
foranea, come è avvenuto invece in questi ultimi anni.
L'area di evoluzione, del diametro
di 200 metri, consentirebbe sia alle navi petroliere sia al traghetto per la
Croazia di potersi muovere (ma i traghetti potrebbero essere anche due:
giornaliero per Spalato/Croazia, oramai entrata nella Unione Europea,
settimanale (?) per la Grecia o l’Albania. Valutazioni queste che spettano agli
operatori del traffico passeggeri).
Inoltre, la petroliera, che attracca attualmente alle banchine della darsena e che deve alternarsi per motivi di sicurezza con il traghetto con la Croazia, potrebbe attraccare più all'esterno, sul nuovo molo sud del nuovo canale di accesso, lontano dalla darsena, semplicemente prolungando la pipe-line fin là.
Per cui la sicurezza all'interno del porto dovrebbe essere assicurata e la petroliera potrebbe attraccare e scaricare dal nuovo molo sud anche se la darsena è occupata dai traghetti.
Oltretutto, nel PRP, la distanza tra la banchina della petroliera e la banchina dei traghetti non sarebbe superiore a questa da noi prevista, anzi forse piuttosto inferiore (riflessioni maturate posteriormente, che pubblichiamo solo adesso,19/8/2014):
Sappiamo già che il pilota potrebbe dire che è troppo piccola (tutti i piloti vorrebbero tutto il Mar Adriatico per fare manovra !). Ma noi pensiamo che, essendo le navi che frequentano il porto non più lunghe di circa 120 metri e avendo le navi la marcia avanti oltre che quella indietro e quella laterale di prua, e avendo a disposizione il rimorchiatore, il pilota non dovrebbe avere problemi. Inoltre abbiamo previsto, come disegnato nella figura precedente del "particolare del bacino di levante", l'arretramento di 25/30 metri della banchina di levante, per facilitare ancora di più le manovre (vedi sotto):
Inoltre, la petroliera, che attracca attualmente alle banchine della darsena e che deve alternarsi per motivi di sicurezza con il traghetto con la Croazia, potrebbe attraccare più all'esterno, sul nuovo molo sud del nuovo canale di accesso, lontano dalla darsena, semplicemente prolungando la pipe-line fin là.
Per cui la sicurezza all'interno del porto dovrebbe essere assicurata e la petroliera potrebbe attraccare e scaricare dal nuovo molo sud anche se la darsena è occupata dai traghetti.
Oltretutto, nel PRP, la distanza tra la banchina della petroliera e la banchina dei traghetti non sarebbe superiore a questa da noi prevista, anzi forse piuttosto inferiore (riflessioni maturate posteriormente, che pubblichiamo solo adesso,19/8/2014):
la petroliera (in giallo) potrebbe attraccare sul nuovo molo sud, distante dalle banchine della darsena per motivi di sicurezza. E potrebbe rimanere nell'area circoscritta del porto piuttosto che scaricare da un campo boe al largo davanti al porto che metterebbe a rischio le spiagge sottovento in caso di fuoriuscite indesiderate di carburanti, sempre possibili. |
il PRP del 2006, approvato dopo la VAS nel 2014. |
Sappiamo già che il pilota potrebbe dire che è troppo piccola (tutti i piloti vorrebbero tutto il Mar Adriatico per fare manovra !). Ma noi pensiamo che, essendo le navi che frequentano il porto non più lunghe di circa 120 metri e avendo le navi la marcia avanti oltre che quella indietro e quella laterale di prua, e avendo a disposizione il rimorchiatore, il pilota non dovrebbe avere problemi. Inoltre abbiamo previsto, come disegnato nella figura precedente del "particolare del bacino di levante", l'arretramento di 25/30 metri della banchina di levante, per facilitare ancora di più le manovre (vedi sotto):
Satellite di Minambiente nel 2011 - Particolare della darsena (o bacino di levante): in giallo i due nuovi moli e l'eventuale alettone per evitare le turbolenze del flusso del fiume. La banchina di levante arretrata di circa 30 metri darebbe più lunghezza alla banchina di riva (200 metri) e maggior spazio all'area di evoluzione. Quindi si avrebbero una banchina di 200 metri e una di 160 metri. La profondità nel bacino riportata a 6,5/7 dovrebbe mantenersi costante non essendoci più l'effetto interrimento della diga, essendo protetto dal nuovo molo nord. Il molo nord proteggerebbe anche il bacino dal vento e mare di tramontana/maestrale. |
Il canale di accesso inoltre, essendo lungo circa 300 metri e largo circa 115, permetterebbe un facile e comodo ingresso non solo ai pescherecci ma anche alle navi, anche con condizioni di mare in burrasca. Le navi avrebbero 300 metri per frenare l'abbrivio, più che sufficienti, secondo i piloti di porto interpellati, ad arrivare al minimo di velocità nei pressi del bacino di levante, dove poter far manovra.
Per i pescherecci sarebbe un
ingresso ancora più facile e comodo del vecchio ingresso fra i due moli
guardiani, essendo largo 115 metri rispetto ai 44 metri della vecchia canaletta, sia con vento e mare di greco-tramontana (i più forti e frequenti)
sia con vento e mare da scirocco-levante. In entrambe tali condizioni di
traversia, entrerebbero in porto con mare al "giardinetto":
La lunghezza del canale di accesso deve
essere tale da mettere al riparo il bacino di levante dai venti e dal moto
ondoso da nord, fino alla provenienza da 30°/35°, oltre la quale, come si vede dal
grafico del moto ondoso degli ultimi vent'anni, la forza di essi è
statisticamente molto bassa e poco rilevante.
Il nuovo molo nord, che parte dalla punta del vecchio
molo e arriva fino oltre la diga, mette al riparo sia l'ormeggio nel bacino di
levante, che adesso è scoperto ai venti da nord, sia e soprattutto dagli
interrimenti provocati dalla diga foranea, che a tutt'oggi sono la causa
principale, invadendolo, delle difficoltà di manovra in esso e
nell'avamporto.
Le sottili strisce azzurre indicano
gli angoli delle traversie da nord.
Naturalmente i due nuovi moli del
canale di accesso dovrebbero essere costruiti con camere di dissipazione (celle
anti-risacca. Le vecchie palafitte sono in disuso, ma potrebbero essere costruite con pali incamiciati in acciaio che garantiscono il passaggio della corrente ed eliminano completamente il fenomeno risacca, come nel Porto Antico di Genova) di modo che il moto ondoso in entrata si smorzi e, sia nel bacino
di levante sia nel vecchio bacino, ci siano condizioni di tranquillità
d'ormeggio. La lunghezza dei due nuovi moli lo permetterebbe.
I fanghi dei dragaggi degli anni
precedenti, ammucchiati sulla darsena del bacino di levante, essendo oramai
decantati, non devono essere per forza trasferiti in siti di stoccaggio ma
possono essere riciclati, secondo le nostre valutazioni in via di definizione (vedi Piattaforma Dragaggio), nella
costruzione delle nuove strutture portuali, liberando quell’area per le minime necessità
del traffico passeggeri (uffici,WC, assistenza, etc…), complementari a quelle
principali poste all’ingresso dell’area portuale sulla banchina sud (la stazione marittima)...(**)
Completamento del 2 giugno 2013: il nuovo canale di accesso, d'estate, può essere
d'attracco anche per grosse navi passeggeri (non i mastodonti della Costa
Crociere o similari. Qualcuno dei locali ricorderà la nave con i turisti tedeschi che non riusci ad entrare, nel 2004 0 2005, nel porto appena finito per via delle secche già delineatesi).
In particolare dal nuovo molo nord (da costruire con una passeggiata di larghezza doppia rispetto a quella attuale) si riverserebbero verso i trabocchi (adibiti a bar e ristorantini tipici), verso la nuova spiaggia libera del porto e verso la riviera nord (ma anche verso quella sud) le frotte di passeggeri che scenderebbero dalle navi-crociera: con grande gioia per le attività della città (ristoranti, negozi, etc...).
Ai tempi del Comitato Portodipescara (nel 2000), una bozza di soluzione per il porto, adesso superata dalle costruzioni successive (braccio di levante), dell'arch. Polacco, prevedeva anche la costruzione in cima al vecchio molo nord di una piazzetta per l'intrattenimento musicale o teatrale, per il periodo estivo ( particolare H - l'idea era dell'arch. Massimo Palladini, poi presidente dell'Ordine degli architetti).
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Il nuovo molo nord o il nuovo molo sud del canale di accesso è sufficientemente
largo e lungo per ospitarne qualcuna (vedi disegno sotto, successivo alla Bozza), in alternanza con la petroliera.
In particolare dal nuovo molo nord (da costruire con una passeggiata di larghezza doppia rispetto a quella attuale) si riverserebbero verso i trabocchi (adibiti a bar e ristorantini tipici), verso la nuova spiaggia libera del porto e verso la riviera nord (ma anche verso quella sud) le frotte di passeggeri che scenderebbero dalle navi-crociera: con grande gioia per le attività della città (ristoranti, negozi, etc...).
Ai tempi del Comitato Portodipescara (nel 2000), una bozza di soluzione per il porto, adesso superata dalle costruzioni successive (braccio di levante), dell'arch. Polacco, prevedeva anche la costruzione in cima al vecchio molo nord di una piazzetta per l'intrattenimento musicale o teatrale, per il periodo estivo ( particolare H - l'idea era dell'arch. Massimo Palladini, poi presidente dell'Ordine degli architetti).
Bozza di soluzione preliminare dell'arch. Alberto Polacco, presentata in occasione del II convegno del Comitato Portodipescara, il 12 ottobre del 2001(clicca qui). |
Adesso, nel 2013, che la situazione nell'avamporto è cambiata a causa degli interrimenti generati in questi anni dalla diga foranea e dal braccio di levante, la stessa idea si può riprendere, spostando
la piazzetta più fuori, sul nuovo molo nord (come nel disegno sotto), e dove
molto presumibilmente si formerà la nuova spiaggia libera del porto (come
d'altronde si è già delineata con gli interrimenti creati dalla diga foranea):
particolare del nuovo canale di accesso: essendo largo 115 metri e lungo circa 360, può ospitare d'estate con il bel tempo (le statistiche meteo e le esperienze marinare prevedono solo moderati venti di tramontana o leggeri di scirocco) anche qualche nave passeggeri proporzionata alle misure del canale e tale da non interferire con il traffico portuale. C'è da ricordare che, come descritto nella relazione, le profondità nel nuovo canale di accesso vanno dai 7 metri iniziali (secondo le batimetrie naturali del fondo e senza escavo) ai 12 metri dell'imboccatura, quindi sufficienti per navi anche di grosso tonnellaggio. La nuova piazzetta sul mare per eventi estivi musicali o di teatro (soluzione prevista a suo tempo dall'arch. Massimo Palladini, in cima al vecchio molo nord) si può realizzare adesso più fuori, sul nuovo molo nord, di fronte alla darsena. Per gli eventi più importanti e per la mobilità dei cittadini che volessero partecipare ad essi sarebbe sufficiente programmare anche un servizio di trasporto, per gli invalidi o non, a mezzo di un piccolo bus-navetta elettrico che partisse dalla piazzetta della Madonnina e arrivasse fino alla piazzetta Teatro sul nuovo molo (idea dell'arch. Polacco e di A. Spina) . |
grafico ripreso dal PRP degli ing. De Girolamo/Noli e dell'arch. Pavia |
Misure dei nuovi moli: il nuovo canale di accesso è largo circa 115 m e lungo circa 360. Nel riquadro, le statistiche del moto ondoso e le traversie rispetto al nuovo canale di accesso di NE: da N e NNE a sinistra e da E e ESE a destra (vedi nel riquadro la statistica del moto ondoso annuo prevalente). La traversia più importante è quella nord da cui bisogna proteggere il canale di accesso fino a un angolo di 30°, oltre il quale il moto ondoso è insignificante: per cui la lunghezza del canale DEVE essere almeno di 360 metri. La lunghezza del nuovo molo nord (466 mt circa fino alla diga + 230 mt circa oltre la diga) ripara abbondantemente dalla traversia E-ESE e quindi dalla risacca da Levante, grazie alle camere di dissipazione con cui deve essere costruito (come anche il nuovo molo sud). |
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Agg. del 06/06/2013: a conferma della corretta impostazione del nuovo assetto portuale riportiamo una pagina del "MANUALE DELL'INGEGNERE" del 1939, dell'ing. Giuseppe Colombo, (la cosiddetta BIBBIA degli ingegneri):
Dal manuale dell’ingegnere (Giuseppe Colombo, 1939)
... Le onde vive, penetrando in uno specchio acqueo ridossato da una o più opere di difesa, si espandono nello specchio stesso, aprendosi a ventaglio, e vi si propagano come onde di espansione, perdendo man mano di lunghezza e di altezza; correlativamente diminuisce l’agitazione. La disposizione di difese che offre la massima efficienza nei riguardi dell’espansione è quella dei porti a moli convergenti. Il potere riduttore è tanto più elevato quanto più simmetricamente distribuita, rispetto alla bocca, è la superficie dello specchio portuale, quanto più uniforme è l’andamento del fondo nelle varie direzioni dalla bocca alle rive e quanto meglio queste ultime si prestano a spegnere l’agitazione, senza dar luogo a movimenti riflessi.
Nei bacini aperti ad onde vive o di espansione le fronti murate aumentano l’agitazione mentre le rive a dolce pendìo contribuiscono efficacemente ad estinguerla. In ogni caso massima cura deve porsi perché le onde vive non possano mai colpire le fronti interne delle opere di difesa, e perché, sia le onde vive, sia quelle di espansione non possano altrimenti generare alcun movimento riflesso atto ad aumentare l’agitazione nello specchio da difendere.
I porti stabiliti entro lagune o paludi marine e i porti-canale generalmente s’aprono sopra spiagge: il loro accesso va quindi difeso, oltrechè dalle agitazioni, dal pericolo d’interrimento, di regola mediante due moli guardiani, fra loro paralleli e protendentisi verso il largo, sino a raggiungere fondali commisurati alle esigenze della navigazione. Dove, a mantenere sgombra la foce da interrimenti, non soccorrano efficaci correnti di riflusso occorre, a misura che la spiaggia si protende, prolungare i due moli e, solitamente, integrarne altresì gli effetti con periodiche escavazioni. Nei mari a grande sviluppo di marea dove, nelle fasi di riflusso, possono ottenersi potenti correnti di cacciata, spesso dispongonsi i due moli tra di loro convergenti, così da racchiudere un vasto specchio acqueo, atto a servire da avamporto...
(NdR: vedi foto sotto moli di Porto Corsini di Ravenna):
...A proposito dei tipi e strutture delle opere di difesa le palafitte imbottite di scogliera sono particolarmente adatte al caso di opere esposte a moderate agitazioni, in piccole profondità e su fondo mobile; consistono in due o più file di pali di legno o cemento armato disposti, nelle fronti, quasi a contatto, e collegati da filagne, traverse, controventi e tiranti, formanti una specie di gabbia, riempita poi di pietrame e coronata da una sovrastruttura muraria.
La fronte esterna viene generalmente protetta addossandovi una gettata di pietre più grosse. Il tipo riesce soprattutto conveniente nella costruzione di moli guardiani dei porti-canale aperti su spiagge sottili "...
---------------------------
...(**)
Particolari
Tutte le attività dei pescherecci
(l'ormeggio, il rifornimento di carburante, il carico e lo scarico delle reti,
lo scarico del pescato, la manutenzione,…) resterebbero nel vecchio bacino,
dragato e tenuto con una manutenzione di dragaggio annuale a profondità -4 mt.,
come prevista dall'ing. Mati fin dal 1907.
Inoltre non bisogna dimenticare che
l’ormeggio nel bacino vecchio è il più sicuro, in quanto esso è riparato da
tutti i venti: i pescherecci vi possono stare ormeggiati anche se legati con un
filo di lana !
Altro aspetto positivo è quello
della manutenzione delle carene: sostando sul fiume e quindi nell'acqua dolce,
la vernice con cui sono protette resiste anche 2/3 anni e quindi si evita per
lungo tempo tutta la costosa operazione di tirata in secco sullo scalo di
alaggio per il "rinfresco" della stessa. E' risaputo che le carene
degli scafi che sostano in acqua salata (Ortona, Vasto, Giulianova,...)
resistono a mala pena un anno, per la formazione di alghe e soprattutto di
denti di cane, che condizionano pesantemente lo scivolamento di esse nell'acqua
durante la navigazione e causano quindi anche un aggravio di consumi di
carburante.
Le stesse motovedette della Guardia
Costiera potrebbero tornare ad ormeggiarsi dentro il porto-canale, nel punto
più o meno di fronte agli uffici della Capitaneria posti sulla banchina sud,
vicino alla sede della Direzione Marittima: lì potrebbero essere a contatto
diretto del Comando ed avere la comodità e la sicurezza del nuovo ingresso di
nord-est, in caso di emergenza, anche con condizioni meteo-marine avverse e
certamente in condizioni migliori di quelle dell’ingresso notoriamente difficile,
perché rivolto a sud, del porto turistico, dove sono adesso ospitati.
Abbiamo detto sopra di quanto
dovrebbe essere il dragaggio annuale e nella Piattaforma abbiamo spiegato le procedure da seguire. Sul
fatto che la draga sia fissa e di proprietà dell’Amministrazione, come qualcuno
con leggerezza reclama, o piuttosto affittata annualmente, visto che lo Stato
cerca invece di avere meno oneri fissi possibili, non dubitiamo che
quest’ultima sia la soluzione migliore.
Anche sotto l'aspetto turistico, le
attività marinare del vecchio bacino sono sempre state un'attrazione e tali
continuerebbero a restare. A tale scopo non sarebbe male eliminare il recinto
che avvolge la banchina sud e aprirla alla vista come la banchina nord, visto
oltretutto che le operazioni commerciali o passeggeri verrebbero
trasferite completamente più fuori, verso l'area ex-Cofa, il molo sud e la
darsena del bacino di levante.
La banchina nord, all'altezza dello
scalo di alaggio, va raddrizzata e la zona attualmente sempre in secca va
colmata con una nuova banchina da mettere a disposizione dello scalo.
Si risolverebbero tre problemi:
l'esigenza dello scalo di alaggio di avere più spazio, eliminare il ristagno
dei fanghi nell'area a ridosso della Madonnina e velocizzare in quel punto la
corrente del fiume.
Inoltre parte della nuova banchina,
che chiameremo “della Madonnina”, può essere dedicata solo e soltanto
all’attracco dei pescherecci che devono scaricare il pescato.
L’esigenza di avere uno spazio
sempre libero per lo scarico è molto sentita da anni e non si è mai riusciti
prima a risolvere il problema.
Così invece potrebbe anche essere ripristinato
il servizio degli scaricatori (“sbalzocchi”) del mercato ittico, a mezzo
di motocarrozzette, evitando l’andirivieni sulle vecchie banchine dei camion di
cui oramai ogni peschereccio ha dovuto dotarsi (l’argomento del cattivo
funzionamento del mercato ittico merita una relazione a parte, come pure l’uso antieconomico
e dannoso per l’ambiente delle cassette di polistirolo. I servizi portuali e i
rifornimenti per i pescherecci, economizzando sui costi, potrebbero essere
riuniti sotto un’unica cooperativa dal nome “Giuseppe Gasparroni”).
A qualsiasi ora, quella banchina
dovrebbe offrire ai pescatori questo servizio di scarico ( raddrizzando la
vecchia banchina nord verso la canaletta si velocizza il flusso del fiume e in
quel punto non ci saranno più secche del normale):
Banchina della Madonnina |
Sulla sinistra del disegno sopra
riportato c'è il fiume Pescara, cioè a monte del porto-canale.
Il fiume Pescara-Aterno, come
autorevolmente descritto nel post
"Il fiume Pescara" dall’ing. Mario Russo, in questo stesso blog, è un buon fiume, il secondo in Adriatico centrale per la sua portata dopo il Po, con
una portata quasi costante per tutto l'anno e anche se negli ultimi anni è
stato privato di parte delle sue acque, per scopi irrigui o per le centrali
idroelettriche o per usi industriali e civili, rimane un buon fiume. (Sarebbe
ora, secondo il nostro parere, di smetterla di prelevare ulteriormente la sua
acqua per evitare che faccia la fine del fiume Colorado e di altri fiumi, che
arrivano alla foce ridotti a un rigagnolo.
Negli ultimi 10 anni la sua portata è passata da 50 mc/s a 40 mc/s.
Non sappiamo ancora se sono vere le voci di ulteriori prelievi della sua acqua, ma è bene che la Regione li impedisca e tenga sotto controllo la portata del fiume ed eviti che la “deregulation” amministrativa ne causi la fine).
Negli ultimi 10 anni la sua portata è passata da 50 mc/s a 40 mc/s.
Non sappiamo ancora se sono vere le voci di ulteriori prelievi della sua acqua, ma è bene che la Regione li impedisca e tenga sotto controllo la portata del fiume ed eviti che la “deregulation” amministrativa ne causi la fine).
Peccato che gli scarichi civili dell'area metropolitana Chieti-Pescara, dei paesi delle vallate, degli scarichi industriali (pochi) abbiano alterato la qualità delle sue acque che prima si potevano bere.
I problemi del porto, cioè della
possibilità di scaricare a mare in maniera economica (9/10 euro al mc.) i
fanghi che si accumulano nel bacino vecchio, quando bisogna dragarlo, cioè ogni
anno, derivano tutti da questa causa: l'inquinamento più o meno forte del
fiume.
Ogni volta è questo il problema. Ma
non è il porto che inquina. E' il fiume che non è in buono stato (l'obiettivo del suo risanamento, fissato dall'Unione Europea, è da
raggiungere entro il 2015, con la pena di pesanti sanzioni), e quando vi
arriva ne determina la condizione dei fanghi da dragare.
Ma, se non ci fosse il porto alla
foce, comunque il fiume condizionerebbe con le sue acque quelle di balneazione.
Quindi il fiume deve essere bonificato (come ribadito dal direttore del Ministero dell'Ambiente, il dott. Caliendo, nei giorni scorsi), che ci sia un porto alla sua foce
oppure no. Siccome il porto c'è, purtroppo sono più evidenti a tutti i
cittadini le difficoltà che ci sono per il dragaggio piuttosto che fare il
bagno in acque di cui non si sa o non si vede la qualità.
Quindi la priorità è quella di bonificare il fiume che comunque è un'operazione doverosa sotto il profilo ambientale.
La zona dentro la diga foranea è
oramai destinata all'interrimento, dato che già ora le secche di sabbia
prodotte dalla stessa, arrivano fino alla punta del vecchio molo nord, a vista
(vedi linea di riva attuale nel disegno); ma arrivano dalla spiaggia antistante
la Lega Navale e il circolo velico Il Quadrante, sotto il sottile strato
d'acqua, fino alla diga stessa.
Bisogna lasciare, secondo noi, che
la natura faccia il suo corso, cioè che si insabbi naturalmente più o meno come
nel disegno, e che quella zona diventi una "spiaggia libera del
porto". E del popolo.
il progressivo interrimento creato dalla diga porterà alla formazione di una spiaggia la cui linea di battigia (di riva futura) dovrebbe essere più o meno quella segnata |
L’aspetto importante rimane comunque quello del prolungamento del molo nord fino oltre la diga che bloccherebbe gli interrimenti che sarebbero creati dalla diga stessa nel bacino di levante e nel canale di accesso e che a tutt’oggi invadono la parte navigabile dell’avamporto.
Ancora in queste settimane sono stati molti i pescherecci finiti sulle
secche createvi dalla diga.
L'intento complessivo è insomma
quello di sistemare le strutture portuali rispettando i paraggi marittimi di
Pescara, che ”non permettono di trovare grosse profondità che a grandi distanze
dalla costa, costituita da bassi fondali sabbiosi” ( l’ufficiale della Regia
Marina Gino Albi, ne “L’Abruzzo marittimo”, 1915).
Il porto di Pescara non può
essere, secondo noi e le tradizioni, che un porto-canale (Gino Albi), che
d'altronde ha costituito per un secolo la più grande risorsa della città.
Pur non dimenticando che il traffico
dei prodotti petroliferi e passeggeri (traghetto) costituiscono le altre realtà
che danno ulteriore ricchezza ed hanno bisogno delle giuste strutture, che
pensiamo si potrebbero risolvere con il bacino di levante, come viene inserito
nel nuovo progetto.
Giuste però, non dimenticando le caratteristiche dei paraggi, che non consentono la realizzazione di un porto di grande respiro. Insomma il porto di Pescara non può essere il porto di Napoli o Genova o Taranto. Però ci sembra questo il modo di soddisfare le esigenze di tutti gli operatori attuali del porto.
Bisogna fare, secondo noi, il passo giusto secondo la gamba.
Per realizzare tali modifiche sono sufficienti 20 milioni di euro, secondo il parere dei tecnici che ci accompagnano, e 400/800 mila euro circa di manutenzione di dragaggio annuali (vedi Piattaforma).
Il costo delle strutture dei porti sono a carico dello Stato, come di solito, ma con un risparmio notevole, in questo caso, rispetto al P.R.P. del Comune.
Quindi lo Stato, date le difficoltà economiche del momento, risolverebbe il problema del Porto di Pescara con un piccolo investimento.
Il dragaggio generale e quello annuale sono invece a carico della Regione, come affermato ultimamente anche in Parlamento dal Sottosegretario alle Infrastrutture.
Il tutto in modo che:
- i pescherecci, che sono circa 60,
e che costituiscono l'ossatura commerciale del porto e ne fanno il più
importante della regione, abbiano un comodo e sicuro rifugio;
- le navi petroliere, che hanno già
adesso il collegamento diretto con la pipe-line sulla banchina di riva, possano
continuare a movimentare i loro carichi senza problemi, dal nuovo molo nord, se per motivi di sicurezza non possono attraccare alle banchine della darsena per la presenza dei traghetti;
- il traghetto per la Croazia (o i
traghetti ?) siano di nuovo del tipo Tiziano, visto il fallimento dell'aliscafo
Pescara Jet anche in quel di Ortona, l’estate scorsa. I consumi di carburante
dell'aliscafo rendevano la tratta redditizia solo con il massimo dei passeggeri
e delle auto trasportati, nel mese di Agosto.
La soluzione, anche secondo gli
agenti marittimi, è orientata verso un traghetto che dovrebbe assicurare una
tratta giornaliera per tutto l’anno come in passato, funzionante anche se non
si dovessero verificare sempre le migliori condizioni economiche per la
compagnia che effettua la tratta, ma almeno costantemente quelle sufficienti;
- la diga foranea (al cui esterno potrebbero essere rimessi alcuni
trabocchi per la pesca) non sia più un
grosso errore del passato ma una possibilità per il futuro: la nuova grande
spiaggia libera (servita dai vecchi trabocchi, adibiti a bar e ristoranti).
Naturalmente questo rappresenta solo l'aspetto "marittimo" del Piano Regolatore Portuale, come noi lo vediamo.
Abbiamo delle idee e proposte anche per quanto riguarda il suo aspetto "terrestre".
Ma, per questo aspetto, vorremmo anche la collaborazione e l'aiuto dei professionisti locali, chè pure ce ne sono di autorevoli e capaci.
Naturalmente questo rappresenta solo l'aspetto "marittimo" del Piano Regolatore Portuale, come noi lo vediamo.
Abbiamo delle idee e proposte anche per quanto riguarda il suo aspetto "terrestre".
Ma, per questo aspetto, vorremmo anche la collaborazione e l'aiuto dei professionisti locali, chè pure ce ne sono di autorevoli e capaci.
E' questo un momento difficile per
il paese e per la città e quindi secondo noi bisogna agire con coraggio e
modestia.
La passione per i luoghi in cui
siamo nati, dove abbiamo fatto le esperienze più significative e gli errori che
ci hanno insegnato a vivere, ci porta a dare questo contributo alla città e ai
suoi cittadini, sperando che, superando anche le valutazioni degli “esperti” o
piccoli interessi di parte, possa essere utile e ... realizzato.
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a cura di
-Lucio Di Giovanni, comandante del M/P
“Maria Teresa” e presidente dell’Associazione Armatori
-Romeo Palestino, comandante
del M/P “Nausicaa” e vice presidente dell’Associazione Armatori
-Francesco Scordella, comandante del M/P “Cuore di Gesù” e rappr.te dell’Ass.
Armatori presso la CCIAA
-Guerino D’antonio, Comandante del M/P “Duca di Genova” e dirigente dell’Associazione Armatori -Antonio Spina, ex-pescatore, Foglio di ricognizione
del 14/04/1970 – gente di mare n° 9222/3a Libretto di navigazione n° 11449/1° del 29/07/1987-Patente vela-motore, senza
alcun limite dalla costa, n° 3300 del 13/04/1999
con la consulenza dell’arch. Alberto
Polacco, Esperto di pianificazione portuale, già segretario generale del Porto di
Ravenna
Consegnato alla Direzione Marittima di Pescara il 1 febbraio 2012 e allegato alle Osservazioni dei comandanti alla VAS del PRP il 14 giugno 2012.
(agg.ta 19/8/2014)
(agg.ta 19/8/2014)
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P.S. del 11 febbraio 2014:
forse non è chiaro ad essi, che sono stati concordi con la costruzione delle disastrose strutture portuali, che NOI stiamo correggendo (con pochi soldi e definitivamente) i LORO errori passati (e quelli dei progettisti e dei politici che li hanno assecondati).
Quando se ne accorgerà anche la pubblica opinione, dovranno emigrare. Ma sarebbe meglio che non se ne accorga, in fondo.
Altrimenti, emigreremo noi.
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Proposta porto: Aggiornamento del 29 gennaio 2014
Durante questi mesi, in cui la nostra Proposta è stata sottoposta alla VAS del PRP e al pubblico (degli operatori portuali, dell’Amministrazione e dei cittadini), le critiche rivolte ad essa sono state essenzialmente queste:
- che il bacino di evoluzione è piccolo
- che solo due banchine potrebbero essere poche
- che la presenza della petroliera impedisca l'attracco al traghetto o ai traghetti (per questo vedi agg.to sopra del 19/8)
Per quanto riguarda il bacino di evoluzione che non fosse piccolo è stato dimostrato però dall’ingresso in porto “di prova”, effettuato dalla nave cisterna “ASSIA”, di 140 metri, il 20 gennaio 2014.
L’ASSIA pare che dovrebbe effettuare il traffico dei carburanti (per Di Properzio) non appena sarà completato il dragaggio. Attualmente ha potuto manovrare perché è una nave a chiglia piatta e quindi i fondali della darsena, non ancora riportati alla loro profondità naturale di 6,5/7 metri, sono stati sufficienti perché la nave facesse l’evoluzione.
L’aspetto importante è che la nave ha compiuto l’evoluzione nell’area attualmente dragata che corrisponde quasi esattamente a quella della Proposta (quella in rosso).
Una volta che sarà completato il dragaggio e i fondali saranno stati riportati a quelli naturali, è necessario che sia impedito alla diga di creare di nuovo gli interrimenti (realizzando il nuovo molo nord) e che sia consentito al fiume di sfociare al largo (tagliando quei 100 metri circa che insistono sul nuovo canale di accesso).
Quindi per quanto riguarda l’evoluzione delle navi, non ci sarebbero problemi:
Proposta di soluzione per il porto di Pescara: aggiornamento del 20/01/2014: il nuovo molo nord dovrebbe essere rientrato di circa 30 metri (in rosso) |
Aggiornamento alla Proposta: al termine del vecchio molo nord la piazzetta Teatro e musica. L'area di evoluzione della darsena è superiore ai 200 metri. La nuova banchina arretrata sul nuovo molo nord è lunga circa 210 metri e profonda 30. Il nuovo canale di accesso verso Nord-Est (greco) è lungo circa 500 metri e largo circa 120 metri. Le profondità NATURALI dei fondali vanno dai 6,5 metri della attuale banchina di riva (lunga 180 metri) ai 12/13 metri alla imboccatura del nuovo canale di accesso, oltre la diga foranea per circa 230 metri. Inoltre è stata prevista la NUOVA VASCA DI COLMATA,nell'angolo fra il nuovo molo nord e la diga, necessaria nel momento in cui la banchina di levante sarà ripulita dai materiali del dragaggio straordinario del 2013 e adibita a servizio del traffico passeggeri La nuova vasca.servirà per la manutenzione ordinaria annuale di dragaggio, prevista intorno ai 60,000 mc all'anno. I nuovi trabocchi, per la pesca verrebbero installati sui due nuovi moli, oltre la diga e oltre il braccio di levante. Nell'immagine si vedono piccoli, ma nella foto sotto stante si vede il modello standard da noi previsto. E dovrebbero essere di questa forma. Come è scritto nella Proposta i vecchi trabocchi diventerebbero invece dei ristorantini tipici e pubs dove trascorrere piacevolmente qualche ora di sosta davanti al mare. |
un trabocco tipico |
Per quello che può essere il traffico mercantile (quello petrolifero) la lunghezza delle banchine e l’area di evoluzione assicurano agli operatori commerciali anche in futuro la continuità delle operazioni di carico e scarico dei petroli (la pipe-line sulle banchine è già operativa).
Per quanto riguarda le merci, abbiamo già detto che il porto di Pescara non ha aree sufficienti per lo stoccaggio delle stesse e per questo motivo il porto commerciale è quello di Ortona (insieme a quello di Vasto).
Ma comunque che qualche nave mercantile possa attraccare e scaricare (o caricare ?) quei rotoli di acciaio che abbiamo visto in passato (o altro ?) è possibile e non ci sarebbero problemi in quanto le strutture della nostra Proposta (banchine e piano di lavoro) assicurerebbero anche questo tipo di piccolo traffico di merci.
Il porto comunque rimane un porto per traghetti passeggeri (ro-pax) e per il traffico petrolifero.
Per quanto riguarda invece le banchine di accosto, esse potrebbero essere anche quattro, invece che due.
Se si modificasse leggermente il nuovo molo nord, rientrandolo di 30 metri circa sul lato sopravvento, verso nord, e con una lunghezza pari all’incirca a quella della darsena, si creerebbe una nuova banchina con una larghezza di 30 metri, una lunghezza di 210/230 metri e una profondità dei fondali naturale fra i -6,5 metri e i -7,5/-8 metri. Che tale rimarrebbe non essendo più soggetta agli interrimenti creati dalla diga foranea.
Su questa terza banchina potrebbero accostare, durante tutto l’arco dell’anno, essendo una banchina riparata da tutti i venti dominanti, navi passeggeri, anche di media grandezza.
C’è da precisare che comunque il flusso del fiume non subirebbe modifiche sostanziali a quelle da noi già previste, se si allarga la banchina sulla sinistra (a nord) con un angolo pari al flusso di Reynolds (11,8 °) e poi restringendola con un uguale angolo, alla estremità della darsena.
Inoltre rimarrebbe utilizzabile la quarta banchina di accosto lungo il nuovo canale di uscita, largo 120 metri circa, lungo 350/400 metri, e profondo dai -7,5 ai -12 metri naturali, in quel punto.
Come detto sopra, però, questa banchina sarebbe disponibile solo d’estate, quando il moto ondoso dominante non è pericoloso e non disturberebbe un’eventuale nave all’ormeggio. Però sarebbe disponibile per navi passeggeri anche di dimensioni più grandi, date le misure della banchina e la profondità naturale dei fondali.
Allo stato attuale dei trasporti marittimi regionali e nazionali ci sembra che avere un traghetto giornaliero con Spalato sarebbe già un grande risultato (da piazzare su una banchina).
A questo proposito ci preme ricordare che il fallimento del collegamento con la Croazia da Ortona dell’aliscafo Pescara Jet fallì sia perché la sede portuale non era idonea al traffico passeggeri (cosa vanno a fare i passeggeri ad Ortona ? E’ pur sempre una centro secondario per il traffico passeggeri !) e per i consumi eccessivi dell’aliscafo che rendevano la tratta conveniente per la compagnia solo in alcuni giorni del mese di Agosto con il massimo dei passeggeri imbarcati.
Per questo motivo riteniamo che gli operatori portuali debbano rivolgere l’attenzione a collegamenti effettuati con un traghetto che renda la tratta conveniente per la compagnia anche in periodi “normali”.
Sarebbe opportuno dirigere l’attenzione verso la soluzione, con traghetti con motori a gas liquefatto, indicati anche dalla UE come combustibile ecologico futuro per le navi, tipo la Viking .
Ma anche due traghetti bisettimanali, che si alternino, con Trieste (quindi con la Mittel-europa) e con la Grecia o l’Albania, avrebbero la possibilità di accostare su un’altra banchina.
La petroliera, a detta degli operatori stessi, ha bisogno di due/max tre accosti settimanali, anche solo notturni (per il traffico petrolifero non è previsto in futuro un suo incremento, in quanto tende alla stabilità attuale).
Una nave passeggeri di piccola/media grandezza potrebbe avere disponibile quindi la banchina ricavata sul nuovo molo nord, di fronte alla darsena.
E il nuovo canale di accesso, d’estate, può ospitare anche una nave passeggeri più grande.
E sono quattro.
Se gli operatori portuali riuscissero a programmare tutti questi contatti o previsioni, sufficienti ad assicurare il traffico passeggeri nel porto, sarebbe un miracolo.
Allo stato attuale però non ci risulta che si stiano attivando in questo senso.
La petroliera, a detta degli operatori stessi, ha bisogno di due/max tre accosti settimanali, anche solo notturni (per il traffico petrolifero non è previsto in futuro un suo incremento, in quanto tende alla stabilità attuale).
Una nave passeggeri di piccola/media grandezza potrebbe avere disponibile quindi la banchina ricavata sul nuovo molo nord, di fronte alla darsena.
E il nuovo canale di accesso, d’estate, può ospitare anche una nave passeggeri più grande.
E sono quattro.
Se gli operatori portuali riuscissero a programmare tutti questi contatti o previsioni, sufficienti ad assicurare il traffico passeggeri nel porto, sarebbe un miracolo.
Allo stato attuale però non ci risulta che si stiano attivando in questo senso.
P.S. del 11 febbraio 2014:
forse non è chiaro ad essi, che sono stati concordi con la costruzione delle disastrose strutture portuali, che NOI stiamo correggendo (con pochi soldi e definitivamente) i LORO errori passati (e quelli dei progettisti e dei politici che li hanno assecondati).
Quando se ne accorgerà anche la pubblica opinione, dovranno emigrare. Ma sarebbe meglio che non se ne accorga, in fondo.
Altrimenti, emigreremo noi.
e del 23 luglio 2014:
Contrariamente a quello che ha detto alla stampa il pilota del porto Leonardo Costagliola, noi (cioè io e i tecnici che mi accompagnano, soprattutto l'arch. Alberto Polacco, già segretario generale del porto di Ravenna ed esperto di pianificazione portuale) siamo del parere che non si debbano fare i porti a misura delle navi in circolazione, ma si debbano trovare le navi adatte al porto.
Contrariamente a quello che ha detto alla stampa il pilota del porto Leonardo Costagliola, noi (cioè io e i tecnici che mi accompagnano, soprattutto l'arch. Alberto Polacco, già segretario generale del porto di Ravenna ed esperto di pianificazione portuale) siamo del parere che non si debbano fare i porti a misura delle navi in circolazione, ma si debbano trovare le navi adatte al porto.
Che è in sostanza quello che ha fatto Di Properzio, che ha ricominciato a scaricare i carburanti senza problemi.
Per il semplice motivo che, mentre le misure delle navi possono cambiare facilmente e le loro caratteristiche anche, le strutture e gli assetti dei porti sono fortemente legati alle caratteristiche dei paraggi marittimi (profilo costiero, natura dei fondali, moto ondoso prevalente, interrimenti, etc...) che non possono essere modificati, a meno di arrecare danni all'ambiente naturale.
Che deve essere sempre un punto fermo di un progettista portuale.
La versione definitiva della Proposta Alternativa |
La possibilità che il porto sia autosufficiente dal punto di vista energetico può essere dato da ruote a pale (tipo mulini) o a rulli che generano l'energia sufficiente se disposte lungo la canaletta che ha in media 3 nodi di corrente per tutto l'anno. |
Appendice 1:
con le barche lungo il fiume dal porto all'aeroporto
con le barche lungo il fiume dal porto all'aeroporto
La nostra Proposta ricalca praticamente l'assetto portuale di porto-canale progettato e realizzato intorno al 1900 dagli ingegneri del Re Vittorio Emanuele II.
E' stato verificato durante tutto un secolo di vita "marinara", fino a quando non è stato rovinato dal lisciamento delle palafitte dei due moli guardiani e dalle opere a mare degli ultimi 15 anni (diga foranea e braccio di levante) e quindi è esente da "pericolose" invenzioni.
L'intento nostro era quello di ripristinare il vecchio assetto, già sperimentato, e che quindi non desse adito a criticità ambientali e strutturali particolari.
E' di una semplicità estrema e risolve tutte le problematiche marittime e terrestri inerenti lo svolgimento delle vecchie attività portuali (pesca) e delle nuove (traffico petroli e passeggeri).
Quello che era l'unico dubbio che avevamo, cioè lo scorrimento del flusso del fiume dalla canaletta al nuovo canale di uscita, è stato matematicamente fugato dai calcoli dell'ingegnere aerospaziale Matteo Orazi.
Non ha bisogno quindi, secondo noi, di complessi studi di fattibilità, ma comunque ogni verifica su di essa è bene accetta.
Per cui abbiamo fatto una riflessione:E' stato verificato durante tutto un secolo di vita "marinara", fino a quando non è stato rovinato dal lisciamento delle palafitte dei due moli guardiani e dalle opere a mare degli ultimi 15 anni (diga foranea e braccio di levante) e quindi è esente da "pericolose" invenzioni.
L'intento nostro era quello di ripristinare il vecchio assetto, già sperimentato, e che quindi non desse adito a criticità ambientali e strutturali particolari.
E' di una semplicità estrema e risolve tutte le problematiche marittime e terrestri inerenti lo svolgimento delle vecchie attività portuali (pesca) e delle nuove (traffico petroli e passeggeri).
Senza considerare che la nuova spiaggia libera del porto sarebbe un’oasi caraibica !
Quello che era l'unico dubbio che avevamo, cioè lo scorrimento del flusso del fiume dalla canaletta al nuovo canale di uscita, è stato matematicamente fugato dai calcoli dell'ingegnere aerospaziale Matteo Orazi.
Non ha bisogno quindi, secondo noi, di complessi studi di fattibilità, ma comunque ogni verifica su di essa è bene accetta.
alla luce delle vicende ultime sul dragaggio (ineffettuato) e sulle conseguenze sulle attività portuali che esse comportano, siamo arrivati alla conclusione che il dragaggio del porto, che assomma a circa 500.000 mc. in tutto il porto e non ai soli 70.000 dell'avamporto, debba per forza essere effettuato prima (cioè subito) della costruzione delle strutture previste dalla nostra Proposta. E contemporaneamente il Ministero recepisca la nostra Proposta e avvii la procedura di legge dopo aver fatto completare dalle sue maestranze interne i calcoli definitivi, i computi metrici, etc...
In fondo ne ha la possibilità e si ritrova pronto e gratuito il progetto di base.
Perchè, come dice giustamente il comandante Guerino D'antonio, dirigente dell'Ass. Armatori, anche se si riuscisse a dragare l'avamporto di quei soli 70.000 mc., operazione su cui si è impegnato il Commissario Testa, dopo due/tre mesi la diga riporterebbe la sabbia nel solco del canale di accesso, vanificando quanto fatto.
A meno che non si costruisca subito il nuovo molo nord, come previsto dalla ns. Proposta, che costituirebbe uno sbarramento all'avanzata della sabbia e contemporaneamente la parte nord del nuovo canale di accesso.
E' questo il problema principale del porto di Pescara. La diga foranea !
Figuriamoci se una diga ancora più grande e spessa, come prevista nel P.R.P. degli ingg. Noli e De Girolamo e dell'arch. Pavia, può essere una soluzione.
L'esperienza fatta con l'attuale diga non ha portato loro consiglio.
Particolari della parte terrestre
Luglio 2012
Sulla parte “marittima” della nostra Proposta non abbiamo dubbi, o quasi.
Sulla parte “terrestre” è bene
accetta la collaborazione degli Ordini professionali locali. Ma intanto facciamo alcune proposte:
1) L’idea del teatro all’aperto dell’arch. Palladini, presidente
dell’Ordine, da realizzare dietro la piazzetta della Madonnina, ci sembra vada
attentamente valutata.
Si tratta di integrarla con la piazzetta, che adesso è un ritrovo per i
cittadini. E si tratta di integrarla con i due circoli velici, LNI e Il
Quadrante, che non
dovrebbero opporsi ad un eventuale spostamento più vicino al mare, perché
più l’area si insabbia, più essi si allontanano dalla riva. E quindi i velisti hanno
sempre più difficoltà a mettere le derive in acqua.
Conosciamo bene le esigenze dei derivisti e sappiamo che la distanza tra la
zona di rimessaggio e la battigia, dove vengono messe in acqua le derive, non
può essere troppa, chè altrimenti l’operazione di alaggio sarebbe faticosa.
Quindi avvicinarsi alla battigia (che per l’effetto di interrimento della
diga foranea si è allontanata dal rimessaggio) può essere conveniente.
2) L’oasi naturale. Ha segnalato Augusto De Sanctis, referente acque del WWF,
che collabora con l’Ass. Armatori anche
per il dragaggio, nelle sue Osservazioni al P.R.P. in fase di VAS, che la
spiaggia cresciuta con l’interrimento creato dalla diga foranea è diventata
rifugio naturale di specie di uccelli nordici rari (Mugnaiaccio, Fratino, etc...)
e sulle dune sono ricresciute spontaneamente piante rare (più o meno intorno ai primi trabocchi). De Sanctis sta già collaborando
con l’assessore comunale all’Ambiente Isabella
Del Trecco per fare, di parte di quell'area, una riserva delimitata. Quindi
bisognerebbe raccordare il tutto: circoli velici, teatro all'aperto, riserva
naturale.
3) Come relazionato nella Proposta di soluzione portuale, siamo dell’idea che la banchina sud del bacino vecchio,
dove ormeggiano i pescherecci, vada aperta alla vista come quella nord,
abbattendo la recinzione attuale. Si renderebbero turisticamente attraenti le
attività marinare anche da quel lato, con l’esposizione delle reti al sole e la
vista dei retieri che lavorano.
Il marciapiedi andrebbe rifatto e adeguato alla passeggiata. Con una doppia
alberatura a fare ombra ed estetica (com’era,
foto sotto, il Viale al Porto ai primi del '900, tra la Fortezza di Pescara
vecchia e la sponda sud).
Viale al Porto: primi del '900 |
La recinzione del porto passeggeri dovrebbe incominciare tra la rotatoria interna (troppo grande, da ridimensionare, se non da togliere !) e il palazzetto rotondo della stazione marittima.
4) Sul palazzetto potrebbero essere costruiti un piano superiore di attesa (tutto a vetrate) e una cupola che funga da torre di controllo del porto-canale. Non sappiamo se le strutture del palazzetto però lo permettono, ma è da valutare. La cupola avrebbe da quella altezza la vista su tutto il porto, passeggeri e peschereccio, a 360°.
vista in pianta google earth dell'area della stazione maritima (è quella rotonda, o decagonale)
5) Nell’area ex-Cofa e dintorni una struttura dovrebbe essere dedicata a
silos-parcheggio auto passeggeri, esigenza molto sentita dai forestieri negli
anni passati, ai tempi del traghetto Tiziano, che ci chiedevano, sul sito web
del porto, dove poter lasciare l’auto, prima di imbarcarsi per la Croazia.
Ma se ne andavano in un altro porto
(Ancona), non trovandolo.
6) Anche la zona cantiere sarebbe
un’attrattiva turistica. Va bene, secondo noi, il tipo di recinzione attuale
con cristalli e anzi andrebbe adottata anche per il prolungamento della sua
nuova area, prevista nella ns. Proposta, con la nuova banchina della Madonnina.
7) L’idea che circola da alcuni anni, e che
è stata riproposta ultimamente, di collegare l’aeroporto al porto passeggeri con dei motoscafi
leggeri, merita, secondo noi, di essere
accolta e realizzata: sarebbe un collegamento utile, oltre che turisticamente
attraente. Lo abbiamo apprezzato, come turisti in Inghilterra, per esempio in
quel di Stratford sul fiume Avon:
Gli accosti dell’area portuale potrebbero essere nella canaletta, davanti alla stazione marittima, e, di fronte, sulla nuova banchina della Madonnina. |
Il trattopiù importante (porto-aeroporto) dovrebbe andare da queste aree portuali finoal laghetto dell’Ippodromo e al boschetto adiacente. Ma potrebbe proseguire
come itinerario turistico fino al punto in cui il fiume è navigabile (sperando
che ad esso non venga tolta altra portata dalle centrali idroelettriche di
Villanova e Santa Teresa o dagli scopi irrigui. Per questo motivo e per la navigabilità del porto-canale bisognerebbe che l’Amministrazione stia allerta su questo problema).
Delle fermate intermedie
potrebbero essere poste all’altezza del Comune (ponte Risorgimento, e quindi
Stazione FF.SS.) e, ancora più a monte, all’incrocio fra la circonvallazione e
l’asse attrezzato.
Due fermate sono più che
sufficienti, altrimenti si rischierebbe che la passeggiata sia troppo
interrotta e a danno quindi del godimento del panorama.
Il fiume nel tratto dal porto all'aeroporto |
Il fiume intorno all'Ippodromo e vicinissimo all'aeroporto
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Appendice 2
l'exCOFA-PP2: completamento della Proposta
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(agg.to 31/8/2014)