Translate

domenica 19 maggio 2019

Se questo fosse un porto


Questa seguente è la prima edizione del Piano Regolatore Portuale di Pescara (2006) prevista dalle Amministrazioni di centro-destra e di centro-sinistra del Comune e della Regione.


Figura 1: il PRP originale prevedeva la deviazione del fiume, a W del fiume deviato la darsena pescherecci, a Est del fiume deviato il bacino commerciale. In colore marrone la strutture attuali, in colore grigio quelle previste, fra cui l’allungamento verso E della diga foranea.


Le prime contestazioni al PRP vennero dai pescatori stessi che si rifiutarono di essere messi nella darsena pescherecci a W del fiume deviato (per l’ingresso pericoloso, per l’avamporto piccolo e sotto maestrale, per l’ormeggio in acqua di mare, etc…) e ad esso si opposero sia con una raccolta di firme all’unanimità presentata in Capitaneria, sia con le Osservazioni fatte in fase di VAS regionale, da essi e anche dagli ingegneri di Pescara.

Di fronte a questa opposizione, le Amministrazioni decisero d’accordo con i progettisti di eliminare dal PRP la darsena pescherecci e permettere che il porto-canale e il fiume deviato siano utilizzati anche dai pescherecci (era previsto solo per i piccoli motoscafi).

Questa seguente fu la prima modifica al PRP:


Figura 2: il PRP ridotto. Nel cerchio rosso la strettoia del Ponte del Mare (42 metri di larghezza, -4 metri di profondità).


Ma anche così la nuova soluzione non andava bene perché i pescherecci sarebbero stati costretti a rientrare nella stretta imboccatura del fiume deviato (70 metri, verso levante), dedicato originariamente ai piccoli motoscafi ormeggiati nei circoli nautici disseminati lungo le sponde del fiume. 
Infatti i pescatori, che già si lamentano dell’attuale ingresso di scirocco largo 180 metri, come potrebbero rientrare in quello di 70 metri (verso levante) ?

Poco dopo si scoprì che il fiume deviato, che avrebbe dovuto avere una larghezza di 70 metri e una profondità di -4 metri, progettato così per permettere il deflusso dei sedimenti dal canale interno  ed evitare nuovi dragaggi, non passava sotto il Ponte del Mare, dove c’è una larghezza possibile di soli 42 metri fra i due pilastri principali del ponte stesso.

Così l’ultima soluzione del PRP fu questa:


Figura 3: in colore rosso, verde, azzurro il fiume deviato. Il PRP ridotto con la nuova darsena pescherecci (nel cerchio rosso scuro) all'interno del bacino commerciale. Nel cerchio rosso chiaro la strettoia sotto il Ponte del Mare.


Cioè i progettisti hanno pensato di risolvere il problema della strettoia aumentandone la profondità. Ma per compensare la larghezza di 42 metri la profondità dovrebbe essere di circa -7 metri. Infatti se si riduce la larghezza, secondo i principi della fluido dinamica, si deve aumentare la profondità di una misura tale da avere una sezione di uguale area (v. figura seguente).                                                                 

Ma tale sezione dovrebbe essere mantenuta fino alla foce per evitare l’effetto scalino sul fondo del fiume (-4, poi -7, poi di nuovo -4 metri): cioè bisogna mantenere la profondità di -7 metri e la larghezza di 42 metri dal ponte fino alla foce, e allargarla di nuovo in raccordo con la nuova imboccatura di 70 metri del fiume deviato (il varco aperto nella diga foranea), mantenendo la stessa profondità.

Ora, tutto il progetto del PRP si basa sull’esigenza dell’Amministrazione di eliminare il problema del dragaggio del porto-canale, ma, restando la strettoia sotto il Ponte del Mare, esso dovrà essere dragato come sempre sia per permettere ai pescherecci di manovrare sia per il rischio esondazione del fiume.


 
Figura 4: sezioni del fiume deviato sotto il Ponte del Mare nel PRP di Pescara.


Ma ciononostante gli Amministratori e i progettisti del PRP hanno pensato di risolvere il problema della difficoltà dei pescherecci a rientrare nel fiume deviato (perlomeno i più grossi) spostando il loro ormeggio sull’ultimo tratto della canaletta attuale, che invece secondo il PRP doveva essere tombato a cemento.

Se questo fosse un porto progettato bene, si sarebbe previsto che l’ormeggio dei pescherecci nell’ultimo tratto della canaletta attuale non è possibile: 
sia perché non c’è posto per tutti i pescherecci (sono 40 circa) per l’ormeggio a quella banchina; 
sia perché le sponde della banchina in quel tratto sono così alte rispetto al bordo dei pescherecci da rendere impossibile le normali manovre di scarico del pescato, di carico-scarico delle reti, di manovra per l’ormeggio (viene a mancare la corrente del fiume che agevola lo scostamento dalla banchina); 
sia perché la strada di quella banchina è dedicata al traffico dei passeggeri e delle auto o dei camion verso la darsena e la commistione con i camion e le auto dei pescatori non è possibile, perché si intralcerebbero fra di loro.

Anche lasciando che una parte dei pescherecci (i più piccoli) rientrino nel fiume deviato, il canale interno dovrebbe essere comunque dragato costantemente per permettere la loro evoluzione in fase di ormeggio. 
Già adesso anche i pescherecci più piccoli toccano il fondo dovunque nel porto-canale (rompono le eliche, si otturano le prese di raffreddamento dei motori, etc…) e l’intenzione dell’Amministrazione di non dragarlo più non promette niente di buono né per le esigenze attuali né per quelle future.

Se questo fosse un porto progettato bene, si sarebbe previsto che comunque il dragaggio bisognerà farlo costantemente per evitare il rischio di esondazione del fiume in caso di piena. 
Anche ammesso che il problema della strettoia sotto il Ponte del Mare si risolva con una maggiore profondità della sezione del fiume deviato (a -7 metri) rimane il problema di fondo che il tratto porto-canale/fiume deviato negli anni è destinato a restare pieno di sedimenti, o a riempirsene di ulteriori, per la minore velocità del fiume rispetto a quella nella canaletta (minore velocità significa maggiore deposito di sedimenti).

Se questo fosse un porto progettato bene, non si dragherebbe fin dalla sua costruzione il bacino commerciale ad una profondità di -8 metri, innaturale per le batimetrie in quel punto che sono di 6,5 metri (v. seconda immagine seguente): i progettisti dovrebbero sapere (come sanno anche i bambini) che una fossa nella sabbia si riempirebbe in poco tempo come prima. 
                                                 
E saprebbero che un bacino aperto a Est (levante) è soggetto ad interrarsi per via del moto ondoso da levante-scirocco prevalente nei paraggi marittimi di Pescara.                                                                                       

Quindi saprebbero che non solo il dragaggio iniziale è inutile ma che il bacino così aperto a levante-scirocco ha bisogno di dragaggi costanti negli anni per mantenere un minimo di fondale adatto ad accogliere non solo la petroliera di Di Properzio ma anche un traghetto per la Croazia. 
                                      

E saprebbero anche che nessuna nave da crociera potrebbe entrarvi (come ha asserito qualche politico nei giorni scorsi) perché esse hanno bisogno di almeno 15 metri di profondità per manovrare.


Figura 5: il bacino commerciale del PRP, nei cerchi i dragaggi previsti dai progettisti per portare la profondità a -8 metri. In colore grigio le attuali strutture; in colore rosso, sovrapposto, quelle da costruire.


Figura 6: il porto nel dopoguerra. Le batimetrie naturali alla fine dei due moli guardiani, dove nel PRP dovrebbe nascere il bacino commerciale (l'attuale darsena), sono sempre state di 6/7 metri. Da notare come già nel dopoguerra gli accumuli di sabbia portata dal moto ondoso di levante-scirocco avevano causato una asimmetria nella linea di riva (a Est dei due moli guardiani era già in formazione tutta l’area dell’attuale ex-Cofa).

Se questo fosse un porto progettato bene non si farebbe con l’imboccatura rivolta a levante-scirocco perché rende l’ingresso difficile con il moto ondoso da tramontana (l’altro moto ondoso prevalente nei paraggi marittimi di Pescara): già adesso è in vigore una Ordinanza della Capitaneria che vieta l’ingresso con moto ondoso da Nord-tramontana di forza 4. 
Che è un handicap non tanto per la petroliera, che può aspettare che il mare si calmi per entrare in porto, ma soprattutto per un traghetto, che deve rispettare giorno e orario di attracco.

Se questo è il porto che si vuole costruire, le Amministrazioni che lo sponsorizzano cercherebbero di evitare che i soldi dei contribuenti siano spesi male.

Per questi motivi, noi e il M5Stelle di Pescara abbiamo chiesto al vice-ministro Edoardo Rixi, che ha la delega per i porti, di annullare il Piano Regolatore Portuale, che oramai  non corrisponde più al progetto iniziale, e di esaminare la nostra Proposta alternativa, che non ha nessuno dei difetti fin qui elencati per il PRP, e che impone alla Amministrazione soltanto lo storico annuale dragaggio del porto-canale di 30.000 mc (la normale manutenzione del porto con l’uso della vasca di colmata, da svuotare e riempire perché i fanghi sono oramai puliti. 
Fanghi che in futuro potrebbero essere scaricati direttamente a mare, essendo venute a mancare lungo il corso del fiume le industrie chimiche che li inquinavano).

Un progetto di porto dovrebbe limitare al massimo la sua manutenzione: perciò noi prevediamo che sia uno solo, quello storico di 30.000 mc, il dragaggio del porto-canale; invece il PRP ridotto ne prevede due: uno nel porto-canale/fiume deviato e uno nel bacino commerciale.

Questa la nostra Proposta:


Figura 7: la Proposta alternativa di porto per Pescara: in colore grigio le opere esistenti; in colore rosso quelle da costruire (su palafitte, per smorzare la risacca). Nel riquadro il moto ondoso prevalente nei paraggi (quello dal 1° quadrante, nord-tramontana; e quello dal 2° quadrante, levante-scirocco). L’ingresso sicuro è per Nord-Est, 45°, Greco, e largo circa 130 metri.



maggio 2019