Premesse
Le note che seguono costituiscono Osservazioni al nuovo
progetto di sistemazione funzionale
dell’area portuale di Pescara (PRP), nell’ambito della procedura di
Valutazione Ambientale Strategica ai sensi dell’Art. 14 – comma 3 del D.L.
16/1/2008, integrativo del precedente D.L. 3/4/2006 del 162
L’analisi delle vicende che hanno riguardato negli ultimi
trenta anni il Porto Canale e l’area ad
esso immediatamente antistante, fornisce certamente lo spunto per un attento ed approfondito esame
del progetto in questione. Lo studio
degli elaborati progettuali, eseguito dall’Ordine degli Ingegneri della
Provincia di Pescara sotto il profilo esclusivamente tecnico e senza
pregiudizio alcuno, ha consentito di redigere le osservazioni contenute nelle
pagine che seguono. Esse vogliono costituire un qualificato elemento di
riflessione al solo fine di offrire, all’Amministrazione proponente ed
all’intera Cittadinanza, il contributo delle proprie competenze tecniche.
Le vicende cui si fa riferimento, come implicitamente richiamate
nel progetto di cui si discute, (v. Relazione tecnica generale – capo 1.2) sono
quelle che, di fatto, hanno determinato
l’attuale precaria condizione del Porto Canale di Pescara, al momento in cui si
scrive pressoché inagibile. Esse ebbero origine dalla esecuzione dei primi
lavori di manutenzione, svolti nel corso degli anni ’80, e relativi alla
sostituzione delle paratie permeabili di pali in cemento con le pareti continue
lisce.
La conseguenza di
tale intervento, prevedibile ma non prevista, fu quella di incrementare la propagazione del moto ondoso (risacca, ndr) dal mare verso l’interno del
Porto Canale rendendo, in caso di mare agitato,
difficoltoso l’ingresso al porto ed insicuro l’ormeggio dei natanti.
Certamente ci si rese conto degli effetti negativi prodotti, tant’è che in
epoca immediatamente successiva furono praticati dei varchi circolari sulle
pareti delle sponde, con l’intento di ripristinare la possibilità per il moto
ondoso entrante di potersi smorzare.
Tale intervento
non produsse effetti benefici significativi. Successivamente, si ritenne di porre rimedio al danno, anche su
sollecitazione degli utenti, mediante la costruzione della diga foranea con
l’intento di proteggere l’ingresso al porto dai moti ondosi di maggiore
intensità A tale riguardo si può affermare che, in fase di progettazione
dell’opera, non furono tenuti nella dovuta considerazione alcuni aspetti determinanti, quali l’azione
delle correnti e l’effetto dei trasporti solidi. Di conseguenza la
realizzazione dell’opera si dimostrò rimedio peggiore del male, innescando i
fenomeni di inquinamento delle spiagge a nord dei moli ed i primi consistenti
interrimenti del tratto di mare compreso tra i moli e la diga stessa.
Si ritenne, infine, di completare il progetto con la
costruzione del molo di levante al fine di dotare la Città di attracco sicuro per
il traffico navale commerciale. E di nuovo non si tenne conto dei trasporti
solidi, fluviali e marini, che determinarono il definitivo interrimento
dell’intera area portuale.
Si ritiene che un più attento esame dei relativi
progetti, con spirito di critica costruttiva, avrebbe potuto evitare gli errori
tecnici di cui si è detto.
Il
progetto
Il progetto, pubblicato sul sito Internet del Comune di
Pescara, prevede, in estrema sintesi, la creazione di un varco di circa 150 m nella diga foranea e di
sostituire i moli dell’attuale porto, con argini sostanzialmente impermeabili,
prolungati sino alla diga stessa così da creare una nuova foce del Pescara al
di là dello sbarramento.
La conformazione dei nuovi argini, il tratto residuo
della diga foranea ed il cosiddetto molo di levante, debitamente raccordati con
nuove strutture, consentirebbero la realizzazione di un porto per pescherecci a
nord e di un porto commerciale a sud del fiume.
Quest’ultimo, per tener anche conto delle indicazioni del
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici relative all’ ubicazione di attracchi
sui fiumi in prossimità della foce, dovrebbe essere completamente privato della
sua funzione portuale.
L’intero elaborato si compone di relazioni tecniche
diverse inerenti alla geologia della zona interessata, alla valutazione del
sicuro deflusso del fiume nei nuovi argini, alla navigabilità nelle nuove
strutture portuali, alla valutazione delle mareggiate possibili, alla
valutazione dell’agitazione delle acque portuali conseguenti alle mareggiate
ed, infine, alla sistemazione urbanistica dell’area circostante al porto al
fine di garantire il movimento dei turisti e delle merci che al nuovo porto
commerciale, secondo quanto indicato nel Quadro strategico di sviluppo, faranno
capo.
Saranno, quindi, esaminate nell’ordine, la relazione
idraulica, lo studio meteomarino, lo studio morfologico, lo studio agitazione
interna, lo studio navigabilità e, da ultimo, la relazione tecnica generale che
sintetizza le risultanze di tutti gli studi specifici.
La
relazione Idraulica
La relazione è intesa a verificare se:
Ø l’allungamento
dell’asta fluviale ed il conseguente spostamento verso mare della foce del
Pescara di circa 500 m ,
abbia o meno influenza sul regime dei deflussi in caso di piena, valutata con
tempo di ritorno di 50 anni;
Ø sia
garantito il contenimento negli argini della portata corrispondente di 1094 m³/s,
dedotta dal piano stralcio difesa alluvioni della Regione Abruzzo.
Si evidenzia come l’intervento previsto nel progetto sarà
reso possibile mediante la realizzazione di due argini artificiali che, dalla
radice dei moli esistenti per i quali si prevede la demolizione, oltrepassano
la diga foranea.
L’analisi è stata correttamente effettuata ponendo a
confronto la situazione attuale con quelle che si verranno a creare dopo la
realizzazione del progetto e valutando, nei due casi, il battente d’acqua del
fiume in piena nel tratto compreso dalla sezione immediatamente a valle del ponte
Risorgimento sino alla foce. Lo studio è
stato eseguito utilizzando il programma HEC-RAS, gratuitamente distribuito
dall’”US Army Corps of Engineers”.
A tale riguardo si osserva che la prima sezione di monte,
considerata sia nel caso della situazione attuale, sia della previsione della
futura, è stata ubicata subito a valle (circa 50 m ) del vecchio ponte,
pertanto in pieno profilo di rigurgito. È noto che tale profilo si estende ben
più a monte della sezione considerata: sarebbe stato pertanto più corretto prenderne
in esame un’altra ubicata in un tronco di fiume ove la corrente fluisce in moto
uniforme.
Per quanto riguarda la configurazione delle sezioni, che
purtroppo non riportate nella relazione, si è fatto riferimento ad un rilievo
effettuato dall’Ufficio Opere Marittime del Provveditorato alle OO.PP.
dell’Abruzzo, Sardegna e Lazio in data non precisata. Si osserva, a tale
riguardo, che la condizione dei fondali della foce del Pescara ha subito,
nell’ultimo anno, una rapida evoluzione con evidente diminuzione dei tiranti
d’acqua, per cui è da ritenere che qualsiasi valutazione possa essere
attendibilmente computata solo sulla base di un rilievo finalizzato e recente.
Di fatto nei grafici allegati la profondità dell’alveo
attuale è indicata, al minimo, in 3.0
m rispetto al livello del mare, valore che non è
compatibile con quelli attualmente osservati.
L’escursione massima della marea, che influenza in modo
determinante anche l’altezza dell’acqua nel fiume, è stata altrove valutata in
+/- 1 m ;
nel calcolo idraulico della quota della foce a mare tale altezza è stata
ridotta a 0,5 m ,
motivando tale scelta con il fatto che l’altezza dei fondali alla sezione
terminale del fiume farebbe escludere l’effetto di sovralzo dovuto al
frangimento del moto ondoso incidente.
Appare poco chiaro il motivo di tale riduzione poiché
l’altezza della marea viene sempre misurata con riferimento al livello medio
del mare, con esclusione di qualsiasi effetto determinato dal moto ondoso di
elevata frequenza.
Con tali presupposti di calcolo si perviene alla
conclusione che, per l’attuale configurazione, alla distanza di circa 400 m dalla foce l’altezza
del fiume raggiunge e supera, in caso di piena, il livello di 2 m s.l.m. (V. fig. 4.2 delle
Relazione Idraulica – distanza progressiva del grafico: 900 m ).
Nel caso di configurazione variata, invece, alla distanza
di 400 m
dalla nuova foce (V. figura 5.2 della Relazione Idraulica - distanza
progressiva del grafico: 400 m )
l’altezza dell’acqua nel fiume raggiunge già il livello del mare, comprensivo
del sovralzo di marea pari a 0.5
m e quindi, dopo un tratto inspiegabilmente a quota
inferiore a tale livello, torna al livello del mare solo in corrispondenza
della sezione terminale, corrispondente alla immissione in mare.
Si pone in particolare evidenza, infine, l’estrema
rilevanza della questione soprattutto per le aree non più difese dall’argine in
muratura, ove una errata valutazione dei tiranti d’acqua del fiume, in caso di
piena, determinerebbe esondazioni in zone urbane densamente popolate.
Tali zone, potenzialmente esondabili, sono comprese, per
la sponda nord del Pescara, tra la rotonda di via Paolucci ed il mare e per la
sponda sud, tra la rotonda di via Doria ed il mare. Esse sono, attualmente,
esenti da rischio d’inondazione, data la vicinanza della foce (che determina un
consistente abbassamento del livello del fiume). Le stesse potrebbero altresì
essere a rischio a causa del prolungamento del corso del Pescara.
Studio
meteomarino
Lo studio meteomarino perviene a risultati, per quanto attiene alle
altezze d’onda significative per assegnati periodi di ritorno ed ai periodi di
picco dei sistemi d’onda, sostanzialmente congruenti con il data-base di
osservazioni esistente.
Si conferma, dallo studio, che le maggiori mareggiate
provengono da nord e da sud-est.
Per esse si determinano, effettuate le valutazioni statistiche
del caso ed eseguite le elaborazioni inerenti alla distanza dalla costa,
essendo effettuate le rilevazioni ondametriche di riferimento su fondali di
circa 90/100 m , per un periodo di ritorno di circa 50 anni, i seguenti valori
d’altezza significativa e di periodi di picco per la zona d’ingresso ai nuovi
porti:
1) Mareggiate
dal quadrante settentrionale : Hs = 5.5/6 m
2) Mareggiate
dal quadrante sud- orientale: Hs = 4.5/5 m
3) Periodi
di picco delle mareggiate provenienti dalle due direzioni: 6/8 sec.
Nel valutare la massima possibile altezza di marea in
corrispondenza della foce del fiume, tuttavia, il progettista ritiene che debba
operarsi distinzione tra la marea in mare aperto e quella misurata nell’ambito
del porto turistico, dai cui dati è stata tratta la conclusione che la massima
possibile escursione di marea sia di 1 m al di sopra del livello medio del mare.
Non appare chiaro come la sopraelevazione di marea dovuta
al frangimento del moto ondoso, possa determinare sopraelevazioni del livello
mare nell’ambito del porto turistico (ove è operante il mareografo di riferimento)
con onde di periodo di alcune ore e tali da influenzare, per circa 50 cm , l’effettiva altezza di
marea.
È parere dello scrivente, pertanto, che anche nel calcolo
idraulico dei livelli del fiume Pescara, come illustrato nella Relazione
Idraulica, debba assumersi un livello del mare di 1 m superiore al livello medio
dello stesso.
Studio
Morfologico
Lo studio attiene ai possibili fenomeni di
sedimentazione, nell’ambito dell’attuale e della nuova sistemazione, ed alle
conseguenze che potrebbero avere sia sulla agibilità dei porti, sia
sull’equilibrio delle coste situate a monte ed a valle della nuova zona
portuale.
Si deve rilevare la totale mancanza di rilievi diretti
dei trasporti solidi marini, sia longitudinali che perpendicolari alla linea di
costa. Per tale motivo, nel lavoro oggetto di osservazioni, vengono assunte ipotesi
che no trovano riscontro in misure e rilievi diretti correntometrici, di granulometria e di densità dei depositi
costieri marini. A tale riguardo si ritiene che non possano costituire validi
elementi a supporto per la corretta definizione delle quantità e localizzazione
dei trasporti solidi e delle erosioni,
le argomentazioni svolte in ordine ai contenuti energetici dei sistemi
ondosi.
E non sembra a tal fine significativa nemmeno la
conoscenza del trasporto torbido sospeso nel fiume Pescara, pure noto dalle
misurazioni effettuate per diversi anni in corrispondenza della stazione
idrometrografica di Santa Teresa di Spoltore. Da tali rilevazioni risulta che
le sole torbide sospese, al netto di quelle trasportate per trascinamento sul
fondo, ammontano a circa un milione di tonnellate annue di materiale secco Questo
valore deve altresì ritenersi
rappresentativo anche dei valori alla foce, atteso che tra le due sezioni non
sono note zone di accumulo od ablazione rilevanti.
Si ipotizza, infine, con il solo supporto di argomentazioni
di carattere qualitativo, che l’unico insabbiamento prevedibile possa avvenire
“nella zona di radicamento a terra del sopraflutto del porto pescherecci”
prevedendo un limite a tale valore pari
a 40.000 m³/anno. Gli eventuali materiali dragati potrebbero essere
destinati al ripascimento delle spiagge erose. In merito a tale ultima
argomentazione si osserva che essa andrebbe supportata da una preliminare
verifica circa l’idoneità del materiale dragato per il rinascimento costiero in
relazione alle sue caratteristiche di granulometria e densità.
Al termine del paragrafo si sostiene che il prolungamento degli argini fluviali sino
alla diga foranea non determinerebbe sostanziali alterazioni della linea di
costa a monte ed a valle della nuova area portuale o, se lo facesse, essa
sarebbe limitata sia in ordine alla sua estensione (2.3 km a sud del porto), sia
in ordine alla sua gravità, data la cospicua presenza di opere di difesa
costiera già esistenti nella zona. Si osserva al riguardo che tali affermazioni
non sono supportate da argomentazioni di carattere tecnico-scientifico. A tale
riguardo giova ricordare quali cospicue variazione della linea di costa, con
arretramento a Nord ed avanzamento a Sud, abbiano indotto, all’epoca della loro
realizzazione, i due attuali moli a mare.
Si ritiene qui utile sottolineare che l’attuale
situazione di crisi del porto è determinata dai trasporti solidi sia fluviali che
marini i quali hanno invaso, in misura percentuale sconosciuta, l’avamporto
prima ed il porto canale dopo. È convincimento dello scrivente che la mancata
conoscenza dei parametri quantitativi del fenomeno, mai a fondo studiato, rende
ipotetica ogni soluzione tecnica che si intenda proporre. Essa sarebbe comunque
nuovamente soggetta al rischio di interrimenti non controllabili e,
soprattutto, non economicamente dragabili.
Studio
dell’agitazione interna
Lo studio è stato condotto assumendo, come dati di base,
sistemi d’onda d’altezza significativa e periodo di picco correttamente
individuati, per le diverse direzioni di provenienza, nello studio meteomarino.
Mediante elaborazione numerica le oscillazioni possibili
all’imboccatura dei due porti previsti, peschereccio e commerciale, sono state
dedotte le corrispondenti altezze d’onda all’interno dei bacini portuali e
lungo le banchine di attracco alle quali è stato attribuito, per la previsione
di speciali strutture smorzanti, il coefficiente di riflessione di 0.6.
Per quanto riguarda il porto peschereccio la situazione
più sfavorevole si presenta con riferimento ai sistemi d’onda provenienti da
320° N cui corrisponde un periodo di picco di 6 s. In tali condizioni si
prevedono onde di 1.4/1.5 m in
corrispondenza dell’ingresso del porto, e di 0.5/0.6 m nell’avamporto e in
corrispondenza delle banchine d’attracco.
Risulta essere meno favorevole la condizione del porto
commerciale, ove il sistema d’onda più sfavorevole (provenienza 100° N e
periodo di picco di 6 s) si prevedono onde d’altezza di circa 1.5 m sia nel canale
d’ingresso al porto, sia lungo le banchine d’attracco.
Si rileva che nessuna indagine è stata condotta per il
fiume che, di fatto, viene privato della sua funzione portuale.
Si osserva, inoltre, come non sia stata eseguita alcuna
analisi relativamente al periodo di risonanza delle oscillazioni dell’acqua nei
due bacini portuali, pure di dimensioni e proporzioni tali da poter destare,
sotto tale aspetto, talune preoccupazioni in merito all’entità della sessa di
porto. Giova, in proposito, ricordare che l’attiguo porto turistico è stato,
per il passato, vistosamente interessato dal fenomeno della sessa di porto con
oscillazioni dell’acqua, in prossimità delle banchine d’attracco, aventi
ampiezza di circa 80/100 cm, e periodo di circa quindici minuti.
Studio
della navigabilità
Questo studio prende avvio dall’esame delle tipologie di
imbarcazioni che ai due porti potranno accedere, così individuate:
1) Porto
peschereccio:
-
Larghezza: 7 m
-
Lunghezza: 30 m
-
Pescaggio: 3 m
2) Porto
commerciale:
-
Larghezza: 36.8 m
-
Lunghezza: 315 m
-
Pescaggio: 6.8 m
Sebbene, come appena osservato poco sopra, non sia
previsto alcun traffico di imbarcazioni lungo il fiume, tali caratteristiche
sono state definite anche nell’ambito dell’asta fluviale, secondo i valori
sotto riportati:
-
Larghezza: 6 m
-
Lunghezza: 32 m
-
Pescaggio: 2 m
Come si evince dagli elaborati, risulta che il porto
peschereccio avrà una larghezza del canale d’ingresso di 75 m , sufficiente a garantire
il doppio senso di traffico; mentre per il porto commerciale, avente canale
d’accesso della larghezza di 150
m , sarà possibile solo un traffico a senso unico per le
imbarcazioni di maggior dimensione.
Risultano sufficienti, per entrambi i bacini, gli spazi
per la manovra interna delle previste imbarcazioni, a condizione di mantenere
l’intero fondale del porto, rispetto al livello minimo del mare:
Ø a
quota - 8 m
nel porto commerciale
Ø a quota
-4 m nel porto pescherecci.
Sono state, quindi, analizzate le altezze d’onda
possibili in corrispondenza delle diverse banchine d’attracco del porto
commerciale, definendo i limiti di operatività delle stesse in relazione all’entità
dell’agitazione interna, come valutata nel relativo elaborato confermando che,
in caso di mareggiate di forte entità, le altezze d’onda in corrispondenza
delle diverse banchine d’attracco supererà, ed in alcuni casi anche in modo
significativo, i limiti stabiliti per la sicurezza delle imbarcazioni
all’attracco. Tale circostanza, che potrebbe non avere rilevante importanza in
caso di operazioni di attracco in corso, potrebbe essere oltremodo pericolosa
se la mareggiata si verificasse con imbarcazioni già attraccate.
L’analisi non è stata ripetuta per il porto pescherecci
ove, tuttavia, si rilevano i possibili movimenti ondosi di maggiore entità al
suo interno, come derivanti dallo studio dell’agitazione interna.
La disamina degli orientamenti degli ingressi ai porti
(319° per il porto pescherecci, 98° per il porto commerciale e 83° per il fiume) dovrebbe garantire, per gran
parte dell’anno, l’agevole ingresso ai varchi di accesso ai bacini portuali ed
al fiume, con mare in poppa.
Si sottolinea come tale osservazione sembra non essere giustificata
visto che l’ingresso nel porto pescherecci si dimostrerebbe oltremodo
difficoltoso in casi di mare da levante e, di contro, l’ingresso al porto
commerciale pressoché impossibile in caso di mare da nord. Meno rilevate
l’ingresso al fiume che, come già richiamato, non viene più interessato da
attività di tipo portuale.
A tale riguardo non può non osservarsi che l’ingresso al
porto turistico, avente orientamento di poco dissimile da quello del porto
commerciale, si è dimostrato sovente pericoloso anche per la tipologia di imbarcazioni
che ad esso fanno capo. Né l’intercambiabilità dei porti, pure prospettata in
sede progettuale, può essere addotta come giustificazione per la configurazione
prevista data la diversità, sia dimensionale che funzionale, delle imbarcazioni
che ai due porti fanno riferimento..
Infine, per quanto attiene la profondità dei canali
d’accesso ai bacini, si fa riferimento alle “Raccomandazioni tecniche per la progettazione
dei porti turistici” pubblicate dall’AIPCN-PIANC, elaborato sul quale la terza
Sezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha espresso parere favorevole
con voto n. 212 del 27/02/2002, con i seguenti risultati:
1) Porto
pescherecci
-
Pescaggio dell’imbarcazione più grande: 3.0 m
-
Valore medio delle basse maree sigiziali e
degli effetti barici: circa 0.8
m
-
Franco sotto la chiglia (15% di 3 m ): 0.45 m
-
Valore della massima altezza d’onda possibile
(3*0.5): 1.5 m
Valore minimo della profondità del canale: 5.75 m
Valore di progetto: 4.9 m
2) Porto
commerciale
-
Pescaggio dell’imbarcazione più grande: 6.8 m
-
Valore medio delle basse maree sizigiali e
degli effetti barici: circa 0.8
m
-
Franco sotto la chiglia (15% di 6.8 m ): 1.02 m
-
Valore della massima altezza d’onda
possibile (2* 0.5): 1.0 m
Valore minimo della profondità del canale: 9.62 m
Valore di progetto: 8.4 m
A tale riguardo sembra evidente che, pur volendo
minimizzare tutti i parametri assunti a
base della valutazione, le profondità dei canali d’accesso ai porti siano
insufficienti, anche in considerazione delle difficoltà che si incontreranno
nel tenere costantemente sotto controllo gli interrimenti con operazioni di
dragaggio.
Quadro
strategico di sviluppo del porto commerciale
In riferimento a tale aspetto lo scrivente osserva come il
previsto quadro di sviluppo del nuovo porto commerciale è basato su ipotesi oggettive
di carattere tecnico non condivisibili. Si fa notare, a tale riguardo, che
l’unico traffico merci verificato per il passato riguarda i combustibili
liquidi ed i materiali solidi a servizio delle attività produttive della Val
Pescara. Tale tipologia merceologica, per motivi di sicurezza, verrebbe esclusa dal
nuovo porto.
Per quanto attiene invece al traffico passeggeri, si fa riferimento
all’unico riscontro oggettivo riguardante i trascorsi collegamenti con Spalato
che comportarono, fin tanto che fu possibile l’attracco del traghetto, un
movimento di circa 45.000 passeggeri (dato riferito all’ultimo anno di
attività).
Le ipotesi di ulteriori sviluppi, sia commerciali che
turistici, sono condizionate da fattori diversi tra i quali la funzionalità del
porto e delle sue attrezzature, che rappresentano una condizione necessaria ma
non certo sufficiente.
L’inserimento dei programmi oggettivi di sviluppo delle
attività portuali con innesto degli stessi nella variante al corridoio V
condiziona ogni giudizio in merito alla proposta di sistemazione urbanistica e
di viabilità più prossima alle nuove strutture perché esclusivamente dipendenti
dallo sviluppo che il nuovo porto indurrà nelle attività turistiche, commerciali
ed industriali, anche con riferimento alle programmazioni specifiche della
variante richiamata.
Nella figura, estratta dalla
relazione “Quadro strategico di sviluppo” viene riportato l’attuale percorso
del Corridoio V con le due diramazioni per Rijeka e Ploce e tracciato in rosso
la nuova tratta mare-terra-mare
(Barcellona-Civitavecchia-Pescara/Ortona-Ploce).
Si rileva, pertanto, l’opportunità di realizzare per
gradi la più opportuna sistemazione a misura che le concrete esigenze di
smaltimento del traffico da e per il nuovo porto la renderanno utile e
necessaria anche in funzione del futuro inserimento dello stesso nella variante
al corridoio V.
Si deve inoltre osservare, in questa sede, che la nuova
proposta di sistemazione, in particolare per quanto attiene il bacino dei
pescherecci, comporterà necessariamente pesanti interferenze con le attività turistiche che attualmente insistono sulla
parte della nord Riviera. È opinione dello scrivente che essa non rappresenti
certo la migliore soluzione per la Città e le sue attività
estive.
A tale riguardo si deve inoltre considerare la
concomitante attività, sempre condotta dal Comune di Pescara, per la redazione
di un piano particolareggiato di sviluppo PP2 recentemente adottato e che
interessa ampie porzioni di aree anch’esse oggetto del PRP.
Da una analisi dei due strumenti di programmazione è
rilevabile una diversa destinazione di aree coincidenti. Il PRP prevede infatti
che le aree a nord dell’attuale Porto Canale vengano destinate ed asservite al
nuovo porto pescherecci, con interessamento anche delle attività turistiche e
di balneazione.
Il PP2, invece,
prevede che nella configurazione attuale tutta l’aera a nord dell’esistente Porto
Canale venga destinata a “Parco delle Dune”. Tale differente destinazione, se
riferita a quanto riportato a pag. 19 dello “studio delle modifiche al deflusso idraulico” ove è previsto che il
PRP elimini la portualità dell’asta fluviale, suggerisce la riflessione su
quali siano i reali indirizzi programmatici per le aree in questione.
Si auspica che i due studi urbanistici possano essere
armonizzati ed integrati tra loro, quanto meno tenendo nella dovuta
considerazione le diverse linee programmatiche espresse, spesso tra loro
contrastanti.
Conclusioni
La storia del porto di Pescara indica come gli errori
tecnici a suo tempo commessi per la realizzazione di opere di sistemazione e
completamento della vecchia struttura, hanno
comportato l’attuale paralisi, pressoché completa, delle attività portuali. Al
verificarsi di tale situazione hanno
contribuito in maniera determinante le note difficoltà relative alla
possibilità di effettuare dragaggi tempestivi e quantitativamente sufficienti.
La consapevolezza delle errate scelte adottate nel corso degli anni, dovrebbe
rappresentare un severo monito per la presente
e le future eventuali progettazioni di opere a mare.
Per quanto attiene gli aspetti specifici analizzati nelle
note che precedono, questo Ordine Professionale, al fine di disporre di dati
tecnici oggettivamente più significativi, ritiene molto importante doversi
eseguire campagne di studio sperimentali, complete e dettagliate, per
determinare con la dovuta attendibilità i seguenti elementi:
Ø le
forzanti, sia in direzione che in intensità, che danno luogo ai trasporti
solidi ed agli interrimenti;
Ø le
caratteristiche dei materiali soggetti a movimentazione, individuandone
granulometria e densità, al fine di evitare ulteriori e sorprendenti
conseguenze.
Si ritiene, pertanto, che
andrebbero meglio valutati i seguenti aspetti, fornendo ulteriori dati di
riscontro scientificamente dimostrabili:
Ø studio
del deflusso delle portate massime di piena del fiume Pescara che si genereranno
a seguito della realizzazione dei nuovi argini, effettuando rilievi di sezioni fluviali aggiornati all’attualità;
Ø studio
dell’interrimento dei due bacini portuali
previsti, anche con riferimento alla profondità dei canali d’accesso, al
loro orientamento, ed alle agitazioni interne indotte sia dai movimenti ondosi
sia da fenomeni oscillatori risonanti.
Si deve inoltre richiamare
la necessità di dover eseguire rigorosi studi preliminari, basati su concrete
misurazione di correnti di fondo e sui loro effetti sui materiali movimentati,
per assicurare la sostanziale stabilità della linea di spiaggia sia a nord che
a sud delle previste realizzazioni, al fine di assicurare il normale
proseguimento delle attività turistiche e balneari che su quelle spiagge sono
localizzate.
Si sottolinea, infine,
l’importanza di dover determinare con accuratezza, ed ancora sulla base di dati
sperimentali certi, il movimento degli inquinanti provenienti dal fiume,
affinché non vadano ad interessare zone comunque deputate ad attività
turistiche e ricreative.
A conclusione delle presenti
osservazioni, non sembra che il progetto esaminato risponda in modo adeguato ed
esaustivo alle esigenze sopra indicate. Si richiama pertanto all’attenzione degli
Enti in indirizzo l’inderogabile
necessità di acquisire ulteriori e più dettagliati dati tecnici riscontrabili,
nel senso e con le metodologie sopra accennate, valutando tutti quei
particolari aspetti tecnici, come nella presente osservazione rappresentati.
Ordine degli
Ingegneri
della Provincia di Pescara
Il Presidente
Pescara, 21 giugno 2012
da IL CENTRO del 4 settembre 2012
http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2012/09/04/news/porto-pescara-ingegneri-critici-sul-progetto-1.5640101 |
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