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giovedì 12 dicembre 2013

Esondazione del fiume Pescara, novembre 2013




porto-canale di Pescara: immagine Google Hearth e sezione del porto-canale



Per gli Amministratori (e per la consigliera del PD, Sclocco -leggi D’alfonso- e del PDL, Sospiri):

dopo l’esondazione del fiume Pescara, a causa delle piogge eccezionali del novembre scorso (100 mm in 12 h., come nel 1992, quando ci fu la famosa alluvione) c’è stata un po’ di confusione fra gli amministratori e parte della stampa (in buona fede) e i sostenitori del PRP e parte della stampa (in mala fede).
Ci sembra che non sia ancora chiaro a tutti che l’ esondazione del fiume Pescara nel tratto terminale del porto-canale è avvenuta solo ed esclusivamente nel tratto che va dal circolo Canottieri fino all’inizio del bacino vecchio (dove ormeggiano i pescherecci), presso il circolo nautico di Gianni Papponetti (il tratto di golene segnate in rosso nel disegno).

E’ avvenuto solo in quel tratto perché in quel tratto il fondale del fiume è rimasto inferiore ai 2 metri da almeno 40 anni, perché non è stato più dragato. 
Ma anche quel tratto è parte del porto-canale e si sarebbe dovuto dragare per evitare esondazioni (lo testimoniano i muri alti che delimitano le golene, sia sul fronte nord, dal circolo Canottieri fino all’INPS, sia sul fronte sud (dall’inizio del Museo delle Genti fino alla Capitaneria di Porto).
L’esondazione in quel tratto c’è stata perché il fondo del fiume è, in quel tratto, pressoché ugualmente di circa 1,5/2 metri (non abbiamo le batimetrie precise – e forse non ce l’hanno nemmeno gli organi istituzionali).
Quell’enorme volume di acqua e fango, che era già uscito fuori dall’alveo più a monte –soprattutto nella zona del Megalò-  quando è sopraggiunto nel tratto terminale, quello del porto-canale, ha trovato il fondo del fiume, nel tratto dai Canottieri all’INPS, ancora di circa 2 metri, come è oramai da troppi anni (40/50 ?). Cioè praticamente lo stesso che più a monte, nella zona di Chieti Scalo, della zona commerciale di Pescara e della periferia della Città. 
Ed è uscito fuori dagli argini.

Quando quel volume di acqua è arrivato nel bacino vecchio (dove ormeggiano i pescherecci) ha trovato invece un fondale di circa 4 metri, pressoché dovunque, grazie all’avvenuto dragaggio, portato avanti con grande impegno e capacità dal Provveditorato, retto dall’ing. Carlea, dagli inizi di maggio fino a settembre.
Che ha rimosso dal bacino vecchio (soprattutto) e dalla canaletta quella montagna di fango che è adesso accumulata nella vasca di colmata della banchina di levante:


la vasca di colmata sulla banchina di levante, piena dei circa 200 mila mc di fango dragati soprattutto nel bacino vecchio (quello dove ormeggiano i pescherecci)  e nella canaletta (quella fra i due vecchi moli guardiani).


Il tappo per il deflusso del fiume è questo accumulato nel porto-canale e non la diga.                                     
Che invece con gli interrimenti che ha creato (e con l’aggiunta del trasporto solido del fiume) ha finito per impedire piuttosto la navigabilità delle navi e dei pescherecci nella darsena e nell’avamporto, come si vede dalla foto in 3D degli interrimenti elaborata dal Provveditorato stesso prima del dragaggio (vedi foto):

batimetrie in 3D del porto-canale di Pescara nel febbraio 2013: fonte Provveditorato 


Da cui si vede che il “mammellone” di secca creata dalla diga avanza dalla spiaggia della Madonnina fino al centro della darsena. Ed è costituito di sola sabbia in quanto il fiume non arriva in quel tratto (quello a ridosso dei trabocchi, come si vede nella foto seguente. E infatti il Comune, d’accordo con il WWF, l’ha usata tranquillamente per i ripascimenti delle spiagge):


flusso del fiume nel 2000: fonte Istituto Idrografico e Mareografico di Stato, di Pescara


E quindi quell’enorme ed eccezionale volume di acqua della piena del fiume ha trovato sfogo nei 4 metri di fondale del bacino vecchio creati con il dragaggio (e nella maggiore larghezza dello stesso): ed è riuscito a passare, anche se con una velocità, calcolata empiricamente da qualche comandante di peschereccio, di 20 nodi, fra i pescherecci ormeggiati senza causare danni a nessuno di essi. Certo, i comandanti hanno dovuto rinforzare gli ormeggi, ma non hanno avuto danni di sorta. 
Nel 1992, invece, il fondale del porto non era in buone condizioni.
E’ evidente (ed è anche opinione di tutti i comandanti) che se il porto-canale non fosse stato dragato nei mesi precedenti le barche durante questa piena del fiume sarebbero andate a finire sulle banchine della Marina Sud o di Borgo Marina a nord, trasportate dalla forza della corrente: cioè se il flusso del fiume non avesse trovato il fondale alto di circa 4 metri su cui scorrere facilmente. 
Chiunque lo può capire solo ascoltando le valutazioni degli addetti ai lavori, anche se non sa “leggere” un disegno (v. sopra oppure leggi quì ).

Tutti i comandanti, in primis, e le Istituzioni, poi, dovrebbero ringraziare il Provveditorato retto dall’ing. Carlea che si è assunto la grande responsabilità di riuscire a fare quello che i precedenti commissari (Goio e Testa) non sono riusciti a fare: il primo perché ha rinunciato, il secondo perché voleva scaricare a mare i fanghi inquinatissimi del fiume (e la Procura lo ha fermato, giustamente). E’ bene che questo aspetto sia chiaro.
I danni che l’Amministrazione adesso avrebbe dovuto pagare agli armatori, se il dragaggio non fosse stato fatto, sarebbero stati ingenti, molto più di quello che è costato il dragaggio nudo e crudo, 13 milioni (senza qui considerare gli sprechi precedenti di chi non è riuscito nell’intento).
Non è difficile capirlo.
Ma c’è di mezzo il PRP, e allora il pretesto è buono per prendersi meriti che non si hanno o “accollarsi” onerose valutazioni sbagliate.

Adesso il Provveditore, ing. Carlea, è stato rimosso (si legga quì) dopo soli due anni circa dall’inizio dell’incarico e nonostante i buoni risultati ottenuti anche a L'Aquila. 
Qualcuno diceva che a pensar male si fa peccato…   
Noi personalmente e semplicemente riteniamo di essere rimasti privi di quelle Istituzioni che avevano dimostrato di saper risolvere iproblemi
Vuol dire che se ne avvantaggeranno altre regioni.

Ma, per tornare al porto, questi avvenimenti ci dimostrano che TUTTO il tratto terminale di esso va dragato quand’anche il fiume venisse deviato con una curva ad esse come nel nuovo PRP:


il nuovo PRP di Pescara


Se qualcuno ha pensato di risolvere il problema del costo del dragaggio facendo sfogare  il fiume fuori dal porto-canale, e abbandonarlo, ha pensato male: perché se il fiume non venisse dragato SEMPRE, anche se deviato come nel PRP, il fango si depositerebbe SEMPRE (di più, secondo noi, nel nuovo alveo a forma di esse del PRP) e tutti gli anni il rischio di esondazione rimarrebbe SEMPRE forte (ma il PRP soffre anche di altri rischi: gli ingressi difficili, gli interrimenti sicuri, i dragaggi tripli –nel fiume, nella darsena pescherecci e nel bacino commerciale-, il costo superiore ai 200 milioni, etc…).

E’ bene che questo sia chiaro a chi, per compito istituzionale, ha l’obbligo di decidere quale dev’essere l’assetto futuro del porto: se a porto-canale (come nella nostra Proposta, che può essere anche ritoccata) o se a bacino (come nel PRP in fase di valutazione VAS). O di qualsiasi altra forma.
Certo non vorremmo essere nei suoi panni. 
Ma sotto la supervisione dell’ing. Carlea saremmo stati più tranquilli.


PS:
 il problema del dragaggio del porto di Pescara non deve far pensare che sia una sua esclusiva: perché altri porti ne soffrono, italiani e regionali. 
Per restare ai regionali, il porto di Ortona ha un problema di dragaggio grossissimo, che ancora non si riesce a risolvere. I fondali si erano già abbassati nel passato all’interno e si sono abbassati ancora di più dopo la costruzione del nuovo molo nord, lungo circa 1 km, che ha creato l’insabbiamento dell’ingresso. E non parliamo del fatto che l’ormeggio nel porto turistico, a sud, è scoperto con i venti di maestrale e quello dei pescherecci, a nord, è scoperto con i venti forti di scirocco (ne sanno qualcosa i pescatori pescaresi che per necessità di dragaggio si sono dovuti trasferire là, l’anno scorso). Il nuovo PRP è in discussione (ed è stato già contestato dal Comune e dai suoi fruitori principali: fra cui la Micoperi).

Nel porto di Giulianova, dopo la costruzione dell’antemurale di levante (che ha oltretutto spostato in modo pericoloso l’ingresso a Maestrale) tutta l’area dell’avamporto sta andando in secca e il problema riguarda anche la banchina di riva, dove c’è il cantiere. Prima i pescherecci venivano tirati su (alati) con la prua rivolta verso terra e fatti scendere in acqua nello stesso modo (con la poppa verso il mare). Adesso devono essere girati in banchina di 180° e rimessi in acqua di prua perché altrimenti le eliche si sfascerebbero sul fondale basso. Quindi va dragato energicamente. Il nuovo PRP è in discussione.

Nel porto di Vasto, dopo la costruzione dell’antemurale di maestrale (che ha spostato pericolosamente l’ingresso a scirocco), i pescatori non fanno altro che lamentarsi sul VHF delle difficoltà in entrata e uscita. Non sappiamo delle secche. Ma si può dare un’occhiata più attenta …Il nuovo PRP è in discussione.

Il quesito è che le spese di dragaggio (manutenzione) non devono essere eccessive per nessun tipo di porto; ma il principio deve essere che il porto deve essere sicuro all’ingresso e all’ormeggio: altrimenti a che cosa serve ?
E il vecchio porto-canale di Pescara lo era.
Di chi è la manina che ha disegnato tutti questi cambiamenti nei porti regionali, già fatti o da fare ?

Noi riteniamo che sia arrivato il momento di creare un’Autorità Portuale Abruzzese e Molisana. 
Tredici anni fa i pasdaràn dei politici e dei tecnici ci accusarono di non volere il bene della Città perchè contestavamo il vecchio piano regolatore. 
Stavamo semplicemente dicendo che stavano mettendo il piede in un fosso. E ce l'hanno messo. 
Adesso stiamo dicendo che stanno per metterci anche l'altro. Dopo di che il porto della città più importante d'Abruzzo sarà bloccato (e non si vuol fare campanilismo). 
E di nuovo i pasdaràn dei tecnici e dei politici ci attaccano. 
La verità è che anche gli altri porti d'Abruzzo se la passano male. Il fatto che nessuno di essi nemmeno figura nelle statistiche dell'Assoporti la dice lunga sulle reali possibilità che hanno di figurarvi in futuro. L'argomento andrebbe visto nell'ottica di una economia di scala regionale, finalizzata a coordinare il loro funzionamento e le risorse da dedicarvi. Per quel che ne sappiamo, non è il porto di Pescara l'unico ad avere problemi. Anzi, secondo noi (è) potrebbe essere il più sicuro ed efficiente di tutti. 
Perchè il porto di Ortona è un guazzabuglio peggiore: si pensa di doverne fare un porto multifunzione, trascurando quella che è la sua storia, i suoi utenti più importanti e le sue possibilità strutturali e di manutenzione, che sono anch'esse problematiche. 
Perchè il porto di Giulianova sta andando tutto in secca, da quando è stato costruito l'antemurale di levante. E il nuovo piano regolatore, che abbiamo intravisto in TV, non ci pare che sia risolutivo nè indirizzato verso il giusto fine. 
Del porto di Vasto, i nostri amici pescatori di quei paraggi non fanno altro che lamentarsi, da quando è stato costruito l'antemurale a tramontana, che ha spostato l'ingresso a scirocco. Ma è (era ?) il porto con i maggiori fondali d'Abruzzo. E i porti hanno bisogno di fondali (le spiagge, invece, di naturale "discesa", o secca). 
E i fondali abruzzesi e molisani sono sabbiosi (anche quello di Ortona).  
Perchè del porto di Termoli, abbiamo sentito dire che le sue istituzioni sarebbero felici di appartenere anche alla stessa Direzione strategica oltre che a quella Marittima. Per crescere.

E quindi diciamo che c'è bisogno di un'Autorità Portuale Abruzzese e Molisana, che riunisca sotto di sè i 5 porti, già riuniti sotto un'unica Direzione Marittima. 
Ma dovrebbe essere appunto "un'autorità": esente da conflitti di interesse pubblici e privati, capace di spendere le risorse nel modo migliore, in un'ottica di rispetto dei paraggi, dell'ambiente e delle economie regionali, senza dimenticarsi che l'Abruzzo e il Molise costituiscono, comunque, le Regioni statisticamente in coda all'economia nazionale.

Ma proprio per questo potrebbero essere un gioiello di bellezza, di efficienza e di sviluppo compatibile. Non è detto che le opere o le economie debbano essere per forza grandi. 
Possono essere piccole e belle (la bellezza non è secondaria a nessun altro parametro). 
Purchè siano funzionali. E appunto per questo i responsabili dovrebbero capire  che è giusto "fare il passo secondo la gamba". 
Questo abbiamo imparato "a forza" di confrontarci con il porto di Pescara.
Ma è questo che si vuole ? 


(aggiornato 31/12/2013)


giovedì 5 dicembre 2013

Relazione ANPA-De Girolamo - febbraio 2001


Il sito è stato realizzato e curato da
Marco De Marinis
Porto di Pescara
Comitato per un nuovo porto in sintonia con la città e l'ambiente



Relazione ANPA-De Girolamo.
Roma, Febbraio 2001

Berti D., Lalli F., Mozzi M., Miscione F., Porfidia B., Vittori E.
A.N.P.A. Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente
De Girolamo P.
Università degli Studi di L'Aquila

PREMESSA
ANALISI DEGLI IMPATTI AMBIENTALI INDOTTI DALLA DIGA FORANEA SUL LITORALE
Modifica del deflusso delle acque del fiume Pescara in corrispondenza della foce
Modifica del regime del trasporto solido litoraneo
ANALISI DEGLI IMPATTI AMBIENTALI CHE POSSONO ESSERE PRODOTTI DALLA REALIZZAZIONE DEL MOLO DI LEVANTE
CONCLUSIONI E SUGGERIMENTI
Situazione attuale
Realizzazione del molo di levante sulla base del progetto attuale
Opzioni possibili
Azioni da intraprendere qualora si decidesse di seguire le opzioni 2 e 3
FIGURE v. s.

______________________________________________________________________

1. Premessa
La presente relazione è stata redatta dal gruppo di lavoro costituito dall'ANPA, consulente del Comune di Pescara, e dal prof. ing. Paolo De Girolamo, consulente del Genio Civile Opere Marittime di Ancona. Tale gruppo di lavoro è stato istituito su proposta della Direzione Generale del Genio Civile Opere Marittime, accettata dall'ANPA in armonia con il Comune di Pescara, con l'obiettivo di compiere uno studio integrato tecnico-ambientale in grado di fornire risposte operative alle problematiche legate alle opere marittime del porto di Pescara.
Il programma delle attività del gruppo di lavoro, suggerito dal Comune di Pescara (nota del 03/01/2001 prot. n. 06/2001 indirizzata all'ANPA e p.c. al Direttore Generale OO. MM. ing. Silvio Di Virgilio), è il seguente:
1- concordare le tipologie degli impatti ambientali indotti dalla diga foranea sul litorale;
2- accertare mediante l'analisi dei dati esistenti e degli studi eseguiti nel passato se la costruzione del nuovo molo di levante è in grado di aggravare gli impatti indotti dalla diga foranea;
3- concordare ed eseguire il monitoraggio ambientale necessario per controllare lo sviluppo nel tempo della fenomenologia in atto;
4- concordare ed eseguire gli studi necessari per individuare e verificare gli interventi indispensabili a mitigare gli impatti ambientali indotti dalla diga foranea e formulare delle proposte di intervento.

Il Comune, a causa dell'urgente necessità di dirimere ogni dubbio circa i possibili effetti indotti dalla costruzione del molo di levante, ha richiesto al gruppo di lavoro di esprimersi con urgenza in merito ai punti 1 e 2 sopra elencati. Con questa relazione il gruppo di lavoro fornisce risposta a tali quesiti, sulla base degli elementi oggi a disposizione, mentre gli ulteriori punti sono oggetto di un articolato programma di lavoro in corso di realizzazione.
Prima di passare alla trattazione in dettaglio, si ricorda che l'ANPA con il documento dal titolo “Effetto delle opere antropiche recenti sull'equilibrio naturale dell'area circostante il porto-canale di Pescara”, emesso nel mese di Settembre 2000, ha già fornito un inquadramento generale delle problematiche emerse. A tal riguardo il presente documento recepisce le indicazioni contenute nel lavoro svolto in precedenza dall'ANPA, aggiornato alla luce di nuove informazioni pervenute recentemente al gruppo di lavoro.
A scopo di chiarezza, nell'ambito della presente relazione si indica con “diga foranea” l'opera a gettata, orientata approssimatamene lungo la direzione Est-Ovest, realizzata nel 1995 dal Genio Civile per le OO. MM. di Ancona a protezione dell'imboccatura del porto-canale.
Si indica invece con “molo di levante” il terrapieno in corso di realizzazione, sempre da parte del Genio Civile di Ancona, nella zona ad est della foce fluviale (vedi fig.1).

Relazione ANPA-De Girolamo: fig. 1


2. Analisi degli impatti ambientali indotti dalla diga foranea sul litorale
In generale, la progettazione di opere marittime costituisce la sintesi di uno studio integrato delle problematiche classiche dell'idrodinamica marina (formazione ondosa, correnti litoranee ed interazione con immissioni fluviali, trasporto di sostanze inquinanti e di sedimenti, manovrabilità delle navi). L'analisi della documentazione allegata al progetto delle opere portuali di Pescara rivela che una notevole cura è stata impiegata nello studio della soluzione ottimale dal punto di vista della protezione del moto ondoso e delle manovre di accesso di natanti, mentre non sono stati esaminati con il necessario dettaglio i rimanenti aspetti. In figura 2:


Relazione ANPA-De Girolamo: fig. 2



viene ad esempio evidenziato l'effetto della diga foranea sul deflusso delle acque (inquinate) del fiume Pescara, simulato mediante un codice di calcolo sviluppato presso l'ANPA. Gli autori ritengono comunque doveroso evidenziare come l'ultimo decennio sia stato caratterizzato da notevoli sviluppi scientifici sia nel campo delle tecniche sperimentali in laboratorio che delle simulazioni numeriche, queste ultime anche grazie agli straordinari progressi nell'ambito delle risorse di calcolo. Degni di nota sono inoltre i recenti sviluppi nel campo del telerilevamento che attraverso l'analisi multispettrale e l'osservazione all'infrarosso consentono misure quantitative in situ impensabili nel recente passato. Molte problematiche di natura scientifica rimangono comunque aperte: effetto scala nelle prove sperimentali di laboratorio e difficoltà di soluzione numerica per i flussi turbolenti ad elevato numero di Reynolds; queste difficoltà fanno sì che i modelli di simulazione (sperimentali e numerici) forniscano risultati molto attendibili nel campo dei fenomeni governati dal numero di Froude, mentre le problematiche legate al numero di Reynolds richiedono ancora una certa cautela. Gli autori colgono pertanto l'occasione per evidenziare che le problematiche classiche dell'idrodinamica marina, base scientifica dell'ingegneria costiera e portuale, costituiscono argomenti di frontiera per la ricerca sia in campo sperimentale che numerico. Le tematiche sviluppate nel presente documento tendono pertanto ad evidenziare problematiche con intento costruttivo, piuttosto che a sottolineare lacune nelle precedenti realizzazioni di opere, in settori dell'ingegneria caratterizzati da grande complessità.
Tenendo conto delle considerazioni sin qui svolte, con riferimento a quanto già evidenziato nella relazione redatta dall'ANPA nel Settembre 2000 ed alla luce di ulteriori dati recentemente pervenuti al gruppo di lavoro (1), si può affermare che l'influenza della diga foranea sull'ambiente costiero può essere ricondotta a due principali classi di fenomeni:
- modifica del deflusso delle acque del fiume Pescara in corrispondenza della foce;
- modifica del regime del trasporto solido litoraneo;

Quantunque le fenomenologie indicate siano caratterizzate da un certo grado di correlazione, variabile nel tempo al variare dell'entità delle forzanti idrauliche (costituite essenzialmente dal moto ondoso e dalla portata fluviale), risulta conveniente analizzarle separatamente.

2.1. Modifica del deflusso delle acque del fiume Pescara in corrispondenza della foce
La diga foranea, pur non potendo essere definita in termini idraulici una struttura impermeabile, certamente si comporta nei confronti delle acque del fiume Pescara come un'opera sostanzialmente impermeabile. Ciò è stato provato sia dalla nota immagine all'infrarosso termico del C.I.S.I.G. sia dalle analisi preliminari dei dati storici di qualità dell'acqua marina eseguite dall'ARTA Abruzzo e dal Laboratorio Chimico e Merceologico della Camera di Commercio di Pescara per conto del Genio Civile per le OO. MM. di Ancona (figure 3 e 4):

Relazione ANPA-De Girolamo: fig. 3

Relazine ANPA-De Girolamo: fig. 4


Sulla base dei dati oggi a disposizione, si può affermare che i fenomeni dominanti che regolano il deflusso delle acque del fiume Pescara in assenza del moto ondoso incidente (condizioni di calma (2)) siano i seguenti.
La diga foranea, poiché costituisce un ostacolo pressoché impermeabile, devia il deflusso a mare delle acque inquinate del fiume Pescara in due “rami”. Attualmente, sulla base dei dati sinora disponibili, si può ipotizzare che il ramo caratterizzato mediamente dalle portate maggiori sia quello orientato verso Est; la presenza del porto turistico impedisce però alle acque fluviali di raggiungere il litorale posto ad Est del porto. Il secondo ramo, caratterizzato da portate minori, viene indirizzato dalla diga foranea verso Ovest, interessando direttamente il litorale posto su questo lato della foce fluviale.
Si può assolutamente affermare che la costruzione della diga foranea ha causato, rispetto alla situazione precedente, un sensibile peggioramento della qualità dell'acqua marina lungo il litorale posto ad Ovest del porto. Tale peggioramento è certamente aggravato dalle opere di difesa parallele emergenti che ostacolano la diluizione dell'acqua ad opera delle correnti litoranee causate dal moto ondoso incidente. Per contro, si può dire che la diga non ha peggiorato la situazione preesistente lungo il litorale posto ad Est della foce fluviale, schermato dalla presenza del porto turistico, come accennato sopra.
Maggiori dettagli possono essere ricavati dall'esame delle figure 3 e 4. La prima (immagine all'infrarosso termico del CISIG) indica come la struttura disegni una linea di demarcazione netta nella distribuzione delle temperature. Naturalmente un'analisi quantitativa è possibile solo in presenza di dati relativi alle condizioni meteomarine al momento della ripresa nonché avendo a disposizione analoghe riprese in assenza della diga foranea. E' possibile ipotizzare che le informazioni relative al campo termico descritto in figura 3 possano essere estese, in maniera indicativa, agli aspetti di salinità e qualità delle acque (trattandosi comunque di fenomeni di trasporto/diffusione). E' interessante rilevare le indicazioni di tipo idrodinamico fornite da questa immagine, che presenta molti caratteri in comune con i test di visualizzazione in galleria del vento intorno ad un profilo alare: si nota la scia rilasciata dalla struttura, con il tipico “difetto di velocità” che genera una cuspide in corrispondenza del fronte termico. Sono altresì evidenti strutture vorticose a valle del “bordo di uscita del profilo alare” (testata Est della diga). Con riferimento alla impermeabilità della diga foranea, si nota una leggera fuoriuscita di acque di provenienza fluviale in corrispondenza del “centro di pressione”, a testimonianza del fatto che un comportamento permeabile della struttura, quantunque irrilevante ai fini dell'azione di ostacolo posta dall'antemurale, è comunque rilevabile. Il dato che interessa in maniera particolare è che attraverso la scia non avviene scambio (di quantità di moto, di calore, di massa), se non per diffusione: le sostanze inquinanti di provenienza fluviale, in assenza di moto ondoso di significativa intensità, ristagnano pertanto lungo il litorale, come provato dalla figura 4. Tale figura denota come la concentrazione di sostanze inquinanti decada immediatamente in corrispondenza del fronte termico (distanza pari a ~ 3 km dalla foce in direzione Nord-Ovest), sia per quanto concerne i valori istantanei che per i valori medi: tale circostanza esclude la possibilità che l'immagine all'infrarosso di figura 3 si riferisca ad una situazione episodica particolare e quindi non significativa.

2.2. Modifica del regime del trasporto solido litoraneo
La diga foranea altera il trasporto solido litoraneo che si avrebbe in sua assenza fondamentalmente a causa della modifica del campo di circolazione costiero da essa prodotto.
A tal riguardo si evidenzia che il campo di circolazione costiero è il risultato dell'effetto combinato delle correnti indotte dal moto frangente e di quelle causate, in prossimità della foce, dalla portata fluviale. Il campo di circolazione costiero complessivo è responsabile della modifica dei fondali attraverso i processi di messa in sospensione, trasporto e deposito dei sedimenti. Un'esatta descrizione del campo di circolazione costiero e quindi del relativo trasporto dei sedimenti non è semplice a causa della complessità delle fenomenologie in gioco e del continuo mutare delle forzanti idrauliche (moto ondoso e portata fluviale). Comunque, dato che in un determinato momento, l'effetto complessivo prodotto nel passato dal campo di circolazione costiero sul trasporto solido è rappresentato dalla conformazione assunta dai fondali (batimetria), una sua lettura attenta può aiutare a comprendere la fenomenologia in atto.
Con riferimento alla figura 5 ove è rappresentata la batimetria della zona antistante la foce fluviale prima della costruzione della diga (1987),

Relazione ANPA-De Girolamo: fig. 5


è possibile osservare la presenza di un canale sottomarino (profondità mediamente superiori a 8 metri) che parte dalla sezione terminale del porto-canale e si dirige verso il largo lungo la direttrice Ovest-Est. L'origine di questo canale è certamente da imputare alla corrente di foce in condizioni di piena. Il suo orientamento è invece da imputare alle correnti costiere (causate dal moto ondoso frangente).
Con riferimento alla figura 6,


Relazione ANPA_De Girolamo: fig. 6


ove è riportata la batimetria aggiornata al 2000 ottenuta sulla base di recenti rilievi eseguiti dal Genio Civile e dall'Università degli Studi di L'Aquila, si osserva che dopo la costruzione della diga foranea il canale sottomarino si è mantenuto, con una modesta rotazione del suo orientamento verso Nord-Est. Tuttavia, in tutta l'area si riscontra una diminuzione dei fondali che con riferimento alla figura 7, 

Relazione ANPA-De Girolamo: fig. 7


ove sono rappresentate le differenze tra le profondità attuali (2000) e quelle che si avevano prima della costruzione della diga foranea (1987), risulta mediamente superiore al metro ed in alcune aree supera i due metri. In particolare, le zone che sono state caratterizzate da una maggiore sedimentazione, tratteggiate in figura 7, sono quelle ove l'azione di schermo esercitata dalla diga foranea nei confronti del moto ondoso incidente è maggiore e l'intensità delle correnti di circolazione è minore (3) (lato occidentale del molo Ovest del porto-canale, lato Sud della diga e lato Nord-Est del porto turistico). A conclusioni analoghe si può pervenire utilizzando le misure batimetriche “non ufficiali” fornite all'ANPA, nell'ambito di un rapporto inedito, da parte di un comitato di pescatori.
In conclusione, si può affermare che il “ramo” principale del deflusso fluviale continua, anche dopo la costruzione della diga foranea, ad essere orientato lungo la direzione circa Ovest-Est. Il flusso in direzione Ovest è comunque sufficiente a dar luogo al danno ambientale citato in precedenza. Inoltre gran parte dell'area protetta dalla diga è stata interessata in maniera più o meno pronunciata da una diminuzione di fondali.

3. Analisi degli impatti ambientali che possono essere prodotti dalla realizzazione del molo di levante
Premesso che gli impatti ambientali maggiori sono sicuramente da imputare alla diga foranea, tuttavia è da aspettarsi che la costruzione del molo di levante possa causare ulteriori alterazioni dell'idrodinamica costiera e di conseguenza anche del relativo trasporto solido.
Gli studi oggi a disposizione per valutare tali impatti sono essenzialmente due. Il primo è costituito dal modello fisico realizzato nel 1987 in fase di redazione del Piano Regolatore Portuale dalla società Estramed per conto del Genio Civile per le OO. MM. di Ancona. Il secondo consiste nello studio eseguito con modellistica numerica nel 1999 dal prof. ing. Giuseppe Matteotti per conto del Comune di Pescara.
Entrambi gli studi riguardano essenzialmente le caratteristiche idrodinamiche della zona a mare interessata dalle opere assumendo un fondale costante nel tempo (fondo fisso), corrispondente alla batimetria relativa alla situazione precedente alla realizzazione della diga foranea (1987). Inoltre ambedue gli studi hanno previsto la realizzazione di prove sia in presenza che in assenza del Molo di Levante e con forzanti idrodinamiche (moto ondoso e portata fluviale) variabili. E' da evidenziare infine che in entrambi gli studi si è trascurato l'effetto di stratificazione, assumendo la stessa densità sia per l'acqua di mare e per quella fluviale.
Come già accennato, ritenendo che le conseguenze peggiori da un punto di vista ambientale siano costituite da quelle che si verificano nel periodo estivo, nel seguito si focalizza l'attenzione sui risultati ottenuti da tali studi in condizioni di assenza di moto ondoso.
I risultati ottenuti dal modello fisico indicano che la realizzazione del molo di levante non modifica sostanzialmente il campo idrodinamico che si determina in presenza della sola diga foranea (situazione attuale). Tale risultato è stato ottenuto utilizzando due diversi valori della portata fluviale (120 m3/s e 1100 m3/s). Peraltro una visualizzazione del campo idrodinamico eseguita dall'Estramed mostra che il deflusso principale del Pescara permane verso Est anche in presenza del molo di levante. Tuttavia è opportuno osservare che le misurazioni riferite ai campi di velocità sono state effettuate su una griglia piuttosto rada e le visualizzazioni forniscono informazioni solo indicative. Inoltre, come osservato all'inizio del capitolo 2, le prove sperimentali non rispettano la similitudine di Reynolds, parametro di importanza fondamentale in questo tipo di fenomeni.
I risultati ottenuti più recentemente dal prof. Matteotti forniscono informazioni indubbiamente più complete dal punto di vista quantitativo; in particolare, rispetto alla situazione attuale, si è ottenuto che il terrapieno causa un aumento della frazione di portata liquida diretta verso il litorale Ovest. Tale fenomeno risulta più sensibile con valori modesti di portata fluviale (50 m3/s): in questo caso infatti il deflusso delle acque dolci avviene prevalentemente verso Ovest. Con una portata fluviale di 380 m3/s il ramo Est continua invece a costituire il ramo principale di deflusso verso il mare aperto delle acque del fiume Pescara. E' importante rilevare che le simulazioni numeriche eseguite dal prof. Matteotti, a guisa di prove sperimentali, sono soggette ad una sorta di effetto scala, infatti anche in questo caso la similitudine del numero di Reynolds non viene rispettata; anche in tali risultati vanno pertanto considerati con una certa cautela (in particolare per quanto concerne l'esatta entità delle rispettive frazioni di portata liquida nei due rami); comunque la presenza del molo di levante certamente incrementa la frazione di portata fluviale diretta verso Ovest con conseguente peggioramento della qualità lungo lo stesso litorale.

4. Conclusioni e suggerimenti
Sulla base dei dati oggi a disposizione e di quanto sopra sinteticamente esposto, si possono trarre le seguenti conclusioni e raccomandazioni.

4.1 Situazione attuale
L'impatto ambientale più rilevante è da imputare alla costruzione della diga foranea che ha prodotto un'alterazione del deflusso delle acque inquinate del fiume Pescara. Tale alterazione dà luogo, anche in assenza di moto ondoso incidente, al deflusso di parte delle acque del Pescara verso il litorale posto ad Ovest della foce fluviale. In questa zona la presenza delle opere di difesa parallele emergenti dal livello medio marino favorisce, specialmente durante il periodo estivo, il ristagno dell'acqua inquinata accentuando il degrado dei relativi parametri di qualità. Con riferimento a quest'ultima osservazione si coglie l'occasione per segnalare, coerentemente agli attuali indirizzi regionali, la possibilità di programmare la eventuale rimozione di tutte le opere di difesa parallele presenti lungo questo litorale previo studio di sistemi di difesa caratterizzati da un minore impatto ambientale. Per quanto riguarda il litorale posto ad Est della foce fluviale, si può affermare che la diga non abbia determinato sensibili variazioni dello stato preesistente. Infatti questo litorale beneficia della presenza del porto turistico che lo scherma dal ramo principale della corrente fluviale che è diretto verso Est - Nord-Est.
Per quanto riguarda i problemi connessi alla modifica del regime del trasporto solido litoraneo, si può affermare che l'entità della sedimentazione finora riscontrata è certamente non trascurabile, ma nel complesso compatibile con quella che può essere oggetto degli oneri di gestione di un porto, una volta individuate idonee soluzioni per lo smaltimento del materiale sedimentato. Sicuramente le difficoltà lamentate da alcuni operatori portuali nell'individuare, in condizioni meteomarine avverse, il migliore canale di accesso all'imboccatura Ovest del porto, possono essere superate indicando con opportune segnalazioni il canale di accesso e garantendone l'esecuzione di dragaggi periodici, una profondità minima. In figura 9 è indicato il canale di accesso ottimale all'imboccatura Ovest del porto:


Relazione ANPA_De Girolamo: fig. 9


La profondità minima da garantire all'interno del canale e la relativa larghezza andranno fissati tenendo conto delle dimensioni e delle immersioni delle imbarcazioni che attualmente ed in futuro saranno destinate ad utilizzare tale imboccatura. Per quanto riguarda la sedimentazione che ha interessato il canale Est di accesso al porto, l'eventuale decisione di realizzare il molo di levante implica l'esecuzione di un dragaggio. Infatti, come indicato nel paragrafo 4.4, in tal caso si renderebbe indispensabile migliorare il deflusso delle acque del fiume Pescara verso Est.
Alla luce di questa analisi si evidenzia che, a prescindere da qualsiasi decisione che verrà presa dagli organi competenti circa la realizzazione o meno del molo di levante, oggi risulta comunque indispensabile studiare, progettare e realizzare interventi rivolti ad eliminare l'attuale il danno ambientale causato dalle acque inquinate del fiume Pescara che vengono indirizzate dalla diga foranea verso il litorale posto ad Ovest della foce fluviale. Tali interventi dovranno impedire il deflusso verso Ovest delle acque fluviali inquinate.

4.2 Realizzazione del molo di levante sulla base del progetto attuale
Sulla base degli studi finora eseguiti, si può affermare che in assenza di ulteriori provvedimenti finalizzati ad impedire il deflusso delle acque fluviali verso Ovest, la realizzazione del molo di levante potrà causare, in concomitanza alle condizioni ambientali più frequenti durante il periodo estivo, un peggioramento, seppur contenuto, degli indicatori di qualità dell'acqua marina lungo il litorale posto ad Ovest della foce fluviale. Per contro, la realizzazione del molo di levante produrrà certamente un miglioramento in termini di riduzione del moto ondoso che penetra all'interno del porto-canale con mareggiate provenienti da Est (come provato dai test svolti presso la società Estramed). Con riferimento al litorale posto ad Est della foce fluviale, il molo di levante potrebbe produrre un miglioramento della qualità delle acque costiere rispetto alla situazione a causa di una possibile accentuazione dell'effetto schermo dovuto al porto turistico.
Il gruppo di lavoro ritiene che l'ulteriore impatto indotto dalla costruzione del molo di levante (vedi punto e) possa essere compensato con i provvedimenti indicati nel paragrafo 4.4.

4.3 Opzioni possibili
Il gruppo di lavoro ritiene che oggi siano possibili le seguenti opzioni:
- rimuovere la diga foranea. Ciò produce il massimo effetto positivo immediato dal punto di vista ambientale, comportando però il massimo onere; infatti, a meno di rinunciare al porto, questa opzione richiede la ridefinizione completa delle opere marittime nel loro complesso.

- mantenere la situazione attuale e realizzare interventi rivolti ad eliminare gli effetti negativi indotti dalla diga foranea sulla qualità dell'acqua che interessa il litorale posto ad Ovest della foce fluviale. L'aspetto positivo di questa opzione è solo di tipo ambientale perché consente il ripristino di una situazione simile a quella che esisteva antecedentemente alla costruzione della diga foranea senza nel contempo trarre i benefici tecnici previsti dalla realizzazione del molo di levante (riduzione del moto ondoso, costruzione di un terrapieno e di due nuove banchine di riva per potenziare il traffico marittimo, possibilità di poter disporre di una vasca di colmata dove poter riversare il materiale che deve essere dragato nel tratto terminale dell'asta fluviale).

- realizzare sia il molo di levante che interventi rivolti ad eliminare gli effetti negativi indotti dalla diga foranea sulla qualità dell'acqua che interessa il litorale posto ad Ovest della foce fluviale. In tal caso si potrebbero ottenere sia gli aspetti ambientali positivi previsti dall'opzione 2 che quelli tecnici previsti dal Piano Regolatore Portuale e sinteticamente richiamati al punto precedente.

4.4 Azioni da intraprendere qualora si decidesse di seguire le opzioni 2 o 3
Qualora le autorità competenti decidessero di seguire l'opzione 2 , si ribadisce la necessità di avviare rapidamente una fase di lavoro rivolta a studiare, progettare e realizzare gli interventi mitigatori destinati ad eliminare l'impatto della diga sulla qualità delle acque prospicienti il litorale posto ad Ovest della foce fluviale.
Invece, qualora si decidesse di seguire l'opzione 3, il gruppo di lavoro suggerisce comunque di apportare fin da ora alcune varianti al progetto in corso di realizzazione da parte del Genio Civile delle Opere Marittime di Ancona. Tali varianti sono rivolte e favorire il deflusso delle acque del fiume Pescara verso la direzione Est e quindi a contenere gli effetti negativi che si attendono dalla realizzazione del molo di levante. In particolare si suggerisce di:
- arretrare la testata del molo di levante di circa 30 metri verso la direzione Sud - Est come indicato nella figura 9 (mantenendo l'allineamento previsto per la scogliera posta a protezione del terrapieno);fig. 8:

Relazione ANPA-De Girolamo: fig. 8


- realizzare fin da ora il dragaggio del canale Est di accesso al porto garantendo una profondità lungo tutto il canale non inferiore a 8 metri (profondità esistente prima della realizzazione della diga foranea) come indicato in figura 9.
Si evidenzia infine che l'arretramento della testata del terrapieno produrrà, rispetto a quanto previsto dall'attuale progetto, una maggiore penetrazione del moto ondoso proveniente dalla direzione Nord - Est. Tuttavia, in futuro tale maggiore agitazione ondosa, qualora dovesse risultare non compatibile con le attività del porto, potrà essere compensata da una modifica planimetrica dalla testata Est della diga foranea. Il gruppo di lavoro ha verificato la realizzabilità tecnica delle modifiche sopra indicate.


(1) Ci si riferisce ai rilievi batimetrici (eseguiti nel 2000 dal Genio Civile per le OO. MM. di Ancona e dall'Università degli Studi di L'Aquila nell'ambito del progetto RICAMA) ed all'analisi dei dati di qualità dell'acqua marina prelevati dall'ARTA Abruzzo e dalla ASL di Pescara tra i primi anni del 1980 ed il 2000. Quest'ultima analisi è in corso di svolgimento da parte del Laboratorio Chimico e Merceologico della Camera di Commercio di Pescara per conto del Genio Civile OO. MM. di Ancona.
(2) Nel seguito ci si riferirà prevalentemente a condizioni di calma (assenza di moto ondoso incidente) poiché questa è la condizione più frequente durante il periodo estivo quando il problema della balneazione e quindi della qualità dell'acqua marina acquista una rilevanza maggiore.
(3) Si evidenzia che il moto ondoso causa la messa in sospensione dei sedimenti che a loro volta vengono trasportati dalle correnti litoranee. Quindi nelle zone in cui i due meccanismi vengono meno anche in modo parziale, risulta facilitata la deposizione dei sedimenti.

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(agg.to del 3 luglio 2014)

L'Agenzia Nazionale Per l'Ambiente (ANPA) si trasformò successivamente in APAT e continuò ad interessarsi del porto di Pescara.
Il lavoro successivo, che partiva da questo studio, fu quello che diede le premesse allo sviluppo del PRP di Pescara, approvato dal Comune nel 2014, dopo una VAS molto discussa: clicca qui 
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