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venerdì 10 agosto 2012

Il dragaggio/ 5: (e il porto) parlano l'arch. Polacco, Legambiente e il WWF

Il 2 Agosto, Legambiente ha organizzato il solito giro d'Italia con la Goletta verde per valutare lo stato delle acque di balneazione ed eventuali opere costiere macroscopicamente invasive sull'ambiente. Ed è ritornata a Pescara e come sempre abbiamo cercato di collaborare con il loro staff (il Presidente Abruzzo, Angelo Di Matteo e il direttore Antonio Sangiuliano).


foto Il Centro


Le zone di prelevamento: fuori campo, a sud, il fosso Vallelunga
Da Il Centro del 3 agosto (Laura Venuti)


Da Il Centro del 4 agosto 2012- di Ylenia Gifuni-(... Quanto alla città di Pescara, sono stati prelevati tre campioni, due dei quali “altamente inquinati”. Parliamo del fosso Vallelunga e della spiaggia sul lungomare Matteotti, all' incrocio con via Balilla. Inquinata la zona a largo della diga foranea a 400 metri dalla battigia. L’allarme degli ambientalisti contrasta con il parere espresso dal direttore tecnico dell’Arta Giovanni Damiani, che parla di «dati in parte condizionati dalle piogge dei giorni immediatamente precedenti ai campionamenti»).

Cioè, che vuol dire che la pioggia è inquinata ?



Il presidente Abruzzo di Legambiente, Angelo Di Matteo, nel comunicato stampa emesso nello stesso giorno 2 agosto 2012, ha precisato le proposte di Legambiente per il Porto di Pescara:
  • risolvere l'emergenza del dragaggio per ridare operatività al porto. Nel rispetto della normativa ambientale, occorre:
  • caratterizzare i fanghi contenuti nell'attuale vasca di colmata e, nell'ordine, avviarli a recupero o al riuso (ripristino di cave, realizzazione di sottofondi stradali, etc...) o allo smaltimento in discarica;
  • allestire una vasca di colmata in banchina e procedere per cicli al dragaggio con il recupero ed eventualmente allo smaltimento del materiale dragato,
  • programmare il dragaggio annuale per la manutenzione ordinaria del porto;
  • dotare l'Abruzzo di una programmazione specifica sulla portualità regionale. L'Abruzzo in termini di portualità è fermo al Quadro di Riferimento Regionale - Obbiettivo "Razionalizzazione e potenziamento della portualità". Si tratta di una indicazione di indirizzo (Il concetto di sistema portuale implica una stretta integrazione funzionale tra i diversi scali marittimi, ognuno dei quali deve tendere alla specializzazione in determinati comparti) che non trova attuazione in una norma specifica di pianificazione  e di integrazione delle realtà portuali abruzzesi. Serve quindi che la Regione si doti di una normativa che chiarisca i ruoli (merci, passeggeri, peschereccio, nautico,...) e le strutturazioni degli scali e definisca il quadro delle infrastrutture necessarie per l'integrazione del sistema regionale nel sistema adriatico e nel sistema nazionale di settore. Nell'ambito della norma, o ricorrendo a specifici regolamenti, occorre anche, e soprattutto, disciplinare le attività dei dragaggi in modo da ricondurre la gestione a condizioni ordinarie ed integrate per tutti i porti abruzzesi;
  • ricondurre la pianificazione del porto di Pescara nel contesto della portualità regionale. Il Piano Regolatore Portuale, proposto dal Comune di Pescara, non risolve i problemi ad oggi sul tavolo. Le funzioni del porto di Pescara, porto di interesse nazionale, devono essere rapportate all'assetto portuale regionale ed adriatico senza cadere in tentazioni smisurate e fantasiose sul traffico commerciale, container e crocieristico.
Pertanto Goletta verde di Legambiente a Pescara chiede:
  1. Subito il dragaggio per risolvere l'emergenza dell'insabbiamento ed evitare il rischio esondazione.
  2. Ritirare il Piano Regolatore Portuale e lavorare per l'unitarietà di intenti tra le istituzioni e le parti sociali.
  3. Abbattere una parte di diga foranea per ridare sfogo al fiume e ristabilire gli equilibri ambientali.
  4. Assegna la Bandiera Nera al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Provveditorato interregionale per le opere pubbliche.

da Il Centro del 3 agosto (Laura Venuti)

Quello che Goletta verde ha verificato, a distanza di 12 anni (si era nel 2000), quanto denunciato già allora insieme all'Ass. pescatori Borgomarino, è: la diga ha finito per interrare tutto l'avamporto, con la concausa della presenza del braccio di levante e dell'apporto dei sedimenti del fiume.



Nella sua sosta a Pescara, inoltre, dalla goletta, il Presidente nazionale, Vittorio Cogliati Dezza, non ha potuto fare a meno di puntare l'indice accusatore sul pericolo di esondazione, sulla diga foranea e sul Piano Regolatore Portuale, P.R.P.:




  

da Il Centro del 3 agosto (Laura Venuti)



e inoltre nel comunicato stampa: "La vicenda del porto di Pescara rappresenta uno sbalorditivo caso-scuola di insipienza umana, un intervento che in soli dieci anni ha già manifestato i suoi effetti nefasti. Sarebbe bastata un po' più di lungimiranza e una capacità tecnico-scientifica di più largo respiro per evitare di cadere in questi circoli viziosi che , con notevole dispendio di denaro pubblico, generano nuovi errori per riparare a quelli commessi nel passato..."


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Nei giorni successivi, le polemiche sul dragaggio sono proseguite senza sosta. 


Ognuno ha detto la sua senza aver cognizione di causa, anche fra quelli che dovrebbero essere gli addetti ai lavori.

Certo in questioni del genere gli interessi nascosti possono essere più grandi di quelli evidenti.

Per cui riteniamo di far cosa utile ai lettori nel pubblicare l'intervista del 10 agosto 2012 di Laura Venuti del quotidiano Il Centro all'arch. Alberto Polacco, già segretario dell'Autorità Portuale di Ravenna, ed esperto di pianificazione portuale:




Trascriviamo l'articolo in maniera più visibile:

"Per dragare il porto serve una vasca di colmata, e deve essere anche grande. Ma costruirla non è certo cosa da due giorni. E non ho davvero idea di dove possano farla.
A questo punto perchè non svuotare quella che  c'è già ?"
La mette subito chiara l'architetto Alberto Polacco, esperto di pianificazione portuale, già segretario dell'autorità portuale di Ravenna, da sempre osservatore attento delle traversie del porto di Pescara e tra i primi a prevedere il disastro causato dalla costruzione della diga foranea. "Nel 2000 fui coinvolto dai pescatori come consulente esterno e dissi che si sarebbe interrato tutto. E così fu", dice. 
Anche sul mancato dragaggio che ha bloccato il porto Polacco ha le idee chiare. "Per dragare bisogna fare una cassa di colmata", spiega l'esperto,"per realizzarla però ci vuole tempo, non è una cosa che si fa in uno o due mesi. Senza considerare il fatto che per contenere i materiali che devono essere rimossi dal porto di Pescara serve una vasca molto grande e non mi pare ci siano gli spazi per realizzarla".

Di una nuova vasca aveva parlato proprio sul Centro qualche giorno fa Paolo De Girolamo, docente associato di Ingegneria costiera dell'Università dell'Aquila e soprattutto progettista del nuovo piano regolatore portuale. "L'idea portata avanti dalla Regione è quella di realizzare una nuova vasca di colmata. La vasca sarà realizzata accanto a quella esistente. C'è un terrapieno ad Est, prima della testata del porto turistico. Mi è stato dato incarico di progettare questa nuova vasca di colmata con una capienza di 300-400.000 metri cubi" aveva detto De Girolamo.

La vasca di colmata è quella che occupa già tutta la banchina di levante per 400/500.000 mc. (?).
Rimane disponibile forse il triangolino ("a est della vasca di colmata") alla fine della banchina, al confine con il porto turistico all'interno e il braccio di levante all'esterno. Non crediamo proprio che possa contenere altri 4/500.000 mc.


Per Polacco la soluzione invece passa proprio per la vecchia vasca di colmata, ancora piena dei fanghi dragati negli anni scorsi e tra l'altro mai messa a norma.
" Perchè non svuotare la cassa di colmata esistente?" si chiede l'architetto,"basta fare le analisi, fare un bando di gara e pagare alla Stato il valore materiale contenuto nella cassa-che è di proprietà della Stato.
Certo, anche questa è una procedura complessa, non è certo una cosa che si può fare in due giorni. Intanto però bisogna partire, poi ci si prende i giorni giusti. Se però non si parte mai..."

Anche sul progetto del nuovo porto, già bocciato da ambientalisti e pescatori, Polacco, che pure dice di non aver visto le carte e di non conoscere nel dettaglio il progetto, è perplesso.
"In molti sognano questo nuovo porto. Ma pur non avendo visto il progetto nel dettaglio posso dire che le entrate non mi sembrano delle migliori: con quell'orientamento se c'è mare per entrare servirà un tabernacolo alla Madonna.
E ho forti dubbi  anche sul nuovo estuario, anche se i tecnici sostengono che sarebbe l'unica possibilità di non far interrare il fiume".

il progetto del nuovo porto o Piano Regolatore Portuale (P.R.P.)




Per Polacco, poi, il problema sono le risorse. " L'Abruzzo non ha mai avuto grandi porti perchè non è mai stato fatto uno sforzo di pianificazione. In teoria Giulianova doveva essere per i pescherecci, Pescara per i passeggeri, Ortona commerciale e Vasto industriale, ma non si può pianificare così. Si sono divise le specializzazioni e hanno prodotto tanti piccoli porti.
Pescara non ha un'Autorità portuale che possa investire. Dove sarebbero i soldi per costruire un nuovo porto ? "


Queste le indicazioni dell'arch. Polacco, che è secondo noi la strada da seguire per ridare operatività al porto e a tutti gli operatori portuali.

D'altronde lo stesso WWF (Augusto De Sanctis, che ha studiato tutte le normative sui dragaggi dei porti del nord-Europa e il manuale di sedimentazione dell'Ispra) e gli armatori avevano preparato una Piattaforma comune per il dragaggio e l'avevano suggerita al Commissario Testa (che adesso dice di aver già chiesto la vasca di colmata a suo tempo insieme all'ing. De Girolamo. Non lo sapevamo; eppure abbiamo seguito passo passo la telenovela. Ci sembra di poter dire che non ne hanno voluto una allora, su nostra indicazione, adesso ne vogliono due).

Ma forse abbiamo dato per scontato quello che scontato non è. 
Per chi non ha avuto la pazienza di leggere la Piattaforma suindicata, riassumiamo semplificando e salvo errori come dovrebbe essere l'uso della vasca di colmata:

- la vasca (o cassa) di colmata da usare è quella da realizzare sul pavimento della banchina di levante, una volta che si sia capito che il pavimento ci sia o non ci sia (non ci dovrebbe essere) e sia stata messa in sicurezza secondo le indicazioni impartite nelle scorse settimane dal Ministero dell'Ambiente e quello delle Infrastrutture al Provveditorato OO.MM.;

- bisogna analizzare il mucchio superficiale  di fanghi secchi ammucchiato lì da anni, metterlo  all'asta e venderlo per conto dello Stato;

- a questo punto viene creata la vasca: bisogna impermeabilizzare il pavimento e creare i cordoli, dopo di che vi si possono mettere ad essiccare circa 120/140.000 mc. di fango dragato alla volta, per circa 40/50 giorni;

- si ripete l'operazione: analisi, asta e vendita per conto dello Stato, che ne è proprietario, dei fanghi dragati;

- per il porto di Pescara, attualmente, per riportare i fondali all'origine, abbiamo calcolato che bisogna dragare circa 500.000 mc., forse di più;

- il costo di una tale operazione nel rispetto di tutte le leggi ambientali italiane ed europee è di circa 15/20 milioni di euro (dipende dalla cifra che si ricava dalle aste). Tempo: dai 6 mesi ad un anno. 
Il Governo dice che spetta alla Regione; la Regione dice che spetta al Governo (è un porto nazionale ! ); alla fine forse divideranno in tre: Il Ministero Ambiente, il Ministero Infrastrutture (Provveditorato), la Regione.

Se così fosse, questo sarebbe un lavoro ben fatto (dopo si dovrebbero dragare solo 30/50.000 mc. all'anno e usare una vasca su un'area interna del porto, perchè la banchina di levante dovrebbe essere ad uso del traffico dei traghetti o mercantile/petrolifero).

Ma i giorni passano, il Centro ne ha contati finora 179, e il 15 settembre, ultimo giorno di stop obbligato per il dragaggio a causa della balneazione in corso, si avvicina senza che si veda una schiarita.

L'incontro "ristretto" dei giorni scorsi al Ministero non ci risulta che abbia prodotto niente o perlomeno non se ne sa niente. 
E' tutto un mistero: sui soldi disponibili, sul metodo che verrà usato e sulla quantità che verrà escavata (se la quantità sarà insufficiente, dipenderà dalle prime due varianti).

Ma di seguire la strada indicata dall'arch. Polacco e dalla Piattaforma WWF/Armatori e da Legambiente pare che non se ne parli.

Il 16 settembre sapremo con chi dovranno prendersela i pescatori e gli operatori portuali. 



(aggiornato 17 agosto 2012, h. 05:32)





di Laura Venuti: " Parlare di dragaggio legandolo a filo doppio al nuovo piano rgolatore portuale è come discutere sul futuro con una pistola puntata alla tempia. Il problema dell'insabbiamento è dovuto ad una scelta errata fatta nel passato, cioè la diga foranea, e al dragaggio non fatto negli ultimi anni. Il PRP non c'entra." 
Non bastavano i pescatori e il consigliere regionale Maurizio Acerbo, c'è anche Augusto De Sanctis del WWF-Pescara tra quelli che sono saltati sulla sedia leggendo l'intervista rilasciata qualche giorno fa al Centro da Rosario Pavia, progettista, insieme a Paolo De Girolamo e Alberto Noli del nuovo Piano Regolatore Portuale, che al momento è in fase di Valutazione Ambientale Strategica.
Dragaggio e PRP. Nell'intervista rilasciate al Centro Pavia ha paventato il rischio che il porto di Pescara, che è di fatto chiuso da 190 giorni a causa del suo insabbiamento (i sedimenti portati dal fiume nel vecchio porto-canale e gli insabbiamenti creati dalla diga nell'avamporto, ndr) , venga declassato da porto di interesse nazionale a porto regionale. Pavia ha poi proseguito il discorso sostenendo che bisogna <legare il dragaggio alla realizzazione delle nuove opere previste dal nuovo PRP>, cioè quel piano progettato da lui stesso insieme a Noli e De Girolamo che prevede di deviare il corso del fiume Pescara verso nord e creare due bacini separati per la marineria e il traffico commerciale. <La deviazione del fiume> ha spiegato lo stesso Pavia <è un'opera necessaria per risolvere concretamente il problema insabbiamento>.
No dei pescatori. Il progetto del nuovo PRP, però, sin dall'inizio è stato osteggiato dagli armatori pescaresi. Già a febbraio di quest'anno gli armatori hanno consegnato in Capitaneria una nota con le Osservazioni contrarie al PRP sottoscritta da 49 comandanti su 50. Un no ribadito anche dopo le esternazioni di Pavia. <La deviazione del fiume Pescara è una pessima soluzione al problema del porto. Non vogliamo essere obbligati ad accettare la darsena prevista dal PRP per avere il dragaggio: l'abbiamo già bocciata.>, ha scritto qualche giorno fa il presidente degli armatori Lucio Di Giovanni. Sulla stessa lunghezza d'onda anche il consigliere del PRC Maurizio Acerbo, che proprio ieri ha tuonato:<Non si può usare il pericolo dell'esondazione o del declassamento per  far passare un progetto portuale indigesto. Il Piano Regolatore Portuale ha una tale rilevanza che una città lo può far proprio e lo può mandare avanti solo se ne è convinta>.
Il WWF contro Pavia. Adesso a fare muro contro le affermazioni del progettista arriva anche il WWF. <L'intervista di Pavia chiarisce un punto che noi abbiamo contestato sin dall'inizio, cioè il colllegamento diretto tra il dragaggio e il nuovo PRP.> dice Augusto de Sanctis. <Parlare di dragaggio collegandolo al PRP è come discutere del futuro con la pistola alla tempia e non è questo il modo per fare le scelte migliori. Anche perchè non è detto che il nuovo PRP risolva il problema del dragaggio. Il porto non è insabbiato perchè non c'è un piano regolatore, il porto è insabbiato perchè la diga foranea lo ha fatto insabbiare e non è stato dragato>.
Il WWF, poi, ha forti dubbi sui tempi dell'operazione.<Sembra che qui si dica che il dragaggio non debba partire prima del nuovo porto. Ma un'opera di quel genere ha bisogno almeno di due anni tra progettazione, VAS e VIA. E questi processi non possono essere accorciati, neppure in emergenza: in Italia nessun commissariamento ha mai abolito la VIA, non è successo nemmeno per il terremoto all'Aquila>. (E nel frattempo dove andrebbero a rifugiarsi i pescatori con le loro barche, visto che il porto è già in secca dovunque ?, ndr).
Gli ambientalisti, poi, stigmatizzano anche le dichiarazioni di De Girolamo, che definendo "non accettabile" la proposta di porto presentata dal WWF aveva ironizzato:"può un giornalaio stilare il progetto di un porto ?" <Per il nostro progetto, dice De Sanctis, noi abbiamo consultato anche dei tecnici. Ma vorrei comunque ricordare che la diga foranea fu fatta da ingegneri e chi invece ingegnere non era previde meglio dei tecnici quello che poi è successo.
Preferiremmo che de Girolamo ci dicesse nel merito cosa pensa delle nostre osservazioni>. (per le osservazioni vedi nel blog, ndr)
Discarica per i fanghi. Intanto, mentre non si hanno notizie del bando per il dragaggio che dovrebbe partire a settembre, il WWF rilancia l'idea di lavorare in anticipo su un sito di stoccaggio per i fanghi.
<Ormai è da dicembre del 2011 che WWF e pescatori reclamano l'avvio delle procedure per individuare una discarica pubblica che serva tutti e quattro i porti abruzzesi. Anche se una quota dei fanghi dragati negli scali può essere usata per il riempimento e il ripascimento, ci sarà sempre una parte di materiale che andrà trattata e dovrà essere portata in discarica> sostiene De Sanctis.< L'Abruzzo non ha una struttura di questo genere e deve dotarsene al più presto. Ci sono sistemi come il GIS per individuare il sito più adatto, procedure oggettive che hanno tempi e costi contenuti. E se un sito viene individuato con quei criteri, si annulla anche il rischio di proteste>." 

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ZONE DA DRAGARE 
(per un totale di circa 500.000 mc., da verificare con la misurazione delle batimetrie)

Bacino vecchio: le zone tratteggiate in rosso sono quelle più bisognose di dragaggio perchè lì ormeggiano le barche, si effettuano i rifornimenti di gasolio, si scarica il pescato, si carico e scaricano le reti e si fa manutenzione (scalo di alaggio).Dovrebbe essere dragato a quota - 4 mt. per circa 250.000 metri cubi.



Canaletta: se non è possibile dragarla tutta a quota - 4, almeno bisognerebbe dragare la parte centrale a - 4 mt. per circa 80/100.000 metricubi.



Avamporto e bacino di levante: dragati a quota - 6,5/7/8 mt. a crescere verso l'imboccatura per circa 150.000-200.000 metri cubi.
NB. a sinistra della zona tratteggiata, davanti al molo nord, c'è la zona off-limits per la navigazione, perchè tutta interrata. 



Questa era l'unica zona da dragare prevista dal duo Testa-De Girolamo per circa 70.000 metri cubi.



Il 31 agosto in un intervista al Governatore Chiodi il quotidiano il Centro allegava la foto sottostante: i due comandanti Gigino D'antonio e Nisio Gasparroni si trovano nel quadratino PE-D21 dello schema di sopra, cioè a 30/40 metri dalla punta del vecchio molo nord. 
In  quel punto prima della costruzione della diga foranea c'erano normalmente 6,5/7 metri di
profondità. 
Da allora sono passati 15 anni (1997) durante i quali l'azione di interrimento della diga, soprattutto, con l'"aiuto" del braccio di levante e l'aggiunta dei sedimenti del fiume ha portato la situazione  a questo punto.
L'azione d'interrimento della diga ne è la causa principale e per questo motivo le nuove ancora più imponenti dighe previste dal Piano Regolatore Portuale hanno destato le nostre preoccupazioni e Osservazioni ufficiali in fase di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) , come se gli errori del passato non fossero serviti ad esempio . I quantitativi di sabbia da dragare nel PRP sarebbero sempre enormi e tali da creare i problemi evidenti nelle foto.
Ecco perchè solo la costruzione del prolungamento del molo nord, che dà al porto l'assetto  di porto-canale già sperimentato per un secolo può risolvere il problema, come descritto nella nostra Proposta di soluzione (vedi articolo a parte) che blocca l'avanzata degli interrimenti nel canale di uscita e che convoglia al largo il flusso del fiume.
Oltretutto quello che è stato un altro errore del passato, il braccio e il bacino di levante, si può recuperare bene ad uso del traffico delle petroliere e dei traghetti passeggeri ed anche di qualche nave mercantile (il grosso del traffico mercantile andrebbe ad Ortona, come già succede adesso).
Intanto siamo costretti a districarci fra questi problemi:
  • mancata messa a norma della vasca di colmata sulla banchina di levante (come imposto al Provveditorato OO.MM. Interregionale dai Ministeri dell'Ambiente e delle Infrastrutture). E il Provveditorato Opere Marittime, OO.MM., (ex-Genio Civile) fa capo a Roma ma lavora a stretto contatto con la Regione (ing. De Girolamo, Univ. dell'Aquila). 
  • mancato uso della stessa per il dragaggio generale dei 500.000 mc. necessari per le tre zone sopra descritte: bacino vecchio, canaletta, avamporto. Invece il Provveditorato sta preparando un bando per il dragaggio "chiavi in mano" di soli 50.000 mc. al costo di 6.000.000 di euro.
  • ricerca di una ipotetica seconda vasca quando ce ne è una già pronta allo scopo ( ma il Governatore nell'intervista dice di non saperne nulla; come ugualmente dice di non conoscere il PRP. Al Centro ha dichiarato che il bando sarà pronto per Ottobre), 
  • trovare le risorse finanziarie per il dragaggio che il Governatore dice di poter anticipare per conto dello Stato ma che rivuole indietro perchè si tratta di porto nazionale e non regionale ! (ve lo immaginate un porto nazionale chiuso da 200 giorni, come evidenziato nel cartello tenuto in mano dai due comandanti ? Secondo il nostro parere di nazionale c'è solo la Direzione Marittima che è praticamente diventata una scatola vuota essendo senza porto).  
 E ci fermiamo qua.


foto de Il Centro del 31 agosto



(aggiornato 3 agosto 2012, h. 04:58)