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giovedì 12 dicembre 2013

Esondazione del fiume Pescara, novembre 2013




porto-canale di Pescara: immagine Google Hearth e sezione del porto-canale



Per gli Amministratori (e per la consigliera del PD, Sclocco -leggi D’alfonso- e del PDL, Sospiri):

dopo l’esondazione del fiume Pescara, a causa delle piogge eccezionali del novembre scorso (100 mm in 12 h., come nel 1992, quando ci fu la famosa alluvione) c’è stata un po’ di confusione fra gli amministratori e parte della stampa (in buona fede) e i sostenitori del PRP e parte della stampa (in mala fede).
Ci sembra che non sia ancora chiaro a tutti che l’ esondazione del fiume Pescara nel tratto terminale del porto-canale è avvenuta solo ed esclusivamente nel tratto che va dal circolo Canottieri fino all’inizio del bacino vecchio (dove ormeggiano i pescherecci), presso il circolo nautico di Gianni Papponetti (il tratto di golene segnate in rosso nel disegno).

E’ avvenuto solo in quel tratto perché in quel tratto il fondale del fiume è rimasto inferiore ai 2 metri da almeno 40 anni, perché non è stato più dragato. 
Ma anche quel tratto è parte del porto-canale e si sarebbe dovuto dragare per evitare esondazioni (lo testimoniano i muri alti che delimitano le golene, sia sul fronte nord, dal circolo Canottieri fino all’INPS, sia sul fronte sud (dall’inizio del Museo delle Genti fino alla Capitaneria di Porto).
L’esondazione in quel tratto c’è stata perché il fondo del fiume è, in quel tratto, pressoché ugualmente di circa 1,5/2 metri (non abbiamo le batimetrie precise – e forse non ce l’hanno nemmeno gli organi istituzionali).
Quell’enorme volume di acqua e fango, che era già uscito fuori dall’alveo più a monte –soprattutto nella zona del Megalò-  quando è sopraggiunto nel tratto terminale, quello del porto-canale, ha trovato il fondo del fiume, nel tratto dai Canottieri all’INPS, ancora di circa 2 metri, come è oramai da troppi anni (40/50 ?). Cioè praticamente lo stesso che più a monte, nella zona di Chieti Scalo, della zona commerciale di Pescara e della periferia della Città. 
Ed è uscito fuori dagli argini.

Quando quel volume di acqua è arrivato nel bacino vecchio (dove ormeggiano i pescherecci) ha trovato invece un fondale di circa 4 metri, pressoché dovunque, grazie all’avvenuto dragaggio, portato avanti con grande impegno e capacità dal Provveditorato, retto dall’ing. Carlea, dagli inizi di maggio fino a settembre.
Che ha rimosso dal bacino vecchio (soprattutto) e dalla canaletta quella montagna di fango che è adesso accumulata nella vasca di colmata della banchina di levante:


la vasca di colmata sulla banchina di levante, piena dei circa 200 mila mc di fango dragati soprattutto nel bacino vecchio (quello dove ormeggiano i pescherecci)  e nella canaletta (quella fra i due vecchi moli guardiani).


Il tappo per il deflusso del fiume è questo accumulato nel porto-canale e non la diga.                                     
Che invece con gli interrimenti che ha creato (e con l’aggiunta del trasporto solido del fiume) ha finito per impedire piuttosto la navigabilità delle navi e dei pescherecci nella darsena e nell’avamporto, come si vede dalla foto in 3D degli interrimenti elaborata dal Provveditorato stesso prima del dragaggio (vedi foto):

batimetrie in 3D del porto-canale di Pescara nel febbraio 2013: fonte Provveditorato 


Da cui si vede che il “mammellone” di secca creata dalla diga avanza dalla spiaggia della Madonnina fino al centro della darsena. Ed è costituito di sola sabbia in quanto il fiume non arriva in quel tratto (quello a ridosso dei trabocchi, come si vede nella foto seguente. E infatti il Comune, d’accordo con il WWF, l’ha usata tranquillamente per i ripascimenti delle spiagge):


flusso del fiume nel 2000: fonte Istituto Idrografico e Mareografico di Stato, di Pescara


E quindi quell’enorme ed eccezionale volume di acqua della piena del fiume ha trovato sfogo nei 4 metri di fondale del bacino vecchio creati con il dragaggio (e nella maggiore larghezza dello stesso): ed è riuscito a passare, anche se con una velocità, calcolata empiricamente da qualche comandante di peschereccio, di 20 nodi, fra i pescherecci ormeggiati senza causare danni a nessuno di essi. Certo, i comandanti hanno dovuto rinforzare gli ormeggi, ma non hanno avuto danni di sorta. 
Nel 1992, invece, il fondale del porto non era in buone condizioni.
E’ evidente (ed è anche opinione di tutti i comandanti) che se il porto-canale non fosse stato dragato nei mesi precedenti le barche durante questa piena del fiume sarebbero andate a finire sulle banchine della Marina Sud o di Borgo Marina a nord, trasportate dalla forza della corrente: cioè se il flusso del fiume non avesse trovato il fondale alto di circa 4 metri su cui scorrere facilmente. 
Chiunque lo può capire solo ascoltando le valutazioni degli addetti ai lavori, anche se non sa “leggere” un disegno (v. sopra oppure leggi quì ).

Tutti i comandanti, in primis, e le Istituzioni, poi, dovrebbero ringraziare il Provveditorato retto dall’ing. Carlea che si è assunto la grande responsabilità di riuscire a fare quello che i precedenti commissari (Goio e Testa) non sono riusciti a fare: il primo perché ha rinunciato, il secondo perché voleva scaricare a mare i fanghi inquinatissimi del fiume (e la Procura lo ha fermato, giustamente). E’ bene che questo aspetto sia chiaro.
I danni che l’Amministrazione adesso avrebbe dovuto pagare agli armatori, se il dragaggio non fosse stato fatto, sarebbero stati ingenti, molto più di quello che è costato il dragaggio nudo e crudo, 13 milioni (senza qui considerare gli sprechi precedenti di chi non è riuscito nell’intento).
Non è difficile capirlo.
Ma c’è di mezzo il PRP, e allora il pretesto è buono per prendersi meriti che non si hanno o “accollarsi” onerose valutazioni sbagliate.

Adesso il Provveditore, ing. Carlea, è stato rimosso (si legga quì) dopo soli due anni circa dall’inizio dell’incarico e nonostante i buoni risultati ottenuti anche a L'Aquila. 
Qualcuno diceva che a pensar male si fa peccato…   
Noi personalmente e semplicemente riteniamo di essere rimasti privi di quelle Istituzioni che avevano dimostrato di saper risolvere iproblemi
Vuol dire che se ne avvantaggeranno altre regioni.

Ma, per tornare al porto, questi avvenimenti ci dimostrano che TUTTO il tratto terminale di esso va dragato quand’anche il fiume venisse deviato con una curva ad esse come nel nuovo PRP:


il nuovo PRP di Pescara


Se qualcuno ha pensato di risolvere il problema del costo del dragaggio facendo sfogare  il fiume fuori dal porto-canale, e abbandonarlo, ha pensato male: perché se il fiume non venisse dragato SEMPRE, anche se deviato come nel PRP, il fango si depositerebbe SEMPRE (di più, secondo noi, nel nuovo alveo a forma di esse del PRP) e tutti gli anni il rischio di esondazione rimarrebbe SEMPRE forte (ma il PRP soffre anche di altri rischi: gli ingressi difficili, gli interrimenti sicuri, i dragaggi tripli –nel fiume, nella darsena pescherecci e nel bacino commerciale-, il costo superiore ai 200 milioni, etc…).

E’ bene che questo sia chiaro a chi, per compito istituzionale, ha l’obbligo di decidere quale dev’essere l’assetto futuro del porto: se a porto-canale (come nella nostra Proposta, che può essere anche ritoccata) o se a bacino (come nel PRP in fase di valutazione VAS). O di qualsiasi altra forma.
Certo non vorremmo essere nei suoi panni. 
Ma sotto la supervisione dell’ing. Carlea saremmo stati più tranquilli.


PS:
 il problema del dragaggio del porto di Pescara non deve far pensare che sia una sua esclusiva: perché altri porti ne soffrono, italiani e regionali. 
Per restare ai regionali, il porto di Ortona ha un problema di dragaggio grossissimo, che ancora non si riesce a risolvere. I fondali si erano già abbassati nel passato all’interno e si sono abbassati ancora di più dopo la costruzione del nuovo molo nord, lungo circa 1 km, che ha creato l’insabbiamento dell’ingresso. E non parliamo del fatto che l’ormeggio nel porto turistico, a sud, è scoperto con i venti di maestrale e quello dei pescherecci, a nord, è scoperto con i venti forti di scirocco (ne sanno qualcosa i pescatori pescaresi che per necessità di dragaggio si sono dovuti trasferire là, l’anno scorso). Il nuovo PRP è in discussione (ed è stato già contestato dal Comune e dai suoi fruitori principali: fra cui la Micoperi).

Nel porto di Giulianova, dopo la costruzione dell’antemurale di levante (che ha oltretutto spostato in modo pericoloso l’ingresso a Maestrale) tutta l’area dell’avamporto sta andando in secca e il problema riguarda anche la banchina di riva, dove c’è il cantiere. Prima i pescherecci venivano tirati su (alati) con la prua rivolta verso terra e fatti scendere in acqua nello stesso modo (con la poppa verso il mare). Adesso devono essere girati in banchina di 180° e rimessi in acqua di prua perché altrimenti le eliche si sfascerebbero sul fondale basso. Quindi va dragato energicamente. Il nuovo PRP è in discussione.

Nel porto di Vasto, dopo la costruzione dell’antemurale di maestrale (che ha spostato pericolosamente l’ingresso a scirocco), i pescatori non fanno altro che lamentarsi sul VHF delle difficoltà in entrata e uscita. Non sappiamo delle secche. Ma si può dare un’occhiata più attenta …Il nuovo PRP è in discussione.

Il quesito è che le spese di dragaggio (manutenzione) non devono essere eccessive per nessun tipo di porto; ma il principio deve essere che il porto deve essere sicuro all’ingresso e all’ormeggio: altrimenti a che cosa serve ?
E il vecchio porto-canale di Pescara lo era.
Di chi è la manina che ha disegnato tutti questi cambiamenti nei porti regionali, già fatti o da fare ?

Noi riteniamo che sia arrivato il momento di creare un’Autorità Portuale Abruzzese e Molisana. 
Tredici anni fa i pasdaràn dei politici e dei tecnici ci accusarono di non volere il bene della Città perchè contestavamo il vecchio piano regolatore. 
Stavamo semplicemente dicendo che stavano mettendo il piede in un fosso. E ce l'hanno messo. 
Adesso stiamo dicendo che stanno per metterci anche l'altro. Dopo di che il porto della città più importante d'Abruzzo sarà bloccato (e non si vuol fare campanilismo). 
E di nuovo i pasdaràn dei tecnici e dei politici ci attaccano. 
La verità è che anche gli altri porti d'Abruzzo se la passano male. Il fatto che nessuno di essi nemmeno figura nelle statistiche dell'Assoporti la dice lunga sulle reali possibilità che hanno di figurarvi in futuro. L'argomento andrebbe visto nell'ottica di una economia di scala regionale, finalizzata a coordinare il loro funzionamento e le risorse da dedicarvi. Per quel che ne sappiamo, non è il porto di Pescara l'unico ad avere problemi. Anzi, secondo noi (è) potrebbe essere il più sicuro ed efficiente di tutti. 
Perchè il porto di Ortona è un guazzabuglio peggiore: si pensa di doverne fare un porto multifunzione, trascurando quella che è la sua storia, i suoi utenti più importanti e le sue possibilità strutturali e di manutenzione, che sono anch'esse problematiche. 
Perchè il porto di Giulianova sta andando tutto in secca, da quando è stato costruito l'antemurale di levante. E il nuovo piano regolatore, che abbiamo intravisto in TV, non ci pare che sia risolutivo nè indirizzato verso il giusto fine. 
Del porto di Vasto, i nostri amici pescatori di quei paraggi non fanno altro che lamentarsi, da quando è stato costruito l'antemurale a tramontana, che ha spostato l'ingresso a scirocco. Ma è (era ?) il porto con i maggiori fondali d'Abruzzo. E i porti hanno bisogno di fondali (le spiagge, invece, di naturale "discesa", o secca). 
E i fondali abruzzesi e molisani sono sabbiosi (anche quello di Ortona).  
Perchè del porto di Termoli, abbiamo sentito dire che le sue istituzioni sarebbero felici di appartenere anche alla stessa Direzione strategica oltre che a quella Marittima. Per crescere.

E quindi diciamo che c'è bisogno di un'Autorità Portuale Abruzzese e Molisana, che riunisca sotto di sè i 5 porti, già riuniti sotto un'unica Direzione Marittima. 
Ma dovrebbe essere appunto "un'autorità": esente da conflitti di interesse pubblici e privati, capace di spendere le risorse nel modo migliore, in un'ottica di rispetto dei paraggi, dell'ambiente e delle economie regionali, senza dimenticarsi che l'Abruzzo e il Molise costituiscono, comunque, le Regioni statisticamente in coda all'economia nazionale.

Ma proprio per questo potrebbero essere un gioiello di bellezza, di efficienza e di sviluppo compatibile. Non è detto che le opere o le economie debbano essere per forza grandi. 
Possono essere piccole e belle (la bellezza non è secondaria a nessun altro parametro). 
Purchè siano funzionali. E appunto per questo i responsabili dovrebbero capire  che è giusto "fare il passo secondo la gamba". 
Questo abbiamo imparato "a forza" di confrontarci con il porto di Pescara.
Ma è questo che si vuole ? 


(aggiornato 31/12/2013)


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