L'articolo de Il Centro, giovedì 6 febbraio 2014:
La nostra lettera integrale al giornale e alle autorità civili e militari, venerdì 7 febbraio 2014 :
Becci: sì agli aiuti alla Snav. Ma Confindustria frena
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Gli sponsor chiesti dalla compagnia per far ripartire i collegamenti
turistici Contrari i portuali: prima di chiederci soldi va programmato un
altro dragaggio
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i viaggi in Croazia
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di Ylenia
Gifuni
PESCARA Il primo sì alla sponsorizzazione chiesta dalla Snav arriva dal presidente della Camera di commercio Daniele Becci che, ieri mattina, ha tastato al telefono gli umori dei componenti della giunta camerale. «Saremo in prima linea per contribuire a rilanciare i collegamenti tra le due sponde dell’Adriatico», assicura all’indomani dell’incontro ad Ancona tra il sindaco Luigi Albore Mascia, il suo vice Berardino Fiorilli e il numero due della compagnia marittima Snav Stefania Vago. Ma all’entusiasmo di Becci si contrappone la cautela del numero uno di Confindustria Enrico Marramiero e il disappunto degli operatori del porto, le cui imprese sono ferme da quasi tre anni a causa della lunga stagione di ritardi nelle operazioni di scavo dei fondali: «Prima di chiederci soldi è necessario programmare un nuovo dragaggio e approvare il piano regolatore portuale», rispondono quasi all’unisono Sabatino di Properzio, Giuseppe Ranalli e il pilota del porto Leonardo Costagliola. La posta in gioco è alta: assicurare il ritorno del catamarano della Snav al porto di Pescara dopo tre stagioni di stallo, ripristinando a luglio e agosto i collegamenti quotidiani con le destinazioni di Spalato e Hvar, in Croazia. Ma i vertici dell’azienda hanno chiesto una serie di rassicurazioni al sindaco e, in particolare, un sostegno economico dalle istituzioni e dalle categorie produttive abruzzesi. «La sponsorizzazione è diventata un modo comune di operare», spiega Becci evidenziando «lo spirito collaborativo e propositivo dell’ente camerale», «le aziende hanno costi e spese talmente elevati che sono costrette a rivolgersi alle istituzioni. Lo stesso avviene per il vettore aereo. Il punto, ora, è trovare il giusto equilibrio tra le esigenze della compagnia e quelle di un territorio come il nostro. Purtroppo, gli ultimi accadimenti sul porto hanno generato una certa differenza tra i nostri potenziali investitori. Ma per fortuna oggi, con uno scalo di 5,5, metri di profondità, il nostro piccolo ma importante motore economico rappresentato dalla Snav può tornare a darci speranza. E sono certo che ci sarà l’impegno di tutti». Mette le mani avanti, almeno per il momento, Marramiero: «Bisogna parlare con i numeri alla mano», dice, «dobbiamo capire bene la Snav cosa può offrire a Pescara, quali e quante saranno le ripercussioni positive per il territorio e se ne varrà veramente la pena. In questo discorso va coinvolto l’intero indotto: alberghi, ristoranti e stabilimenti». Bocciatura giunge, invece, dagli operatori del porto, stremati dalle spese, da uno sviluppo rimasto al palo e dai guadagni che non arrivano. «Mi sembra un discorso campato in aria», sbotta Di Properzio, titolare dell’omonima azienda di idrocarburi, «non abbiamo ancora le batimetrie ufficiali che dimostrano l’effettiva profondità raggiunta dai fondali. In assenza di documenti ufficiali nessuna azienda deciderà di investire a Pescara». «I tempi sono fortemente ridotti”, gli fa eco Ranalli, responsabile dell’azienda Archibugi Ranalli e presidente della sezione trasporti di Confindustria Chieti, «sono molto diffidente. La disponibilità a ragionarci c’è, ma non può prescindere da un progetto organico di sviluppo del porto. Prima di chiedere una sponsorizzazione si dovrebbe approvare il nuovo piano regolatore portuale e reperire le somme necessarie per realizzare le opere previste, in particolare la deviazione del corso del fiume, evitando che vada a sfociare nel molo commerciale. Inoltre, già dal prossimo anno, si dovrebbe cominciare un nuovo dragaggio. Senza un progetto a lungo termine l’investimento sarebbe nullo». Dello stesso avviso anche Costagliola: «Il sindaco piuttosto dovrebbe interessarsi della Vas del piano regolatore del porto, bloccata da più di un anno. Il rischio, senza una programmazione seria, è che lo scalo tra un anno o due possa essere nuovamente chiuso».
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Egregio Direttore,
ho letto solo oggi l'articolo di Ylenia Gifuni di ieri, giovedì 6 febbraio, a cui vorremmo obbiettare così.
Mi pare che vi siano le solite dichiarazioni di parte (eccetto quella di Marramiero, che è nuova e ci sembra condivisibile).
A proposito della SNAV e del collegamento con la Croazia, le nostre opinioni sono diverse da quelle finora enunciate da tutti: e cioè che, invece, si potrebbe dare alle compagnie di navigazione (Snav o altre) la possibilità di attraccare gratis e senza ulteriori oneri, ma senza concedere ad esse ulteriori contributi (che sarebbero oltretutto considerati una distorsione della concorrenza e quindi reato. E ci vorrebbe una gara pubblica per l’affidamento).
La compagnia che dovesse trovare lo scalo al porto conveniente troverebbe già il suo vantaggio a non avere costi di attracco (pilota, rimorchiatore, ormeggiatori, uomini di banchina, etc...), lasciando intatte le tasse statali.
Quei costi dovrebbero ricadere sulla comunità locale, che ne trae beneficio in modo indiretto (oltre che diretto).
Sarebbe sufficiente questo per chi è bene intenzionato ad attivare la tratta Spalato-Pescara, perché il rischio d’impresa (la gestione del traghetto e del personale) deve essere della compagnia di navigazione.
Le autorità locali (Comune, CCIA, Regione, CP, etc…) dovrebbero SOLO svolgere il compito di offrire alle compagnie uno scalo efficiente sia per quanto riguarda la gestione “della banchina” sia per la struttura.
E l’attracco dovrebbe essere libero a tutte le compagnie che lo desiderassero.
Per quanto riguarda la struttura, una compagnia di navigazione deve essere certa che, una volta stabiliti gli orari e i giorni di servizio, il porto sia utilizzabile anche se le condizioni meteo-marine sono avverse e dove i fondali siano navigabili.
Cioè solo un servizio che assicuri SEMPRE, con qualsiasi tempo (a meno di eventi assolutamente eccezionali), che il traghetto sia puntuale come un cronometro, può far diventare la gestione della tratta sempre più vantaggiosa per la compagnia e utile per i passeggeri (che saprebbero di poterci contare) e per le attività metropolitane (ristoranti, alberghi, negozi, e quant’altre).
Ma un traghetto che dovesse rispettare un orario e si trovasse nella necessità di entrare in porto con mare mosso con un’imboccatura a scirocco pericolosa come adesso, dovrebbe necessariamente dirigersi altrove (Ancona, o “mettersi alla cappa” fuori del porto per 24/36 ore, in attesa che le condizioni d’ingresso siano accettabili). Con gravi disagi per gli utenti.
Ed è quanto recita adesso l’Ordinanza della CP di Pescara che avvisa i naviganti (pescherecci e navi) che già con mare forza 4 da Nord (“mezzo mare” si dice fra i pescatori), quello più frequentemente pericoloso prima di quello fino a forza 8 , non possono o devono entrare nel porto di Pescara, che ha l’imboccatura a scirocco.
Che è esattamente l’ingresso previsto dal PRP per il bacino commerciale, adesso in fase di VAS, in cui lo abbiamo “osservato” (non solo per questo ma anche per i futuri dragaggi, anche più onerosi di quello attuale).
Una volta completato l’attuale dragaggio (promosso dal Provveditorato retto dall’ing. Carlea) e riportati i fondali ai 6,5 metri naturali della banchina di riva, fino ai 7/ 8 metri naturali dell’avamporto, però bisognerà completare le strutture del porto (il nuovo molo nord) per evitare che la diga in poco tempo le interrìsca di nuovo e il fiume aggiunga i suoi sedimenti (come nella nostra Proposta, al costo di 20 milioni e con un anno di tempo).
L’area attualmente dragata corrisponde quasi esattamente a quella che noi abbiamo previsto nell’allegato alla VAS del PRP, che prevede il ritorno all’imboccatura di greco, tagliando 100 metri della punta sud della diga e lasciando che il fiume scorra libero verso il largo, senza lasciare sedimenti nell’avamporto (o pochi).
La petroliera “Assia” di 140 metri che è entrata ed uscita da quest’area, dopo aver fatto l’evoluzione, qualche settimana fa, lo ha dimostrato. Una nave che avesse la chiglia più profonda dell’Assia potrebbe fare lo stesso una volta completato il dragaggio che riportasse i fondali alla situazione di cui sopra.
Ed anche una nave di 160/170 metri (ma Di Properzio può star tranquillo anche così).
Quale altra nave dovrebbe entrare nel porto di Pescara ? Una Concordia della Costa Crociere ? Ma per favore…(dove sono i fondali necessari ?).
Il traffico possibile nel porto di Pescara è quello da noi previsto, non quello previsto da Ecosfera nel PRP.
Comunque dopo questi mesi di ulteriore approfondimento, per le critiche ricevute all’area di evoluzione e alla disponibilità di banchine, abbiamo previsto un’ulteriore piccola modifica alla nostra Proposta.
Per essa, rimandiamo tutti all’aggiornamento del 29/01/2014
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