Luglio
2017
Le peripezie del porto di Pescara nascono negli anni ’80 del secolo scorso, con
l’operazione di rafforzamento delle strutture dei due moli guardiani a mezzo
del lisciamento delle loro pareti interne con una soletta liscia di cemento
armato.
il porto di Pescara nel 1960 |
Le palafitte avevano il compito di smorzare la risacca dentro al
porto-canale e permettere alle navi e ai pescherecci un ormeggio sicuro.
le palafitte su cui erano costruiti i due moli guardiani impedivano alla risacca di entrare nel canale interno dove ormeggiavano le navi e i pescherecci. |
Dopo quasi mezzo secolo di perfetto funzionamento i
legacci in ferro delle palafitte avevano bisogno di manutenzione (sostituzione
con legacci in acciaio, o rivestimento dei pali con camicie in acciaio).
Per semplificare le operazioni, invece di intervenire sulle palafitte,
rafforzandole, si preferì costruire una soletta di cemento sulla parte interna
dei due moli (il primo errore fatto sulle strutture del vecchio porto, errore irrimediabile).
sul bordo esterno del molo nord (sotto le bitte d'ormeggio) è visibile la soletta liscia di cemento armato che andò a sostituire il sistema di palafitte su cui era stato costruito il molo. |
Il risultato fu quello di eliminare la funzione delle
palafitte di smorzamento della risacca, soprattutto di quella da levante, e il
mare grosso entrò da allora più
facilmente dentro al porto-canale, aumentando il moto ondoso nel canale interno
destinato all’ormeggio delle navi e dei pescherecci.
Da allora l’ormeggio dentro al canale non fu più
sicuro (e non lo fu anche l’ingresso fra i due moli guardiani a causa
dell’aumento della velocità delle correnti in entrata e in uscita).
Alle rimostranze degli operatori portuali, il
Genio Civile OO.MM. di Ancona oppose la costruzione di una diga foranea
(secondo errore, 1997), che era anche diventata nel frattempo la prima parte
del nuovo Piano Regolatore Portuale, che si sarebbe completato con la costruzione del
braccio di levante (darsena).
La diga ebbe lo scopo, e in parte vi riuscì, di
migliorare l’ingresso in porto e impedire la risacca da nord.
nell'immagine dell'Istituto Idrografico di Stato del 2000, sono già visibili gli interrimenti che a distanza di 3 anni dalla costruzione della diga impedivano la navigazione a navi e pescherecci. |
Ma rimaneva irrisolto il problema della risacca da
levante.
Si pensò di risolvere questo problema con la
costruzione del braccio di levante (che includeva la darsena), che d’altronde
faceva parte del progetto del nuovo assetto portuale (terzo errore, 2005).
Domande ad Antonio Spina:
come nacque il comitato Portodipescara ?
Risposta: il comitato nacque sulla base
dell’intuizione di Antonio Spina, confortata dal parere di grandi tecnici,
l’arch. Polacco e l’ing. Matteotti, oltre che di tecnici locali, quali l’ing. Mario Russo, allora direttore dell’Istituto Idrografico di Stato e dei pescatori locali.
Quali
azioni portò avanti il Comitato ?
Risposta: il Comitato organizzò due
convegni, uno di Denuncia per
evidenziare la situazione che si sarebbe venuta a creare nel porto, dopo che
già le prime secche avevano evidenziato i suoi difetti; e poi quello di Proposta, poiché il comitato veniva accusato dalle autorità civili e militari e
da una parte dell’imprenditoria pescarese di non volere la costruzione del
porto.
Il Comitato naturalmente tenne
vivo il dibattito sui giornali locali soprattutto con l’aiuto del sito internet "portodipescara" attraverso il quale venivano forniti ai cittadini che volevano
tenersi informati le numerose relazioni tecniche sull’argomento (che i giornali
volutamente censuravano).
Quali
furono le conseguenze della costruzione del braccio di levante e della diga
foranea?
Risposta:
la formazione delle secche, o diciamo degli interrimenti, nell’avamporto e che
portarono progressivamente negli anni successivi prima a chiudere l’imboccatura
di NW e poi alla chiusura del porto nel 2012, nonostante qualche dragaggio
saltuario avesse ripristinato l’operatività parziale delle strutture.
il porto come si presenta dal 2005. |
La diga oltretutto, piazzata davanti
all’imboccatura del vecchio porto-canale, ostacolava il deflusso del fiume
verso il largo.
Per cui al fenomeno degli interrimenti o delle secche creati
dalla diga si andava ad aggiungere il deposito, sulle secche stesse
dell’avamporto, del limo trasportato dal fiume.
Gli interrimenti sabbiosi
creati dalla diga e il deposito del limo da parte del fiume riempirono
l’avamporto ostacolando la navigazione, prima delle navi o del traghetto per
Spalato, e poi anche dei pescherecci.
Tanto che il porto nel 2012 rimase
completamente chiuso al traffico marittimo: il traghetto abbandonò il
collegamento con Spalato e i pescherecci dovettero trasferirsi nel porto di
Ortona.
Ma questa soluzione creava
notevoli difficoltà logistiche agli
armatori di Pescara ed anche notevoli difficoltà all’ormeggio delle barche,
essendo notoriamente il porto di Ortona scoperto ai venti di levante e scirocco
e quindi essendo l’ormeggio in quel porto
poco sicuro.
D’altra
parte il flusso di acqua dolce inquinata del fiume veniva deviato direttamente verso
le spiagge a nord che da allora furono vietate alla balneazione. E questo fatto
fu l’aspetto più evidente del problema.
il flusso del fiume nel 2000, in due immagini aeree all'infrarosso termico. |
Negli
anni la situazione andò sempre più deteriorandosi nonostante gli interventi di
dragaggio del porto. Cosa successe ?
Il porto-canale vero e proprio ha bisogno di un dragaggio
annuale di circa 30.000 mc all’anno.
Ma questo tipo di manutenzione negli anni
seguenti, come negli anni precedenti, furono effettuati solo saltuariamente.
La
conseguenza fu che attualmente nell’anno in corso di nuovo le navi, quella petroliera e
quella passeggeri, non possano entrare in porto.
D’altronde anche i pescherecci
attualmente si muovono con difficoltà dentro il porto-canale.
Le
Amministrazioni di centro-destra e di centro-sinistra non hanno mai messo in
programma la manutenzione di pulizia regolare e annuale del porto, il dragaggio
di quei 30.000 mc che ogni anno il fiume deposita nel bacino interno,
soprattutto.
Intanto dal 2006, l’Amministrazione del Sindaco
D’alfonso aveva affidato la progettazione di un nuovo Piano Regolatore Portuale
agli stessi progettisti o responsabili dei procedimenti di VA del vecchio Piano
(l’ing. Noli per la diga, e l’ing. De Girolamo, per il braccio di levante).
Il nuovissimo PRP prevede la costruzione di una
darsena pescherecci e di un bacino commerciale a nord e a sud del fiume deviato
a forma di esse in modo che possa sfociare al largo.
una delle firme contarie al nuovo PRP: le firme raccolte fra i comandanti dei pescherecci furono 60 su 60. |
Perché
contestate il PRP ?
Risposta
di Antonio Spina:
i primi a contestare il PRP sono stati i pescatori che hanno puntato il dito soprattutto contro la darsena prevista a nord del fiume deviato.
I difetti
principali sono diversi, uno è l’ingresso rivolto a maestrale della darsena pescherecci che diventa estremamente
pericoloso in caso di rientro con burrasca da nord o da levante, che sono le principali
traversie dei paraggi locali.
Praticamente i pescherecci durante il rientro in
porto dovrebbero traversarsi al mare mosso con grave pericolo per barca ed
equipaggio.
Inoltre l’avamporto della darsena è così piccolo e chiuso che in
caso di maestrale diventerebbe un ribollio di mare e antimare.
Ed essendo sotto
l’influenza della diga e del moto ondoso dal I quadrante all’imboccatura si
accumulerebbero una gran quantità di secche, come evidenziato anche nella recente relazione di Beta Studio.
Inoltre i pescatori non vogliono stare ormeggiati in
acqua salata perché sarebbero costretti a fare ogni anno manutenzione alle
carene, con grave incremento dei costi di manutenzione delle barche.
Altra
contestazione riguarda la deviazione del fiume che è un’opera difficile da
realizzare (oltretutto i trabocchi andrebbero tutti smantellati) e che non
risolve il problema di una eventuale esondazione del fiume, che è stata la
maggiore preoccupazione di politici e progettisti nel redigere il PRP.
Abbiamo
visto durante la piena del 2013 che il flusso imponente del fiume è scivolato
verso la foce senza fare danni e senza esondare proprio perché era stato fatto
da poco il dragaggio, diretto con capacità e competenza dall’ing. Carlea,
allora Provveditore per l’Abruzzo e Lazio, e il fondale del porto-canale era
pulito alla profondità costante di -4 metri.
La pulizia del canale interno mette al riparo la città dal rischio di
esondazione.
Solo questo sarebbe sufficiente a tale scopo.
Infatti il fiume deviato previsto
dal PRP non potrebbe essere abbandonato così semplicemente perché dopo i primi
anni dalla sua realizzazione dovrebbe essere costantemente dragato.
Se
l’Amministrazione pensava di liberarsi del dragaggio ha fatto male i conti.
Altra
contestazione mossa al PRP è il nuovo tratto di diga allungata verso sud per
circa 400 metri: sembra quasi che l’esperienza fatta con la diga attuale non
sia servita a capire l’enorme pericolo di ulteriori interrimenti che essa
provocherebbe.
Anche nel bacino commerciale servirebbero enormi operazioni di
dragaggio, che sono proprio gli effetti che si vogliono eliminare con la
costruzione del PRP.
Il
bacino commerciale è collocato in uno specchio d’acqua dove le profondità
naturali sono di 6,5-7 metri. Il progetto invece parte con una profondità
artificiale di -8 metri ottenuta tramite un dragaggio iniziale.
I
progettisti non si rendono conto che l’handycap non sarebbe solo quello
iniziale per portare i fondali fino a -
8 metri ma l’handycap si ripresenterebbe continuamente dopo, perchè sarebbe
come fare una fossa nella sabbia…!
Il bacino commerciale infatti è soggetto
alle mareggiate da levante e scirocco e il bacino si riempirebbe in poco tempo
di interrimenti provenienti da quella direzione.
Inoltre le due banchine del
bacino, quella N e quella di NW risultano scoperte a quella traversia e le navi
traghetto difficilmente potrebbero ormeggiarvi.
Per circa 6 mesi all’anno
quelle due banchine sarebbero inutilizzabili.
Le
vostre osservazioni sono state recepite ?
Risposta:
Le nostre osservazioni sono state recepite solo in parte, visto che
l’Amministrazione D’alfonso ha deciso di eliminare la darsena per i pescherecci
dal PRP.
Praticamente adesso il PRP che si vuole realizzare è costituito dal
fiume deviato e dal bacino commerciale per i traghetti, come si vede
nell’immagine di seguito:
il PRP ridotto (senza la darsena pescherecci). |
la rosa dei venti |
Ma
anche se si toglie la darsena pescherecci, le altre due parti del PRP, anche
prese singolarmente, sono piene di difetti.
In particolare il fiume deviato non
sarà adatto per accogliere i pescherecci e dovrà essere dragato anche più del
vecchio porto-canale, per i motivi spiegati prima, cioè che poiché la velocità
della corrente nel tratto deviato si dimezzerà rispetto a quella della vecchia
canaletta, 1,5 nodi invece di 3 nodi, la deposizione del limo in quel tratto
sarà doppia.
Se la velocità del fiume diminuisce, la deposizione di limo
aumenta, soprattutto alla foce.
I progettisti e gli amministratori volevano liberarsi dei dragaggi del
vecchio porto-canale e invece si ritrovano a doverne fare di più nel solo fiume
deviato.
E poi l’imboccatura del fiume deviato è rivolta a levante, per cui il
moto ondoso da quella traversia entrerà facilmente nel vecchio canale sul
fiume, riservato all’ormeggio dei pescherecci, in quanto è previsto che il
nuovo tratto di foce ad esse abbia le pareti lisce.
Praticamente si torna alle
stesse problematiche, cioè la risacca, degli anni ’80 quando vennero lisciate
le pareti dei due moli guardiani del porto-canale.
La stessa nuova imboccatura del fiume deviato, protetta dal nuovo molo che fuoriesce dalla diga, si presenta di difficilissima pratica in quanto i pescherecci per entrare con mare mosso o burrasca hanno poco spazio sottovento per manovrare.
Si pensi al solo fatto che l’attuale ingresso di scirocco è largo 180 metri; mentre l’ingresso nel fiume deviato è largo solo 70 metri.
Questa imboccatura inoltre è ancora meno
agevole dell’attuale in quanto sottovento al nuovo piccolo braccio destinato a
proteggerla c’è poco spazio per manovrare in caso di traversia dal I quadrante.
Adesso l’imboccatura è larga 180 metri. La nuova sarà di meno della metà. E
bisogna dire che già adesso, spesso e volentieri, quando ci sono state
burrasche, i pescherecci più grandi hanno dovuto rifugiarsi in quel di Ortona.
Per
quanto riguarda il bacino commerciale, inoltre, è anche esso visibilmente, come
mostra la rosa dei venti, aperto a levante.
Di modo che diventerà una trappola
di interrimenti provenienti da quella traversia, oltre ad avere le due banchine
di NW e N scoperte a quella traversia
per 6 mesi all’anno, tanto quanto dura quel moto ondoso.
Gli interrimenti e i sedimenti verso il
bacino commerciale
|
Per cui anche il
bacino commerciale avrà bisogno di notevoli dragaggi, senza considerare che già
i progettisti hanno previsto in progetto un dragaggio straordinario per portare
le sue profondità naturali a -8 metri.
Ma il bacino si trova su fondali di 6,5
metri e quindi l’handycap di 1,5 metri di partenza è già notevole.
Quindi i dragaggi da fare
saranno notevoli e costosi.
Insomma tutto il PRP è afflitto, e molto di più del
porto-canale attuale, da quella necessità di essere dragato che invece si
voleva evitare.
Di
fronte alle vostre Osservazioni in fase di VA, presentate presso la struttura
VIA regionale, il curatore del PRP, l’arch. Tommaso Di Biase, ha presentato al
dibattito pubblico una nuova versione di PRP. Questa dell’immagine sottostante.
Che ne pensa ?
l'ipotesi dell'arch. Di Biase, responsabile del procedimento del PRP |
Risposta
di Antonio Spina: l’arch.
Di Biase, di fronte alla nostra Osservazione in Commissione VA regionale, in cui
mettevamo in risalto che il bacino commerciale destinato ai traghetti è
scoperto a levante, ha pensato (male) di inclinare verso sud la punta del nuovo
tratto di diga foranea.
Ma così rende l’imboccatura del bacino impossibile alla
navigazione in quanto rivolto verso sud, come quello del Marina, ed inoltre come quello del Marina soggetto a notevoli interrimenti.
Le navi per entrare in porto dovrebbero
effettuare un’evoluzione di 180° proprio nel momento più difficile, all’ingresso
in porto, soprattutto in caso di burrasca.
Inoltre è facilmente deducibile, in
base alle esperienze già fatte con la vecchia diga foranea e con l’imboccatura
del Marina, che l’imboccatura e il bacino commerciale si interrìranno
completamente come quello del Marina.
Non è questo il modo di progettare i porti !
Di
fronte al fatto che per voi l’intero PRP è da cestinare cosa proponete come
soluzione per il porto ?
Risposta di Antonio Spina: abbiamo da tempo, fin dalla
deposizione delle firme dei comandanti dei pescherecci in Capitaneria contro il
PRP, e poi successivamente in fase di VAS e di VA, una nostra Proposta
alternativa, che oltretutto costerebbe soltanto 20/25 milioni contro i 250 del
PRP. La nostra Proposta è questa:
il moto ondoso prevalente nei paraggi di Pescara, secondo la statistica ventennale della boa onda-metrica di Ortona. |
dove
si notano disegnate con il colore rosso le nuove strutture portuali, anche per
il Marina.
L’idea di base è quella di mantenere un assetto a porto-canale con
l’imboccatura rivolta a nord-est, 45°, Greco, come quella del vecchio porto, assetto che si
è dimostrato il più sicuro per entrare in porto con ogni traversia.
Inoltre la darsena è riparata da ogni traversia, come pure il canale interno
destinato all’ormeggio dei pescherecci, che resterebbero ormeggiati nell’acqua
dolce del fiume.
Il fatto importante è che per avere questo assetto bisogna
soltanto tagliare la punta sud della diga foranea, per circa 100 metri, in modo
da avere la nuova imboccatura per nord-est completamente libera e permettere
alle acque dolci e inquinate del fiume di sfociare al largo senza deviazioni.
La canaletta del vecchio porto continuerebbe ad avere la funzione di espellere
alla massima velocità (3 nodi circa) al largo le acque inquinate del fiume (che
comunque va bonificato se non altro per non continuare a pagare multe salate
alla UE).
In questo modo le spiagge non
sarebbero più soggette ai divieti di balneazione a causa delle acque inquinate
del fiume, che adesso la diga devia verso di esse.
E’ importante specificare
che i due nuovi moli guardiani verrebbero costruiti su PALAFITTE, così com’era
nel vecchio porto, in moto da fermare la risacca sia da levante che da nord.
Qualcuno ha obbiettato che l’imboccatura sarebbe troppo aperta e quindi
lascerebbe entrare il moto ondoso dentro la darsena: ma noi diciamo che, con
accurati studi ulteriori, si potrebbe considerare l’ipotesi di far convergere i
due moli verso l’imboccatura (come insegna l’ing. Colombo nel suo manuale per i
porti) e stringerla fino a 100 metri invece dei 130 previsti da noi). Si veda
anche la Proposta in questo senso fatta negli anni ’70 dall’ing. Marconi,
allora responsabile del Genio Civile Abruzzese.
Ma noi riteniamo che non sia necessario. Comunque l'idea è questa seguente:
la Proposta con moli convergenti (in colore verde). |
la proposta dell’ing. Marconi_anni ‘80 |
La
darsena potrebbe contare su una profondità costante di 6,5- 7 metri in quanto
non sarebbe più soggetta agli interrimenti creati dalla diga foranea, come
avviane adesso.
Ci sarebbero disponibili 3 banchine: una di riva di circa 220
metri, un’altra banchina di levante di circa 220 metri, ottenute entrambe
mediante l’arretramento dell’attuale banchina di levante di circa 30 metri; e
ci sarebbe, sul lato opposto della darsena, una banchina di nord-ovest di circa 250 metri.
La nave petroliera potrebbe attraccare, per questioni di sicurezza, su uno dei due nuovi moli guardiani,
semplicemente allungando la pipe-line attuale fino a quel punto, senza dover
appoggiarsi ad un costruendo campo-boe al largo, davanti alla foce.
Così la
petroliera rimarrebbe fuori dalla darsena destinata all’ormeggio dei traghetti,
uno giornaliero per Spalato e un altro bisettimanale per la Grecia o per
Trieste.
La banchina di nord-ovest potrebbe ospitare qualche nave passeggeri di
piccola media stazza.
Se solo si riuscisse a creare questi collegamenti, per il
porto di Pescara sarebbe già un successo enorme.
Con questo assetto le spiagge
non sarebbero più sotto l’influenza delle acque inquinate del fiume e così
balneatori e cittadinanza potrebbero tirare un sospiro di sollievo ed avere
acque sempre salate e pulite.
Una
volta svuotata l’attuale banchina di levante dai fanghi del dragaggio del
2012-2013, quella banchina potrebbe essere destinata ad essere di servizio per
i traghetti (con tutti i servizi per i passeggeri del caso).
A
nord della darsena e del nuovo molo nord si verrebbe a creare con il tempo una
nuova spiaggia libera proprio davanti ai vecchi trabocchi, i quali potrebbero
essere destinati a diventare dei piccoli pub o ristorantini (come in parte
avviene già adesso).
I passeggeri che scenderebbe a terra da qualche nave di
passaggio, ormeggiata alla banchina di nord-ovest, avrebbero così tutti i
servizi a terra per fare della sosta in città una sosta delle più piacevoli.
Il motivo è quello per cui i
porti devono rispondere a forme e misure legate alle caratteristiche dei
paraggi marittimi dove nascono (fondali, fiumi, correnti, moto ondoso
prevalente, etc…).
L’esperienza
di Pescara (una serie di errori progettuali infinita) ci insegna che proprio
nella costruzione di porti artificiali bisogna adeguarsi in modo assoluto a
questo principio.
luglio 2017
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