Zona interdetta alla pesca delle vongole a causa della presenza di salmonella ed escherichia coli. 16 novembre 2015 - www.Primadanoi.it |
Il 23 settembre del 2000, in occasione del primo convegno di
denuncia per le strutture del porto di Pescara, la biologa marina Carla Giansante,
dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo, denunciò la presenza di salmonella, di
escherichia coli e di virus del tifo nelle cozze prelevate all’interno della
diga foranea e sulle prime scogliere frangiflutti (si veda il video del
convegno e si salti direttamente all’intervento della dottoressa, al 46.mo
minuto del video : clicca qui).
E, sempre nello stesso convegno, subito dopo l’intervento
della dottoressa Giansante, il prof. Mario Giaccio, ricercatore dell’Università
G. D’annunzio, comunicò di aver trovato sui fondali dell’avamporto e nelle
vicinanze del porto fin da allora tracce di mercurio e di altre sostanze
chimiche pericolose per la salute dei cittadini, anche perché vengono “ridistribuite”
tramite i pesci nella catena alimentare.
Come è noto, diversamente dall’inquinamento batteriologico
che rimane sospeso nell’acqua, le sostanze chimiche restano attaccate ai fanghi
trasportati dal
fiume Pescara (leggi) e quindi vanno sul fondale una volta che quei fanghi vi si depositano.
Oggi, sappiamo dall’articolo
del quotidiano on-line Primadanoi, che i campionamenti fatti dallo stesso
Istituto Zooprofilattico ( e dall’ARTA) sulle vongole pescate davanti al
litorale pescarese hanno più o meno lo stesso inquinamento batteriologico del
2000.
Ma questo fenomeno viene addebitato alla rottura avvenuta durante
la stagione estiva della condotta fognaria di via Raiale, per la quale c’è stata
polemica fra le forze politiche ed è stata avanzata la richiesta di dimissioni del sindaco
Alessandrini, il quale non avrebbe comunicato ai cittadini l’inquinamento
batteriologico delle acque di balneazione.
Noi pensiamo in verità che il fenomeno dell’inquinamento
della costa davanti a Pescara non sia dovuto solo alla rottura di quella condotta
fognaria ma al persistente inquinamento delle acque del fiume
Pescara, per cui poco o nulla è stato fatto dalle Amministrazioni che dal 2000
si sono alternate alla guida del Comune o della Regione (centro-destra e
centro-sinistra).
D’altronde basta andare alla banchina della Madonnina, all’inizio della riviera nord, sotto il Ponte del Mare, per sentire gli effluvii che provengono dalla vasca di spinta delle acque nere raccolte dalla riviera nord e che dovrebbero essere spinte verso il depuratore cittadino a monte.
Ma poiché il sistema fognario non ce la fa a recepire tutta quella quantità di acque nere, dal troppo pieno della vasca di spinta quei liquami vengono scaricati direttamente nel fiume, quasi tutti i giorni (salvo verifiche, ma ogni volta che noi siamo andati sul posto abbiamo notato il fenomeno suddetto. Forse sarà un caso…).
Se è vero che l’inquinamento chimico dei fanghi è “la coda”
degli scarichi provenienti dalle fabbriche di Bussi sul Tirino, per cui è
ancora pendente un processo contro amministratori pubblici e responsabili
aziendali, e che è oramai depositato sui fondali dell’avamporto e delle sue vicinanze
(e in passato, prima che venissero costruite la diga e il braccio di levante, anche delle sue lontananze, soprattutto verso
sud perché le correnti, in maggior parte, sono discendenti sulla costa
adriatica), l’inquinamento batteriologico viene invece dalla mancanza di un
sistema fognario adeguato e di depuratori a monte di Pescara e dall’insufficienza del depuratore cittadino.
L’Europa ha già qualificato da diversi anni come “SCARSA” la
qualità delle acque del fiume (è il penultimo parametro di qualità) e da un
paio di anni sta multando lo Stato e la Regione per diverse centinaia di
milioni di euro per non aver nulla fatto per eliminare o ridurre il fenomeno
del suo inquinamento, nonostante i fondi messi da anni dalla stessa UE a disposizione delle
varie Amministrazioni che si sono succedute alla guida della Regione.
Evidentemente quelle
Amministrazioni, in tutt’altre faccende affaccendate, non solo non hanno
evitato il DANNO ai cittadini che sono andati a fare il bagno nelle acque di spiaggia
vicine al fiume o che hanno mangiato i pesci o i mitili provenienti da quelle
zone , ma ci costringono anche a pagare la BEFFA della multa della Comunità Europea.
Sarebbe il caso allora che i vari amministratori succedutisi
alla guida del Comune o della Regione pagassero quelle multe con i soldi (tanti) dei loro
stipendi, visto che nonostante che siano passati quindici anni da quando noi
denunciammo apertamente il fenomeno, non hanno fatto nulla per “sistemare” il
problema.
Se un comune cittadino sbaglia nei suoi affari paga di suo,
se invece un amministratore pubblico se ne frega altamente della pubblica
salute non solo non viene penalmente condannato ma non viene nemmeno costretto
a rimetterci di tasca sua (che sarebbe la punizione più adeguata da
affliggergli).
Due pesi, due misure.
Chiedo : la competenza per lo stato delle acque del fiume non era anche e soprattutto della provincia ?
RispondiEliminaNon so se la competenza per lo stato delle acque del fiume fosse della Provincia. Io credo che fosse, e sia, dell'ARTA che nel suo sito indica lo stato delle acque interne e marine.
EliminaErano gli anni sessanta e io ero un ragazzino che in estate passava tutto il suo tempo sulla spiaggia. Al mattino mi tuffavo con la maschera e a una profondità di due metri di acqua limpida trovavo estesi banchi di vongole che prendevo a piene mani per riportarle a casa e mangiarle senza paura di intossicazioni !
RispondiEliminaLa "natura" per me è stata il mare vicino casa. Poi sono venute le scogliere, l'inquinamento,la diga foranea,lo scempio dell'arenile.
Impossibile accettare che la negligenza delle amministrazioni che hanno governato ci abbia ridotto in questo stato .........
In proposito alla qualità delle acque di cui mi chiedevi ieri, ti invio il documento elaborato da Augusto De Sanctis, responsabile Abruzzo di H2O, sullo stato dei fiumi abruzzesi:
RispondiEliminahttps://augustodesanctis.files.wordpress.com/2015/11/dossierdepurazione2015_finale.pdf
https://augustodesanctis.wordpress.com/2015/11/23/dossier-depurazione-in-abruzzo-2011-2015-anni-orribili/
Eliminahttps://augustodesanctis.wordpress.com/2015/11/23/dossier-depurazione-in-abruzzo-2011-2015-anni-orribili/
EliminaGrazie per il link. In effetti anche sul dossier si parla degli obblighi della provincia nell'affiancare l'ARTA rispetto alla pubblicazione dei controlli effettuati . Inoltre viene evidenziato che i depuratori per funzionare devono avere una autorizzazione provinciale, cosa che per molti di loro non c'è . Dobbiamo dedurne che tali depuratori sono stati costruiti e messi in funzione ad insaputa delle province ? Non parliamo di scarichi abusivi, ma di opere pubbliche ....... Per quello che sono servite, non mi sembra un grande danno che le province vengano eliminate .
EliminaCosì va il Belpaese.
EliminaL'ARTA non sa quello che fa la provincia e viceversa. Non c'è nessun coordinamento fra le Istituzioni. E chi dovrebbe controllare è spesso il controllato.