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martedì 17 novembre 2015

NO alla pesca di vongole davanti a Pescara: c'è la salmonella (e non solo).

Zona interdetta alla pesca delle vongole a causa della presenza di salmonella ed escherichia coli.
16 novembre 2015 - www.Primadanoi.it
Le acque fredde del fiume Pescara (blu, celeste, verde, giallo) in una immagine all'infrarosso termico del Consorzio CISIG, scattata dall'aereo nel settembre 1999 (il colore rosso rappresenta le acque del mare, più calde dell'acqua del fiume, che man mano che esce dal porto si va riscaldando e passa dal colore blu, più fredde, al colore giallo, più calde -cioè all'altezza della Rotonda Paolucci a Zanni, verso nord, e a sud del Marina di Pescara, dalla parte opposta, dopo aver cozzato contro la diga foranea. E, a nord, subito dopo, si aggiunge lo sversamento del troppo pieno del Fosso Mazzocco, al confine con Montesilvano, che non viene quasi mai d'inverno indirizzato al depuratore consortile dei comuni di Silvi, Città S. Angelo e Montesilvano, sul fiume Saline. Anch'esso notoriamente sempre inquinato. Il troppo pieno del Fosso Mazzocco, notoriamente, sbocca in mare anche d’estate, dopo i temporali, quando è in piena attività la balneazione, perché non ce la fa ad inviare le troppe acque al depuratore). E' noto agli addetti ai lavori che, avendo l'acqua dolce del fiume un peso specifico inferiore a quello dell'acqua salata, vi scorre sopra con uno spessore man mano decrescente tanto più si allontana dal punto di partenza, dentro il porto. Lo spessore dell'acqua dolce, misurato nel 2001 dall'Istituto Idrografico e Mareografico di Stato (ing. Mario Russo), è di circa 3 metri all'uscita dalla canaletta del porto-canale e di circa 1 metro all'interno della diga. Al di sotto dell'acqua dolce, dentro il porto-canale, quando la sua profondità è di circa -4 metri come nel progetto iniziale  di fine '800 dell'ing. Mati, si insinua il cuneo salino che arriva al minimo di spessore fino sotto il ponte Risorgimento (vi sono state pescate in passato delle seppie, che notoriamente vivono in acqua salata).

Il 23 settembre del 2000, in occasione del primo convegno di denuncia per le strutture del porto di Pescara, la biologa marina Carla Giansante, dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo, denunciò la presenza di salmonella, di escherichia coli e di virus del tifo nelle cozze prelevate all’interno della diga foranea e sulle prime scogliere frangiflutti (si veda il video del convegno e si salti direttamente all’intervento della dottoressa, al 46.mo minuto del video : clicca qui).

E, sempre nello stesso convegno, subito dopo l’intervento della dottoressa Giansante, il prof. Mario Giaccio, ricercatore dell’Università G. D’annunzio, comunicò di aver trovato sui fondali dell’avamporto e nelle vicinanze del porto fin da allora tracce di mercurio e di altre sostanze chimiche pericolose per la salute dei cittadini, anche perché vengono “ridistribuite” tramite i pesci nella catena alimentare.

Come è noto, diversamente dall’inquinamento batteriologico che rimane sospeso nell’acqua, le sostanze chimiche restano attaccate ai fanghi trasportati dal fiume Pescara (leggi)  e quindi vanno sul fondale una volta che quei fanghi  vi si depositano.

Oggi, sappiamo dall’articolo del quotidiano on-line Primadanoi, che i campionamenti fatti dallo stesso Istituto Zooprofilattico ( e dall’ARTA) sulle vongole pescate davanti al litorale pescarese hanno più o meno lo stesso inquinamento batteriologico del 2000.

Ma questo fenomeno viene addebitato alla rottura avvenuta durante la stagione estiva della condotta fognaria di via Raiale, per la quale c’è stata polemica fra le forze politiche ed è stata avanzata la richiesta di dimissioni del sindaco Alessandrini, il quale non avrebbe comunicato ai cittadini l’inquinamento batteriologico delle acque di balneazione.

Noi pensiamo in verità che il fenomeno dell’inquinamento della costa davanti a Pescara non sia dovuto solo alla rottura di quella condotta fognaria ma al persistente inquinamento delle acque del fiume Pescara, per cui poco o nulla è stato fatto dalle Amministrazioni che dal 2000 si sono alternate alla guida del Comune o della Regione (centro-destra e centro-sinistra).

D’altronde basta andare alla banchina della Madonnina, all’inizio della riviera nord, sotto il Ponte del Mare, per sentire gli effluvii che provengono dalla vasca di spinta delle acque nere raccolte dalla riviera nord e che dovrebbero essere spinte verso il depuratore cittadino a monte.
Ma poiché il sistema fognario non ce la fa a recepire tutta quella quantità di acque nere, dal troppo pieno della vasca di spinta quei liquami vengono scaricati direttamente nel fiume, quasi tutti i giorni (salvo verifiche, ma ogni volta che noi siamo andati sul posto abbiamo notato il fenomeno suddetto. Forse sarà un caso…).

Se è vero che l’inquinamento chimico dei fanghi è “la coda” degli scarichi provenienti dalle fabbriche di Bussi sul Tirino, per cui è ancora pendente un processo contro amministratori pubblici e responsabili aziendali, e che è oramai depositato sui fondali dell’avamporto e delle sue vicinanze (e in passato, prima che venissero costruite la diga e il braccio di levante, anche delle sue lontananze, soprattutto verso sud perché le correnti, in maggior parte, sono discendenti sulla costa adriatica), l’inquinamento batteriologico viene invece dalla mancanza di un sistema fognario adeguato e di depuratori a monte di Pescara  e dall’insufficienza del depuratore cittadino.

L’Europa ha già qualificato da diversi anni come “SCARSA” la qualità delle acque del fiume (è il penultimo parametro di qualità) e da un paio di anni sta multando lo Stato e la Regione per diverse centinaia di milioni di euro per non aver nulla fatto per eliminare o ridurre il fenomeno del suo inquinamento, nonostante i fondi  messi da anni dalla stessa UE a disposizione delle varie Amministrazioni che si sono succedute alla guida della Regione.

Evidentemente  quelle Amministrazioni, in tutt’altre faccende affaccendate, non solo non hanno evitato il DANNO ai cittadini che sono andati a fare il bagno nelle acque di spiaggia vicine al fiume o che hanno mangiato i pesci o i mitili provenienti da quelle zone , ma ci costringono anche a pagare la BEFFA della multa della Comunità Europea.

Sarebbe il caso allora che i vari amministratori succedutisi alla guida del Comune o della Regione pagassero quelle multe con i soldi (tanti) dei loro stipendi, visto che nonostante che siano passati quindici anni da quando noi denunciammo apertamente il fenomeno, non hanno fatto nulla per “sistemare” il problema.

Se un comune cittadino sbaglia nei suoi affari paga di suo, se invece un amministratore pubblico se ne frega altamente della pubblica salute non solo non viene penalmente condannato ma non viene nemmeno costretto a rimetterci di tasca sua (che sarebbe la punizione più adeguata da affliggergli).

Due pesi,  due misure.



8 commenti:

  1. Chiedo : la competenza per lo stato delle acque del fiume non era anche e soprattutto della provincia ?

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    1. Non so se la competenza per lo stato delle acque del fiume fosse della Provincia. Io credo che fosse, e sia, dell'ARTA che nel suo sito indica lo stato delle acque interne e marine.

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  2. Erano gli anni sessanta e io ero un ragazzino che in estate passava tutto il suo tempo sulla spiaggia. Al mattino mi tuffavo con la maschera e a una profondità di due metri di acqua limpida trovavo estesi banchi di vongole che prendevo a piene mani per riportarle a casa e mangiarle senza paura di intossicazioni !
    La "natura" per me è stata il mare vicino casa. Poi sono venute le scogliere, l'inquinamento,la diga foranea,lo scempio dell'arenile.
    Impossibile accettare che la negligenza delle amministrazioni che hanno governato ci abbia ridotto in questo stato .........

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  3. In proposito alla qualità delle acque di cui mi chiedevi ieri, ti invio il documento elaborato da Augusto De Sanctis, responsabile Abruzzo di H2O, sullo stato dei fiumi abruzzesi:
    https://augustodesanctis.files.wordpress.com/2015/11/dossierdepurazione2015_finale.pdf

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    1. https://augustodesanctis.wordpress.com/2015/11/23/dossier-depurazione-in-abruzzo-2011-2015-anni-orribili/

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    2. https://augustodesanctis.wordpress.com/2015/11/23/dossier-depurazione-in-abruzzo-2011-2015-anni-orribili/

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    3. Grazie per il link. In effetti anche sul dossier si parla degli obblighi della provincia nell'affiancare l'ARTA rispetto alla pubblicazione dei controlli effettuati . Inoltre viene evidenziato che i depuratori per funzionare devono avere una autorizzazione provinciale, cosa che per molti di loro non c'è . Dobbiamo dedurne che tali depuratori sono stati costruiti e messi in funzione ad insaputa delle province ? Non parliamo di scarichi abusivi, ma di opere pubbliche ....... Per quello che sono servite, non mi sembra un grande danno che le province vengano eliminate .

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    4. Così va il Belpaese.
      L'ARTA non sa quello che fa la provincia e viceversa. Non c'è nessun coordinamento fra le Istituzioni. E chi dovrebbe controllare è spesso il controllato.

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