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giovedì 24 dicembre 2015

Osservazioni alla creazione della scogliera soffolta del PRP, di Antonio Spina


 Facendo riferimento al bando emesso dalla Regione Abruzzo e dal Provveditorato si trasmettono le seguenti Osservazioni alla creazione della scogliera soffolta (propedeutica alla creazione della nuova banchina di NW del PRP ?):

  1. Come ho detto nelle mie Osservazioni per la deviazione del fiume Pescara e il taglio della diga foranea per circa 120 metri vicini alla sua punta nord, come da progetto del PRP, ritengo che sia un’operazione  sbagliata. Quindi si vedano le Osservazioni , a proposito dell’assetto del PRP trasmesse in pari data.
  2. Ritengo che con lo stesso importo stanziato dal Provveditorato e dalla Regione per la creazione della scogliera soffolta si può creare invece il nuovo molo nord, come da nostra Proposta Alternativa. E’ inutile qui ripetere i motivi per cui non ritengo il PRP adatto a risolvere i problemi del porto di Pescara e perché quindi non sia creata la scogliera soffolta propedeutica al PRP ma sia piuttosto necessario prolungare il molo nord.
  3. Il nuovo molo nord della nostra Proposta serve a bloccare l’avanzata degli accumuli, creati dalle correnti da nord, e dagli interrimenti, creati dalla diga foranea,  verso la darsena come si vede nell’immagine in 3D elaborata dai tecnici del Provveditorato in occasione del dragaggio del 2012-2013.                                                                               Esso fu realizzato ottimamente dallo stesso Provveditorato sotto la guida dell’ing. Donato Carlea e dei suoi collaboratori (fra cui si distinse l’ing. Bentivoglio, adesso estensore di questo programma di lavori), ma notoriamente fu poco apprezzato:
Figura 1: le batimetrie in 3d, elaborate dal geometra  Marco …., quando il Provveditorato sotto la guida dell’ing. Carlea e del suo staff, fra cui l’ing. Bentivoglio, portò a termine il dragaggio di 250.000 mc nel 2012-2013.
E’ evidente da questa elaborazione, ma ancora molti non l’hanno capito, che sono gli interrimenti creati dalla diga foranea e gli accumuli spinti dalle correnti da nord che hanno intasato l’avamporto e la darsena e NON IL LIMO DEL FIUME, che ha inciso solo per poca quantità (30 % ?) ad aggravare la situazione, come si vede in questa immagine seguente elaborata dall’Istituto Idrografico di Stato di Pescara nel 2001.                                                                                                                                                           
Il limo del fiume trasportato dalla corrente che sbatte contro la diga foranea e si divede in due “ciuffi”: uno verso sud e uno verso  nord, che non lambisce i trabocchi e le secche di sabbia (interrimenti) creati dalla diga:
     
Figura 1: il flusso del fiume Pescara, ancora oggi si comporta così come nel 2001, quando ancora non era stato costruito il braccio di levante della darsena. L’acqua dolce e inquinatissima del fiume Pescara, sbatte contro la diga e trasporta il sedimenti verso sud (quella che sarà poi l’imboccatura di scirocco del porto attualmente utilizzata) e verso nord, andando ad inquinare le acque di balneazione e del fondale per la pesca della vongole.

Sono noti oramai a tutti i divieti di balneazione (spesso nascosti da tutte le Amministrazioni, di centro-destra e di centro-sinistra, che si sono succedute dal 2000 ad oggi al Comune di Pescara, per non danneggiare l’attività dei balneatori e dimenticandosi dei diritti dei cittadini) e i divieti di pesca delle vongole nel novembre 2015 nel tratto toccato dal flusso del fiume e dai sedimenti inquinatissimi da esso depositati. Come si vede nella foto sottostante:


Figura 2: la zona interdetta alla pesca delle vongole nel novembre 2015

In pratica la diga foranea e il braccio di levante hanno creato interrimenti come se fossero un tutt’uno, come si vede nell’immagine seguente:

                          
Figura 3: il "mammellone" degli interrimenti (così lo chiamavano al Provveditorato nel 2012) visibile nella immagine in 3D della figura 1 si dirige esattamente verso il centro dell’arco di colore giallo, formato dalla diga e dal braccio di levante. Vedi la sovrapposizione delle due situazioni nell’immagine successiva:


Figura 4: sovrapposizione delle batimetrie in 3D del 2012 con l'immagine del disegno di A. Spina. L'arco delineato dalla diga e dal braccio di levante (di colore giallo) costituisce un tutt'uno. Verso il suo centro si dirige il flusso degli interrimenti creati da essi, così come avviene per gli interrimenti creati dalle scogliere frangiflutti poste davanti alle spiagge. Il “mammellone” degli interrimenti  (di color sabbia, e sabbia è, non limo del fiume) comincia dalla spiaggia della Madonnina e finisce al centro della darsena. E si comporta come tutti gli interrimenti creati dovunque dalle scogliere frangiflutti poste a protezione delle spiagge in tutto il paese. Vedi immagine successiva:

 
Figura 5: la spiaggia di Sabaudia, protetta dalle scogliere frangi-flutto. Le scogliere frangi-flutto, DOVUNQUE, creano questa forma di interrimenti: che iniziano dalla vecchia linea di battigia e si dirigono verso il centro della scogliera.

  1.  E’ quindi inutile, secondo me, continuare a compiere gli stessi errori del passato, costruendo una diga ancora più grande che creerà interrimenti ancora più estesi. Poiché la diga sarà allungata per circa 300 metri a sud, danneggerà  per prima il Marina  e poi anche il bacino commerciale previsto dal PRP che saranno entrambi sommersi dagli interrimenti.
  2. Ho spiegato già nelle Osservazioni alla deviazione del fiume come sia un’operazione inutile e dannosa, non solo per i proprietari dei trabocchi (ma questa è la mia ultima preoccupazione) ma anche per l’assetto generale del porto che vede compromessi tutti gli assetti attuali (pompe dei carburanti, ormeggio dei pescherecci, bar, ristoranti, negozi di forniture marine, etc…),con enorme dispendio di risorse economiche e distruzione di quella attività che sono anche (forse soprattutto) la principale attrattiva sociale e turistica del porto-canale.
  3. Se il porto-canale viene dragato e tenuto pulito ogni anno, con un dragaggio medio di 30/35.000 mc, come abbiamo previsto nelle Osservazioni alla deviazione del fiume, nemmeno una piena come quella di dicembre 2013 (che poi era simile per portata a quella del 2012) creerà problemi di esondazione. Ma questo dipende da noi (per il clima: El Nino e i cambiamenti climatici, fonte NASA,  leggi qui :
Figura 6: le immagini di paragone del riscaldamento terrestre 1987-2015_fonte NASA


e possiamo migliorarlo; dal Sole (che speriamo non si “arrabbi”, perché la sua forza è molto   più forte anche dei cambiamenti climatici provocati da noi); e dal Buon Dio (che speriamo ce la mandi buona).


  1. Ritenendo valide queste premesse, mi permetto di suggerire all’Amministrazione di NON REALIZZARE LA SCOGLIERA SOFFOLTA PER LA BANCHINA DI NW DEL PRP MA di realizzare, con le stesse risorse economiche, IL NUOVO MOLO NORD, come previsto nella nostra Proposta alternativa e come è specificato nel disegno in figura successiva: tagliando cioè la punta sud della diga per la stessa misura prevista nel bando  cioè per circa 120 metri e spostare quei materiali nel punto della darsena dove la batimetrie aggiornate indicano già la formazione di un cumulo che è esattamente nel punto dove dovrebbe essere il nuovo molo nord da noi previsto.                                                                                                                                                               Quel molo nord che, ripeto, serve a proteggere la darsena dagli interrimenti della diga, che avanzano dalla spiaggia della Madonnina e dal centro della diga, e dagli accumuli portati dalle correnti da nord e nord-ovest.                                                                                 La disposizione del materiale tolto dalla punta della diga dovrebbe essere quella che si vede nel disegno seguente:
Figura 7: lo stato di progetto della scogliera soffolta MODIFICATA da Antonio Spina. Dovrebbero essere tagliati i circa 120 metri della punta sud della diga e con il materiale recuperato creare il nuovo molo nord esattamente nel punto dove sono stati creati gli accumuli dragati dalla darsena, come risulta dalla batimetria dello stato di progetto. A fianco del vecchio faro verde del molo nord, abbiamo previsto una piazzetta per la musica o per le manifestazioni estive (teatro o quant’altro).                                                                                                
La nuova banchina di NW, realizzata facendo rientrare il nuovo molo nord di circa 30 metri, potrà accogliere navi passeggeri di medio tonnellaggio poiché sarà esente da interrimenti e manterrà nel tempo una profondità di  7/8 metri naturalmente. Le sue misure saranno di circa 30 metri di larghezza e di circa 250 metri di lunghezza.                               
Le manovre nella darsena, con l’aiuto del rimorchiatore (altrimenti che ce l’abbiamo a fare ?) e del pilota (bisogna che si adegui, se no se ne può andare) non dovrebbero essere un problema, avendo un’area di evoluzione sufficiente per navi non superiori a 200 metri di lunghezza.                                                                                                                  
La petroliera di Di Properzio potrebbe accostare e scaricare per motivi di sicurezza da una nuova pipe-line allungata, partendo da quella esistente, sia verso l’estremità della banchina del molo nord del nuovo canale di uscita sia verso l’estremità della banchina del molo sud.                                                                                                                                                        
E potrà scaricare in sicurezza su tutti e due i lati, a seconda che ci sia vento da tramontana o da levante-scirocco. Ritengo anche che sia più sicuro farla attraccare dentro il nuovo canale di uscita (largo 130 metri circa e lungo circa 360 metri) piuttosto che nel campo boe al largo per cui ha chiesto l’autorizzazione.                                                                      
Se la petroliera scarica accostando in banchina, le perdite di carburante sempre possibili e reali  andranno al largo. Se scarica nel campo boe le perdite andranno sulle spiagge a nord o a sud , a seconda dei venti che tireranno nel momento. Vedi figura seguente:

Figura 8: il nuovo canale di uscita della nuova imboccatura e la posizione della petroliera , sul molo nord o su quello sud a seconda del vento del momento.
Se la petroliera scaricasse dal campo boe di cui ha chiesto l’autorizzazione, le perdite,  possibili realmente in ogni campo boe, andranno sulle spiagge a sud o a nord (a seconda del vento che tirerà in quel momento). E’ più sicuro, secondo me, che scarichi dentro il porto, nella parte più esterna per sicurezza. In caso di perdite, esse andranno al largo.
                                                                                                                    
Sarebbe comunque più sicuro che la CP autorizzasse la sosta della petroliera non nel quadrante di ingresso al porto ma più a sud o più a nord del quadrante. Quando le imbarcazioni rientrano di notte, le luci della petroliera si confondono con quelle del porto e della città e disturbano la navigazione delle imbarcazioni in rotta verso il porto. Anche se le imbarcazioni hanno tutte oramai il radar è sempre meglio prevedere il caso che il radar non funzioni e ci sia nebbia. Vedi immagine seguente:

Figura 9: la posizione della petroliera, quando è alla fonda prima di avere il permesso di entrare in porto per scaricare i carburanti, deve essere fuori dal quadrante di ingresso in porto: a nord o a sud di esso. Ricordo a tal proposito l’incidente e l’incendio del traghetto e della petroliera ENI-Abruzzo davanti al porto di Livorno, che  stava alla fonda proprio sulla rotta d’ingresso.

Inoltre l’attuale vasca di colmata potrà essere attrezzata a “terrazza per veder le stelle”, (per questo siamo d’accordo con il Governatore D’alfonso) con un parcheggio sotterraneo per i mezzi e i passeggeri che si imbarcano sui traghetti. L’ingresso alla terrazza dovrebbe essere dal Marina, ma anche dal parcheggio sotterraneo riservato ai passeggeri e ai mezzi. A destra della darsena è visibile la prima attaccatura del nuovo bacino profondo del Marina e della sua nuova imboccatura:


Figura 10: particolare della terrazza a veder le stelle da creare sulla vasca di colmata attuale. Sotto di essa potrebbero essere sistemati i parcheggi per i passeggeri dei traghetti. Sui due nuovi moli della nuova imboccatura si possono disporre dei trabocchi per la pesca: sarebbe un ritorno alla tradizione.



    Figura 11: un trabocco per  la pesca.   

                                                                                                                                                                                                            

Si veda il disegno dello stato di progetto a tutta pagina nel foglio successivo:

Figura 11: lo stato di progetto della scogliera soffolta_ MODIFICATO_A. Spina



  1.   Nel  lungo periodo, fra 15/20 anni, con i cambiamenti che ci sono nell’utilizzo delle fonti alternative al posto delle tradizionali fonti fossili (leggi Toyota che ha dichiarato per bocca del suo Presidente – fonte Il Sole24ore-  che nel 2050 produrrà solo auto ad idrogeno, elettriche, ibride, eliminando i motori diesel e a benzina) si presume che il problema dell’attracco della petroliera alle banchine di Pescara sarà sempre meno importante e necessario. E nella programmazione bisogna guardare al lungo periodo, anche.
  2.  Quindi secondo me bisognerebbe NON posizionare la scogliera soffolta in modo che sia propedeutica alla realizzazione della banchina di NW del  PRP,  ma in modo che sia utile alla costruzione del nuovo molo nord della Proposta alternativa.
  3. A questa voglio dare un ulteriore ritocco. Le banchine nord e sud del canale largo (dove ormeggiano i pescherecci) nell’antichità erano una selva di alberi autoctoni, di cui un esemplare ancora resiste (vi è nato spontaneamente) all’inizio della canaletta, dalla base del molo nord. Sulle banchine potrebbero essere  piantumati  questi alberi ad offrire ombra e sollievo d’estate sia ai pescatori sia ai passanti.                                         L’albero è un pioppo bianco (in dialetto viene chiamato “chiappino”) come si vede nella foto successiva:
Figura 12: un albero di "chiappino" (così chiamato in dialetto dai pescatori, che è in termini botanici un pioppo bianco) cresciuto spontaneamente dalla base del molo nord all'inizio della canaletta. E’ questo l’albero tipico della zona della foce del fiume Pescara che nell’antichità ricopriva tutta la zona di Borgo Marina e della Marina di Portanuova, quando vi si insediarono le prime paranze a vela, come si vede nella foto d’epoca sottostante.


Figura 13: La sponda nord della foce del fiume Pescara dove nacque Il Borgo Marina alla fine dell''800. Le prime paranze ormeggiavano sul fiume legando le cime agli alberi di pioppo bianco (in dialetto chiamato “lu chiappine”).

La loro disposizione sulle banchine potrebbe essere questa, come nell’immagine elaborata a mano con il mouse del computer:


Figura 14: la banchina nord dove possono essere ripiantumati i pioppi bianchi e posizionate delle panchine alla loro ombra  a dare sollievo ai pescatori e ai passanti. In verità potrebbe essere data di nuovo la possibilità ai retieri di stendere sulla banchina le reti da riparare. Vedere all’opera i retieri è sempre uno spettacolo piacevole sia per i residenti sia per i turisti. Ed è anche l’occasione per fare con loro quattro chiacchiere, all’ombra dei pioppi (d’estate). 
                                   
Dovrebbe essere vietata la sosta delle auto dei pescatori (tranne quelli che hanno bisogno di scaricare materiali di manutenzione, ma solo per il carico e lo scarico). La sosta a loro riservata dovrebbe essere quella lungo la strada che costeggia il Mercato Ittico, come descritto in altro lavoro: vedi Il Mercato Ittico.



Figura 15: i parcheggi intorno al Mercato Ittico. La zona rossa riservata ai pescatori, la zona gialla solo ai commercianti all'ingrosso che si recano all'asta del Mercato del pesce. Nella zona verde, pare che sia un terreno della CRI, si potrebbe costruire un silos auto per i visitatori del Museo e dei cittadini che vanno al Mercato al minuto del pesce o della Coldiretti.

Figura 16: I comandanti Nisio Gasparroni (in pensione) e Guerino D’antonio (ancora in attività sul suo peschereccio DUCA DI GENOVA) al lavoro di riparazione delle reti. 





                                                                                                                    Antonio Spina

20 Dicembre 2015


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