In risposta alla
lettera dello spedizioniere marittimo Leardi:
PESCARA. Siamo gli operatori portuali del Porto di Pescara e Vi scriviamo per sottoporVi queste immagini che abbiamo scattato in questi giorni aventi per oggetto le banchine abbandonate del Porto di Pescara.
Come potete notare è tutto in stato di abbandono, non c'è più nessuno che vi accede se non qualche pensionato a passeggio con la bicicletta o qualche pescatore armato di canna.
I fondali ormai si sono ridotti talmente che ormeggiano soltanto pescherecci e in determinate condizioni e con carichi parziali una sola Petroliera che rifornisce di combustibile le nostra regione.
Si sta procedendo ad un dragaggio che servirà a zittire qualcuno per pochi giorni e che non otterrà nulla di significativo, soltanto spese per i contribuenti.
Soltanto fino a cinque anni fa era un continuo ingresso di navi,turistiche e commerciali , attività dedite alla pesca, si è anche creata una Direzione Marittima con centinaia di realtà lavorative.
Il Porto di Pescara anche se non lo si vuole ammettere è chiuso da anni, chiunque abbia una esperienza di porti potrebbe constatare che l'operatività è praticamente bloccata. Le attività che insistono sul porto dopo una lunga agonia hanno chiuso i battenti licenziando i dipendenti che in silenzio hanno,lasciato i propri lavori un tempo redditizi. Dai centomila passeggeri l'anno, dai traghetti per la Croazia , dalle navi da Crociera che potevano arrivare in città con le nuove banchine siamo in queste penose condizioni.
Sono passati anni, si sono succedute amministrazioni di tutti i colori politici ma a tutt'oggi non si è risolto nulla.Si continua a litigare fra le parti a ostacolarsi a vicenda affinchè tutto rimanga fermo, immobile, così come tutto in questa città dormiente, che aspetta che arrivi qualcuno o qualcosa dall'alto per potersi mettere all'opera.
Invece di istituire un patto di ferro fra coalizioni politiche,fra operatori, fra interessi forti ,per poter far si che ci sia uno sviluppo concreto indirizzato verso un piano turistico globale di ospitalità, si campicchia fra i litigi vari dei nostri esponenti politici e dei vari membri dei comitati cittadini, senza che ci sia un vero progetto di fondo.
Abbiamo ormai appurato che la ns. città non avendo un tessuto industriale e culturale evoluto ,ha come peculiarità l'ospitalità ,potendo offrire chilometri si spiagge dorate, sole per 5 mesi , verdi colline montagne a meno di 1 ora. Perchè rimanere fermi in questo stato di improvvisazione?
Abbiamo esempi di altre città che si affacciano sull'Adriatico come Ancona e Bari che hanno rivolto i loro sguardi già da tempo sui loro porti e aeroporti come veicolo peculiare per un'offerta turistica che comprende crociere, traghetti trasporti marittimi ed aerei , registrando affluenze di svariati milioni di passeggeri che insistono e usufruiscono dei servizi messi loro a disposizione e non hanno nulla meno di noi. Ci hanno creduto ,hanno avuto la fortuna e la capacità di eleggere amministratori che hanno messo da parte i conflitti fra le parti , remando all'unisono e avendo come unica meta quello di far crescere le città e di poter offrire ai propri cittadini un motivo di arricchimento culturale e materiale.
Da noi avviene tutto ed il contrario di tutto, basti pensare che il Centrodestra che era notoriamente a favore del nuovo PRG portuale e che ha contribuito alla sua redazione ora che è all'opposizione mette i bastoni fra le ruote ai nuovi amministratori …. Questo è quello che ci meritiamo !!!
La cosa che non capiamo è questo assurdo silenzio che avvolge la problematica legata al Porto.
E' stata smantellata una realta' lavorativa che non aveva bisogno di alcun sostegno, costituita da impianti meccanici, maestranze portuali,operatori marittimi, agenzie turistiche, agenzie portuali e marittime e doganali che era ci era invidiata in Adriatico.
In altre località,probabilmente più evolute, si griderebbe allo scandalo , si dimetterebbero i più importanti amministratori, qui a Pescara tutto tace, se provi a chiedere risposte concrete nessuno è disponibile. La risposta è sempre la stessa : bisogna aspettare!!!
Il mondo è cambiato si procede a velocità mostruose. Chi si ferma è perduto,
SVEGLIAMOCI CHE E' GIA' TARDI !!!!!
Gianni Leardi Operatore Portuale
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Questa è la ns. risposta (non ancora pubblicata, per ora, dal quotidiano):
Caro Direttore,
ho letto in ritardo (un amico me l’ha
fatta notare) la lettera di Leardi in cui si lamenta dello stato di abbandono
delle aree portuali destinate al traffico commerciale e passeggeri e della
sospensione dell’iter di approvazione del
PRP da parte del Consiglio Superiore dei LL.PP.
Tutto sommato, si legge, nella sua
lettera da la colpa di tutto ciò… ai comitati
civici che si sono opposti al PRP (nelle Osservazioni fatte ad esso in fase
di VAS e VIA).
Noi però non ci siamo limitati ad opporci al PRP ma, consci dell’esigenza che
il porto ricominci le sue attività, e consapevoli del fatto che i progettisti
che hanno sbagliato tutto 15 e 20 anni fa possano riuscire adesso a risolvere
il problema, abbiamo anche proposto una
Soluzione Alternativa, frutto del lavoro gratuito e appassionato anche di
esperti nazionali di pianificazione portuale oltre che del nostro.
Alla nostra Proposta Alternativa per
l’assetto del porto di Pescara gli
operatori portuali e il pilota del porto ci hanno sempre ribattuto che non si
riescono a trovare le navi adatte a questo tipo di assetto; che il mondo
dei traghetti e delle navi da crociera va verso le maxi-dimensioni (non è vero,
anzi è vero il contrario), etc…; e che quindi COMUNQUE va approvato al più
presto il PRP in discussione presso il Consiglio Superiore dei LL.PP.
Noi abbiamo sempre ribattuto che il
PRP è profondamente male impostato sotto tutti gli aspetti: ingressi in porto
pericolosi sia nella darsena pescherecci, a nord del fiume deviato, sia nel
bacino per le navi, a sud di esso; rischio esondazione inalterato; quantità di
materiali da dragare nei due bacini e nel fiume deviato superiori a quelle
storiche di 50.000 mc del porto-canale e quindi insostenibili; costo totale del
progetto superiore ai 200 milioni e quindi nemmeno finanziariamente accettabile
per le finanze attuali dello Stato; ulteriori costi per lo spostamento delle
attività collaterali (pompe carburanti, circoli velici, negozi, bar, etc…) e
altri ancora leggibili nelle varie Osservazioni mosse in fase di VAS e di VIA.
E abbiamo ulteriormente evidenziato che NON SI POSSONO COSTRUIRE
I PORTI A MISURA DELLE NAVI IN CIRCOLAZIONE perché I PORTI DEVONO ESSERE
AMBIENTALMENTE SOSTENIBILI (e il PRP non lo è), ma SI POSSONO TROVARE LE NAVI ADATTE AL PORTO (come ha fatto la
ditta Di Properzio per il trasporto dei
carburanti necessari alla sua azienda con la nave "Galatea").
Gli operatori portuali,
ultimo in ordine di tempo Leardi con la sua lettera aperta a questo quotidiano,
si sono sempre lamentati dello stop forzato da anni alle loro attività ma,
secondo noi, si lamentano ingiustamente perché essi sono
direttamente responsabili della situazione creatasi per aver sempre sostenuto i
“loro” PRP (più Santori e Ranalli-Di Properzio che Leardi, in verità)
contro tutte le obiezioni e gli “avvisi ai naviganti” mossi da noi durante le
procedure burocratiche, sia quelli contro il vecchio e disastroso PRP sia quelli
contro il nuovo, che lo è altrettanto e
definitivo.
E allora vogliamo, di nuovo, non
polemizzare con gli stessi argomenti ma venire
loro incontro con un ulteriore aggiornamento alla nostra Proposta alternativa,
ribadendo il concetto della GRANDEZZA DELLE NAVI che devono essere A
MISURA DEL PORTO e non viceversa e della possibilità, contrariamente a
quanto da essi asserito, che se ne trovino, e diverse, in circolazione adatte
all’assetto da noi proposto.
Da
una brevissima ricerca da noi fatta negli ultimi giorni, abbiamo trovato in circolazione sui mari un
paio di traghetti che sarebbero giusti per il porto di Pescara soprattutto per
le loro misure:
la nave FLORENCIA (IMO: 9287584, MMSI: 247105900) è una nave passenger/ro-ro, cargo
ship, costruita nel 2004 che naviga attualmente sotto bandiera
ITALIANA, della soc. di nav. GRIMALDI LINES.
La
FLORENCIA ha lunghezza totale di 170m e larghezza massima di 26 m. -
Pescaggio
attuale: 6 mt. (che sono più o
meno le misure della petroliera “Galatea” della ditta Di Properzio che scarica
adesso i carburanti nella darsena una volta alla settimana).
La sua stazza lorda è di 26302 tonnellate.
Qui
sotto si possono trovare ulteriori informazioni tecniche, foto, dati AIS e gli
ultimi 5 porti toccati dalla FLORENCIA individuati dal sistema di controllo
della navigazione AIS:
Figura 1: il traghetto Florencia. |
Ci permettiamo di segnalarlo anche ai nostri amministratori (oltre che ai nostri spedizionieri “dormienti”) come soluzione per il porto di Pescara.
Certamente sarebbe
meglio se fosse piuttosto una nave ro-pax che una nave ro-ro, cioè più per passeggeri che per camion e auto, ma anche le
Compagnie di Navigazione, non solo gli spedizionieri, caro Leardi e cari
Amministratori, hanno bisogno di una programmazione
certa dei territori e dei porti, per fare i loro investimenti e/o modifiche
alle navi.
E
il Comune di Pescara ha già rimediato enormi brutte figure con la SNAV e
l’aliscafo “Pescara Jet”, grazie soprattutto ai vostri “consigli” sbagliati.
Una
nave così potrebbe collegare Pescara con Spalato per tutti i giorni dell’anno
(primavera, estate, autunno, inverno) e
sarebbe forse sempre piena di passeggeri (non solo nel mese di agosto), con
tutte le convenienze per la società armatrice concessionaria della tratta dato
che l’aliscafo era per essa remunerativo solo con il pieno dei passeggeri di
quel mese (l’aliscafo consumava un TIR di nafta ad ogni viaggio).
Un
traghetto più lento e ma più economico nella gestione dei costi del carburante (pur
con l’abbassamento del prezzo attuale del petrolio) non darebbe questo
problema.
E dal punto di vista di un passeggero,
arrivare in Croazia in 6-8 ore anziché nelle 4 dell’aliscafo, non credo che gli
cambierebbe la vacanza (o i tempi di lavoro quando il traghetto dovesse
funzionare anche d’inverno). Da Ancona, il traghetto ci mette comunque più
tempo per arrivare a Spalato che da Pescara.
In
verità, secondo noi, ce ne vorrebbero due (o tre) di queste misure, come
abbiamo anche evidenziato nella relazione scritta della nostra Proposta
alternativa: uno per Spalato, giornaliero; l’altro (gli altri) per Trieste (e
la Mitteleuropa) e per la Grecia (o l’Albania), bisettimanali a giorni alterni.
Motivo per
cui, con una ricerca più approfondita, se ne potrebbero certamente trovare altri
in circolazione e adatti, senza voler andare a quelli
innovativi ibridi della Scandlines, di cui abbiamo parlato nelle
Osservazioni.
Quindi le navi adatte al porto di
Pescara, come da noi proposto, si trovano, e come, in circolazione.
Sarebbe però
buona cosa che i nostri amministratori (e i nostri operatori portuali) si
decidessero sull’assetto da dare al porto di Pescara, convincendosi che la
nostra Proposta alternativa si potrebbe
costruire con 1 anno di lavori, e
con 20 milioni di costo (cifra
già stanziata dal precedente Governatore Gianni Chiodi per il porto di Pescara)
e che secondo noi non ha i grossi difetti del PRP (che costerebbe oltretutto oltre 200 milioni e avrebbe bisogno di
diversi anni di lavori).
I collegamenti fissi con Spalato, e con Trieste e la Grecia, così potrebbero essere pronti già nel 2018.
Ricordiamo qui
di nuovo il disegno della nostra Proposta, ulteriormente ridefinita con le
misure più precise delle opere da realizzare:
Figura 3: le misure definitive della Proposta alternativa. Entrambi i due moli nuovi (quelli in rosso) DEVONO ESSERE COSTRUITI SU PALAFITTE, di cui la parte oltre la diga senza scogliere esterne di protezione per lasciare passare le correnti litoranee (ipotesi da verificare in sede di ultimazione della Proposta). La nuova banchina di NW può rientrare di più di 30 metri, come era previsto all'inizio, e quindi rientrare anche di 60-70 metri, per dare un maggior diametro all’area di evoluzione dei traghetti. Nel disegno, il cerchio e l’ovale in colore verde sono le aree di evoluzione delle navi. Le lunghezze delle navi nel disegno sono in proporzione alle misure delle opere portuali. Nel riquadro la statistica del moto ondoso ventennale prevalente della BON, Boa Ondametrica Nazionale, di Ortona. Anche il Marina di Pescara dovrebbe essere modificato all’imboccatura, per i noti problemi di interrimento e difficoltà di ingresso con le traversie locali. A sinistra del nuovo molo nord c’è la spiaggia già delineata sotto il pelo dell’acqua. |
E ribadiamo che:
Le tre banchine fisse nella darsena (quella di riva, di 180-200 metri; quella
di levante, di 160 metri; quella di NW, di 250 metri) e quella estiva sul nuovo
canale di uscita (di 400 metri, profonda dai 8 metri ai 12 metri, per navi da
crociera di media grandezza), assicurerebbero gli attracchi necessari per i
traghetti su descritti.
La nuova vasca di colmata (per i 30.000 mc annui da dragare nel
porto-canale, anche meno di quelli storici di 50.000 mc del porto-canale) può
essere ricavata nell’angolo fra la parte restante della diga (dopo aver
tagliato i 100 metri della punta sud che insistono sulla nuova imboccatura,
larga circa 130 mt) e il nuovo molo nord.
E vi può essere anche installato un laboratorio fisso per la lavorazione
dei fanghi da smaltire annualmente e per le analisi delle acque del fiume (ci
potrebbero lavorare i pescatori in disarmo). E la vecchia vasca di colmata
della banchina di levante potrebbe essere dedicata alle strutture per i
passeggeri dopo aver venduto all’asta quei fanghi che sono di proprietà della
Stato.
La petroliera potrebbe attraccare nel nuovo canale di
imbocco, lontano dalle banchine della darsena, invece che nel campo boe al
largo del porto per cui la ditta Di Properzio ha chiesto l’autorizzazione e la
VIA (pericoloso per via delle perdite, sempre possibili durante le operazioni
di scarico dei carburanti, che andrebbero a finire sulle spiagge sottovento,
sia a nord che a sud).
Contemporaneamente si risolverebbe anche
il problema delle acque di balneazione
delle spiagge a nord e a sud del porto, di cui tanto si parla negli ultimi
giorni poiché è evidente che le acque del fiume sarebbero spinte a sfociare al
largo, lontano dalle acque di balneazione delle spiagge (siamo contrari ai
pannelli galleggianti proposti dallo studio Catani e dalla Confcommercio,
perché sarebbe un altro spreco di soldi pubblici per una soluzione provvisoria
e non efficace – qui non mi dilungo sulle nostre motivazioni -).
E’ chiaro però che il fiume Pescara va
bonificato lo stesso, se non altro per non continuare a pagare le multe
milionarie che stiamo già pagando alla UE, oltre che per non inquinare le
risorse ittiche più al largo, entro le 3 miglia (a tale distanza arriva il
“fungo” del flusso d’acqua dolce del fiume), dopo aver inquinato quelle sotto
costa (vedi i recenti divieti di pesca alle vongole).
E per la salvaguardia
della salute dei cittadini che la bevono o mangiano i prodotti irrigati con le
sue acque, come è evidente dopo le ultime analisi ARTA.
Se i nostri amministratori si
decidessero, questo
assetto risolverebbe il legittimo problema di Leardi e dei suoi colleghi, e
dell’intera comunità, soprattutto dopo che nelle
ultime Osservazioni ai lavori per l’apertura del varco nella diga, abbiamo
spiegato come un’altra
apertura di sfogo (fig. 7 quinta delle stesse), in caso di piena
straordinaria, può essere realizzata all’inizio della canaletta, sotto la nuova
banchina della Madonnina.
E assicurare così ulteriormente il porto-canale dal rischio esondazione per cui,
comunque, riteniamo sufficiente il mantenimento dei fondali a – 4 metri con il
dragaggio costante annuale (come si è visto dopo la piena dei primi di dicembre
2013).
Ci sono in
discussione nelle ultime settimane anche le
vasche di espansione artificiali nei territori lungo il fiume del Comune di
Cepagatti, a monte dell’ultima diga idroelettrica di Villanova, e i coltivatori
interessati si oppongono alla soluzione di destinare aree ben coltivate a tale
scopo: asseriscono che non dovrebbero essere penalizzati proprio loro che sono
stati virtuosi nel non antropizzare le sponde del fiume, come hanno fatto altri
Comuni. C’è del vero in quello che dicono.
Però le vasche di espansione
sarebbero un’ulteriore valvola di sicurezza in caso di piena eccezionale e i loro
proprietari dovrebbero essere risarciti in caso di loro uso.
Noi riteniamo però che la semplice pulizia dei
fondali del porto-canale a -4 di profondità ANCHE NEL SUO TRATTO INIZIALE DAL
CIRCOLO CANOTTIERI AL PONTE RISORGIMENTO, e l’ulteriore canale
di sfogo sotto la nuova banchina della Madonnina siano sufficienti allo
scivolamento senza danni di una piena, come e più che nel 2013.
Infatti fu
proprio nel tratto davanti al Circolo Canottieri, che non è stato mai dragato
dalla costruzione del porto-canale (!), che il fiume esondò in quell’occasione.
Ed esondò solo là e non nel canale e nella canaletta che erano stati dragati
a -4 metri proprio nella stagione
precedente dal Provveditore di allora, ing. Carlea.
E’ meglio tenere
pulito tutto il porto-canale, anche per i costi dell’Amministrazione, piuttosto che espropriare quei terreni ben
coltivati ai coltivatori di Cepagatti. E’ sarebbe meglio anche per
l’ambiente, a cui non verrebbero sottratte aree ben coltivate.
La soluzione
della apertura del canale di sfogo sotto la nuova banchina della Madonnina,
sarebbe una ulteriore valvola di sicurezza, che pure non c’era nel dicembre 2013, quando non ce ne è stato bisogno, perchè la piena è scivolata tranquillamente in mare:
Per concludere,
l’occasione di costruire l’assetto portuale come nella Proposta alternativa
potrebbe essere ghiotta per ritoccare
anche l’imboccatura
del Marina di Pescara, che ne ha assolutamente bisogno, come andiamo
ripetendo da tempo e come ben sanno tutti i proprietari degli yacht ormeggiati
fra le sue banchine.
Il problema
dell’imboccatura e del nuovo bacino esterno più profondo (- 6,5/- 7 metri)
darebbe anche la possibilità di entrare e fermarsi al Marina di Pescara a
quegli yacht di grosse dimensioni (e dalla chiglia profonda) che adesso
devono per forza saltare la tappa di Pescara nel loro spostamento verso
l’Adriatico del sud e la Grecia (e viceversa):
Cordiali saluti,
Antonio Spina
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20/03/2016 (agg.to 15/10/2016)
20/03/2016 (agg.to 15/10/2016)
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