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venerdì 15 aprile 2016

Perchè il PRP, Piano Regolatore Portuale, è morto.


Nei giorni scorsi ho fatto una passeggiata sul molo nord del porto-canale.
Ed ho visto che gli otto trabocchi sono stati tutti restaurati o i lavori di ripristino sono attualmente in corso d'opera (il nono, quello vicino al faro verde, ha una grossa gru in posizione di lavoro ed ho saputo che è stato di recente dato in concessione dalla CP).

Ve li mostro tutti e nove come in una passeggiata virtuale sul molo nord:

L'albero di pioppo bianco (chiappino) nato spontaneamente dalla base del molo nord, all'inizio della canaletta, con le prime foglioline primaverili.

Il primo trabocco della società di salvamento (Riccardo Padovano).

Parte del secondo trabocco, in primo piano, e il terzo, di colore bianco e celeste, restaurati da poco.


Parte del terzo trabocco, in primo piano, e il quarto.

Il quinto trabocco e a seguire sullo sfondo gli altri.

Il sesto trabocco.

Il settimo trabocco, in primo piano, l'unico rimasto in concessione ad una vecchia famiglia di pescatori e commercianti di pesce di Borgo Marina.

L'ottavo trabocco.

Il nono trabocco, l'ultimo, vicino al faro verde, in ricostruzione.
Una panoramica al contrario del molo nord, visto dal faro verde.

Una vista panoramica di Pescara nord e Colle Marino (Colle del Telegrafo). Sotto il pelo dell'acqua è visibile la secca che arriva già fino alla punta nord della diga, con un arco di linea di battigia già delineato e che verrà fuori completamente quando si costruirà il prolungamento del molo nord.

Questo significa una sola cosa, per me: che il PRP è morto...
... altrimenti la Capitaneria di Porto non li avrebbe "dati in concessione" di nuovo o dato il permesso di restaurarli, dato che i trabocchi dovrebbero essere tutti abbattuti per la deviazione del fiume prevista dal PRP.

E quindi i concessionari devono essere stati in qualche modo rassicurati sul fatto che le spese a cui andranno incontro non andranno perse, essendo notevoli, come in questo ultimo caso, per ricostruirlo, o a cui sono già andati incontro gli altri per restaurarli, .

Quindi la deviazione del fiume non si farà più, e se non si devierà più il fiume non si darà mai più corso al PRP.

L'Amministrazione questo aspetto lo conosce benissimo, nonostante che il vice-sindaco Del Vecchio si affanni a dire al TGR che il Comune ha nominato un tecnico che provveda ad inviare al Consiglio Superiore dei LL.PP. la relazione integrativa da esso richiesta (lo abbiamo fatto noi per contestare quella del DHI).


Il PRP, Piano regolatore Portuale del 2006, per cui il Consiglio superiore dei LL.PP. aveva chiesto ulteriori verifiche. In colore marrone le strutture attuali; in colore grigio quelle da costruire.


Questo significa che il Consiglio Superiore dei LL.PP. non lo approverà più, tali e tanti sono i suoi difetti, oramai da noi spiegati a tutti in ogni modo anche nei documenti ufficiali della VAS e della VA oltre che in quelli inviati allo stesso Consiglio e al Ministro Del Rio.

Speriamo solo che adesso, dopo che il Provveditorato avrà venduto all'asta i fanghi di proprietà dello Stato depositati sulla banchina di levante in occasione del dragaggio del 2012/13 che il Direttore Marittimo, Enrico Moretti ha giustamente sollecitato, metta mano alla realizzazione delle nuove strutture portuali dandogli l'assetto che abbiamo descritto nella nostra Proposta Alternativa, già abbondantemente valutata in generale (manca solo il disegno dei particolari e il computo metrico).



Il disegno definitivo della Proposta alternativa. E' ancora visibile, nella nuova imboccatura, lo spezzone di cento metri circa della punta sud della diga foranea che va ritagliato. La petroliera può attraccare verso l'estremità di essa, per motivi di sicurezza, semplicemente allungando l'attuale pipe-line dalla banchina di riva.

Di essa abbiamo specificato gli ultimi aggiornamenti nelle Osservazioni fatte alla V.A. per il taglio della diga foranea, per la creazione della scogliera soffolta e nella lettera all'operatore portuale Leardi: in questa ultima abbiamo riferito che ci sono già in circolazione navi adatte come misure alla Proposta  (per esempio la Florencia della Grimaldi Lines, che attualmente fa la spola tra Napoli e Catania), che "loro" ci hanno sempre rimproverato che non ce ne fossero.



Il traghetto ro-pax FLORENCIA della Grimaldi Lines, che copre attualmente la tratta fra Napoli e Catania. 

Nelle ultime Osservazioni di VA è specificato anche come risolvere il problema dell'imboccatura del Marina, e del suo nuovo bacino esterno più profondo, di cui ha assolutamente bisogno, oltre che della soluzione per il piazzale della darsena una volta che sarà stato liberato dai fanghi oramai decantati del  dragaggio 2012-2013 colà depositati. 

L'occasione è ghiotta per definire anche il suo assetto, insieme a quello del porto commerciale, che, alla luce delle misure del traghetto Florencia, andrerebbero riviste così come nell'immagine seguente (nonostante che in un primo momento l'arch. Polacco fosse stato del parere che non c'è bisogno di arretrare la banchina di levante) per avere due banchine, quella di riva e quella di levante, entrambe di 220 metri:


La nuova imboccatura e il nuovo bacino profondo esterno al Marina, che permetterebbe l'ingresso o la sosta anche a yacht di grosse dimensioni e chiglia profonda. Chiudendo la vecchia imboccatura con un nuovo molo sud si creerebbe una spiaggetta per l'attività delle derive del Club nautico e del circolo velico La Scuffia. L'accesso ad essa avverrebbe tramite un varco nel nuovo molo sud.


Quindi oramai non è più tempo di perderne ulteriormente, perchè il porto ha bisogno di ripartire anche con il traffico passeggeri (in questo ha ragione Leardi) e perchè comunque la stagione balneare, dopo gli scandali sull'inquinamento delle acque e i continui e giornalieri rinvenimenti di ulteriori scarichi abusivi, è persa e a nulla serviranno le panne galleggianti per deviare il flusso di acqua inquinatissima del fiume.

Per questo motivo riteniamo che i 400.000 euro che la Regione Abruzzo si apprestava a spendere per mettere una pezza alla stagione balneare per deviare le acque inquinatissime del fiume Pescara a mezzo delle panne galleggianti, si potrebbero meglio spendere per redigere subito il computo metrico e gli esecutivi della nostra Proposta alternativa e far partire al più presto i lavori di costruzione del nuovo molo nord (esso sì che risolverebbe definitivamente il problema dell'inquinamento delle acque di balneazione delle spiagge a nord !).
E meno male che la Capitaneria di Porto ha giustamente bocciato questo progetto estemporaneo anche in virtù delle ulteriori considerazioni fatte dall'attuale presidente dell'Associazione Armatori, Mimmo Grosso, circa i disagi e pericoli per la navigazione nell'avamporto:




La Regione, o la nuova Autorità Portuale riunita con le Marche (e non con Civitavecchia da cui ci dividono se non altro le montagne !), ha già le risorse finanziarie per realizzare la la nostra Proposta: quei 20 milioni stanziati dal precedente Governatore (ammesso e non concesso che si possa spenderli per le note questioni dei vincoli europei e italiani). 
Tanti ce ne vogliono, euro più euro meno, per realizzarla, in un anno di tempo.
Noi riteniamo che il Governatore D'alfonso abbia tutte le capacità di farsi rispettare anche in quel di Ancona, dove riteniamo sia più probabile che risieda l'Autorità Portuale Abruzzo-Marche, senza che si preoccupi, come è apparso sulla stampa locale, del problema della concorrenza fra le due regioni che penalizzerebbe la nostra.

Di questi tempi, la Regione dovrebbe porre molta attenzione anche a quei 400.000 euro e perciò riteniamo che faccia la miglior cosa emanando immediatamente un bando pubblico per la redazione degli esecutivi della Proposta, invece di destinarli ai balneatori, che ne hanno avuto a sufficienza di favori in passato (senza per questo voler dare l'impressione che siamo contro di essi, che pure forniscono un servizio a chi lo desidera; i quali però hanno senza dubbio la colpa di averci abbandonato 16 anni fa quando già denunciavamo insieme l'inquinamento delle acque di balneazione ed allora si ritirarono silenziosamente per dedicarsi soltanto ai loro affari, e preoccupandosi solo di affittare gli ombrelloni piuttosto che di offrire ai loro clienti anche le acque balneabili e salate. E' vero Luciano Papa ?). 

Adesso è il momento che "abbozzino", anzi è il momento che aprano una volta per tutte la vista sul mare dalla riviera, eliminando tutte le opere annesse e connesse intorno agli stabilimenti a loro dati in concessione dallo Stato e dalla Regione (tutto il contrario della possibilità di aumentare le volumetrie, secondo il nuovo Piano Spiaggia).

Fra di loro abbiamo molti amici che la pensano come noi, ma purtroppo hanno il difetto di lasciar andare avanti sempre i loro "soliti noti" rappresentanti sindacali.
Che, ripeto, se 16 anni fa non ci avessero abbandonato, adesso anche il loro problema, oltre che quello del porto, sarebbe risolto.

D'altronde non crediamo che il Ministro del Rio avrà risorse da destinare al nostro porto, obbiettivamente secondario su scala nazionale (checchè ne dica qualcuno rifacendosi alla storia del passato) dovendo risolvere con il nuovo Piano dei Porti da lui redatto, e pronto per l'approvazione in Parlamento, i problemi di quelli di interesse nazionale per i quali le risorse a sua disposizione sono già scarse.

Quei 20 milioni, ammesso e non concesso che la Regione li possa spendere nella fase attuale, sarebbero sufficienti per farlo ripartire (ma questo è un problema dell'Amministrazione attuale, di cui non conosciamo gli impegni di bilancio, o della nuova Autorità Portuale con le Marche, con i relativi vincoli di spesa che possa avere).

Sarebbe un piccolo ma efficientissimo porto che può solo risalire nella graduatoria dei porti nazionali se sarà ben gestito e saranno ben organizzate le sue attività e in modo trasparente. Come ? Offrendo servizi gratuiti di banchinaggio alle società di navigazione che volessero, in regime di libera concorrenza come dettano le norme europee, assumersi completamente la responsabilità economica della gestione delle tratte.

Se il banchinaggio ha un costo per la città, il ritorno in termini di sviluppo e fatturato di tutte le attività cittadine (ristoranti, alberghi, commercio, etc...) sarà sicuramente superiore al costo di quel servizio.
Purchè tutte le attività poi paghino tutte le tasse che devono, locali e nazionali.

(A tal proposito si potrebbe, in accordo con l'Agenzia delle Entrate e con il Governo, perlomeno nella fase iniziale di rilancio del porto, permettere ai passeggeri in transito di scaricare dalla propria dichiarazione dei redditi tutte le spese fatturate una settimana prima e una settimana dopo dalla data del biglietto-passeggeri emesso dalle agenzie marittime e allegate ad esso. 
Come succede nel sistema fiscale USA, basato sul contrasto di interesse - dove chi evade va in galera -. 
Sarebbero gli stessi passeggeri a farsi carico della corretta emissione della fattura, facendosela rilasciare dal ristorante, o dall'albergo, o dal negozio dove hanno fatto acquisti, o dal taxi, o dal mezzo di trasporto, etc..., senza che intervenga la GDF, che dovrebbe solo controllare che non ci siano delle fatture false (che è l'operazione più facile da fare per essa invece di correre dietro ai soldi contanti). 
Le tasse, locali e nazionali, le pagherebbero i fornitori di ultima istanza.
Così il Porto di Pescara diventerebbe una specie di PORTO FRANCO, avvantaggiando così tutta l'economia cittadina, che in sostanza si farebbe carico delle spese di banchinaggio).

Per cui già nel 2018 potrebbero essere attive le tratte con Spalato, giornaliera, e con Trieste e la Grecia (o l'Albania), bisettimanali, come specificato nella lettera a Leardi, con due traghetti delle misure del Florencia. 
E ci sarebbe disponibile la banchina più lunga di NW, sul nuovo molo nord, per eventuali navi passeggeri di piccola/media grandezza: infatti essa è lunga circa 250 metri e avrebbe una profondità costante di -6,5/7 metri (quella naturale, una volta che sia impedito alla diga di spingervi dentro gli interrimenti).
Inoltre sarebbero disponibili le banchine del nuovo canale di accesso, lungo e profondo a sufficienza per far attraccare d'estate anche qualche nave di media-grande stazza (è lungo 700 metri e largo 130, profondo dagli 8 metri ai 12 dell'imboccatura vera e propria), se non c'è la petroliera.

A questo punto è necessaria una riflessione: continuare a condizionare ancora le attività portuali alla presenza della petroliera non ci sembra buona cosa, visto che, alla luce di quanto sta avvenendo nel mondo del petrolio, nei prossimi anni ci sarà sempre MENO BISOGNO e NON PIU' BISOGNO di esso.

Se la Fondazione Rockfeller, come ci racconta la D'orsogna nel suo blog, ha deciso nei mesi scorsi di spostare i suoi investimenti nel campo dell'energia dalle fonti fossili a quelle alternative, sia per motivi di opportunità economica sia per motivi di opportunità sociale, si desume che nei prossimi decenni (anni ?) la petroliera della ditta Di Properzio avrà sempre meno bisogno di attraccare nel porto di Pescara: probabilmente passerà da uno scarico alla settimana (che già non crea problemi di gestione, solo che si spostasse lontano dalla darsena verso la fine della nuova imboccatura della Proposta) a uno ogni quindici giorni, e poi uno al mese, e poi forse ancora più di rado.

E' ancora il caso che i nostri Amministratori condizionino le sorti del porto a quelle delle fonti fossili e delle attività di Abruzzo Costiero (Di Properzio), di cui in tutto il mondo occidentale sviluppato c'è sempre meno bisogno (Danimarca, Svezia, Norvegia, Germania, gli stessi USA, etc...) ?

Per questo motivo andremo a votare convinti SI (AL MARE PULITO E ALLA SALVAGUARDIA DELLA  PESCA) nel prossimo referendum del 17 aprile e quindi dicendo di no alla proroga delle concessioni alle trivelle già esistenti in Adriatico entro le 12 miglia dalla costa (leggi quì). 



E, detto fra di noi caro Sabatino, non conviene anche alla Fondazione Di Properzio muoversi in futuro come la Fondazione Rockfeller ?

Il TG3 nei giorni scorsi ha realizzato un servizio a tutto favore del Governo-petroliere da quel di Ravenna, dove ha mostrato le apprensioni degli operatori di quel porto (Porto Corsini) che temono di dover  incominciare a diminuire l'attività che gira intorno alle piattaforme, dopo tanti anni di intensi lavori e produttività (si sono perfino "attaccati", nel servizio del TG3, al mercato delle cozze che nascono sui piloni delle piattaforme, che chissà quanto sono buone !?...).
Dimenticandosi, il TG3, di mettere in luce invece i gravi danni di sismicità indotta dall'estrazione del gas (lì si estrae soprattutto gas) che ha sicuramente avuto un'influenza sul terremoto in Emilia-Romagna degli anni scorsi, come era già avvenuto in Olanda e in altri luoghi immuni da sismicità naturale: si leggano soltanto questi due articoli (Olanda) (Emilia).

Secondo noi, così come tanti anni fa le imprese romagnole ed emiliane si sono convertite al petrolio e al gas, adesso possono riconvertirsi verso le fonti alternative: lavoreranno lo stesso, e anche di più, e salvaguarderanno il loro ambiente (e il nostro) e creeranno sicuramente più posti di lavoro di quelli che l'attività di estrazione di fonti fossili produce, checchè se ne dica.
Soltanto nell'anno scorso il settore del petrolio ha perso nel mondo più di 100.000 posti di lavoro !

L'urgenza di iniziare la realizzazione della Proposta, alternativa al defunto PRP, è oltretutto dettata non solo dal bisogno di far ripartire il traffico passeggeri del porto, che è l'unico sbocco che ha per le sue caratteristiche e che ha la ns. città per recuperare produttività, ma di salvaguardare definitivamente, e non con dei palliativi come le panne, le spiagge dal flusso inquinato del fiume Pescara, problema che negli ultimi mesi e settimane è esploso in tutta la sua drammaticità ( leggi qui e qui).

Ripeto che non riteniamo che le panne mobili galleggianti, di cui si è fatto un gran parlare negli ultimi tempi e che per fortuna la CP ha stoppato (ma non si sa mai !...), possano risolvere il problema: sposterebbero solo l'inquinamento verso gli stabilimenti balneari più a nord, ammesso e non concesso che salvaguardino anche quelli più vicini al porto, come abbiamo già spiegato nell'articolo di cui sopra.

E' chiaro che una volta costruito il nuovo molo nord e indirizzate le acque del fiume verso il largo, bisognerà procedere con sollecitudine anche al suo disinquinamento se non altro per non continuare a pagare le multe milionarie alla UE per la qualità delle sue acque classificata da essa SCARSA (la peggiore fra le quattro possibili).

Quanto all'area dell'ex-COFA, adiacente a sud del porto, abbiamo già espresso la nostra idea:
leggi quì.
Se i titolari di "Pescaraporto" (e l'Amministrazione) la ritengono valida ne saremmo felici: perchè risolve in bellezza le loro stesse istanze, le eventuali esigenze di servizi al porto, e quelle degli ambientalisti che giustamente reclamano che l'area sia a verde pubblico, come l'oasi naturale delle dune della Madonnina (perchè sono state eliminate le recinzioni di protezione e i cartelli messi dal WWF a descrizione delle specie ornitologiche che vi si annidano e riproducono ?).

Guardando sulla sinistra, dal Ponte del Mare, ci sono i circoli velici sistemati sulla cosìdetta spiaggia della Madonnina. Secondo noi i circoli velici però avrebbero bisogno di un pontile in legno su cui carrellare le derive fino all'acqua più profonda, dove poterle alare in acqua più agevolmente e dove poter manovrare, perchè fino a quel punto l'acqua di riva è troppo bassa e non agevola il compito dei velisti.



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A questo punto mi sembra di aver detto tutto quello che dovevamo su questa storia, che va avanti da 16 anni.
Di cui a me personalmente rimane solo l'amaro in bocca, nella mente, nel cuore e nello stomaco, di non avere più al mio fianco il mio caro figliolo secondogenito Filippo, morto l'8 agosto del 2014, per un omicidio stradale.




Per questo motivo, visto che abbiamo regalato la Proposta al Ministero delle Infrastrutture, mi permetto di fare all'Amministrazione una sola richiesta: che, se sarà realizzata, essa si chiami Porto Filippo

Così come esiste Porto Corsini a Ravenna, mi piacerebbe ricordare il mio figliolo se al Porto di Pescara venisse dato il nome di Porto Filippo.
Questo solo chiedo all'Amministrazione, per me.

Capisco che i miei amici pescatori avrebbero il diritto di avanzare la richiesta di dare il nome di qualche loro parente al porto in ricordo della loro memoria (che pure ce ne sono di meritevoli).
Ma credo di non fare torto a nessuno avanzando la mia richiesta perchè più di ogni altro credo di aver profuso il mio impegno per la sua soluzione.

Se poi non sarà possibile, me ne farò una ragione.


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